FECONDAZIONE E COSTITUZIONE

Il Tribunale di Firenze (1) ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma della legge 40 con la quale si vieta la fecondazione eterologa, cioè quella effettuata con ovuli o seme donati da persone diverse dai coniugi. Già tempo fa la Corte Costituzionale ha annullato l’obbligo – stabilito dalla stessa legge – di produzione di tre soli embrioni in ogni ciclo di fecondazione e del loro impianto contestuale. Oggi, mentre da un lato il ministro Fazio difende la legge e il Parlamento che l’ha votata, e il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella dice che si vuole “tornare al Far West” (le cui tecniche d’inseminazione artificiale, vista la competenza dei cow boy, non erano in linea con la bioetica) l’intervento della Consulta è invocato dal magistrato secondo il quale la legge è affetta da “manifesta irragionevolezza”. Abbiamo deputati e senatori quanto meno in maggioranza manifestamente irragionevoli.
La persona più qualificata per difendere una tesi è probabilmente quella che lo fa contro i propri interessi o almeno contro le proprie convinzioni. Per dimostrare che, per una volta, quella persona sono io, sono costretto a parlare in prima persona. Personalmente sono un miscredente e un fanatico della libertà della scienza. Per me il concetto di bioetica è una stupidaggine. Nessuna tecnica scientifica può essere immorale: immorale può essere solo l’uso che se ne può fare. Un tossicologo è un esperto in veleni, non un avvelenatore. Per gli stessi motivi, non considero la vita “sacra”: la considero un legittimo diritto di ognuno e per questo, dal momento che si tratta di un diritto e non di un dovere, ognuno può farne quello che vuole: suicidarsi, scrivere un testamento biologico, richiedere l’eutanasia, ecc. Credo si sia capito che tipo di briccone io sia.
Anche per me, con la legge 40 abbiamo avuto una norma che risponde, più che a criteri scientifici o giuridici, a convinzioni su base religiosa. O, come vorrebbero alcuni, “etica”. Anche se costoro danno a questo aggettivo un significato che poi impongono agli altri per via legislativa. Ma è una legge votata da una maggioranza di parlamentari e in democrazia si obbedisce anche alle leggi che personalmente si disapprovano.
Non tutti però si rassegnano. C’è chi spera di vincere comunque, anche contro il Parlamento, e invoca l’incostituzionalità. Già in passato del resto la Consulta si è comportata come un potere capace di ribaltare le decisioni del Parlamento (chi ha dimenticato i due “lodi Alfano”?) e dunque chi reputa di essere dello stesso parere di quei quindici supremi magistrati può sperare di riuscire a prevalere sulla volontà dell’intero popolo italiano espressa dal suo Parlamento. Anche chi è totalmente contrario alla legge 40 non può che essere allarmato. Malgrado tutti i suoi difetti, non esiste un regime migliore della democrazia. Se un Parlamento sbaglia, nessuno ha il diritto di correggerlo, proprio perché il sovrano è il popolo, che esprime la sua volontà, se pure per via mediata, in quella sede. Diversamente forse si è cambiato regime. Forse si è in una democrazia octroyée, sottoposta all’ulteriore e supremo controllo dell’autorità religiosa, come nelle teocrazie, o dei militari, come fino a qualche tempo fa in Turchia. Se in Italia siamo a questo, non c’è da esserne lieti.
Ecco il punto. Per quanto riguarda il lodo Alfano si trattava di materia precisamente giuridica e si può capire (anche se non condividere) l’intervento contraddittorio della Consulta. Ma qui è facile porre una semplice domanda: in quale articolo mai la Costituzione si occupa di fecondazione artificiale? È evidente che per intervenire in simile materia la Corte Costituzionale deve appoggiarsi a concetti vaghi come il diritto alla vita, la libertà d’opinione, l’uguaglianza dei cittadini, ecc. Principi questi che, indiscutibili quando rimangono astratti, divengono opinabili nella loro applicazione concreta. E proprio della loro applicazione concreta si occupa il Parlamento. Quando la Corte Costituzionale interviene in una materia non precisamente stabilita dalla Carta, e dunque opinabile, e dunque di competenza del Parlamento, commette un atto anticostituzionale. Purtroppo non c’è una Corte Costituzionale d’appello, per correggere le decisioni anticostituzionali della Consulta e c’è solo da ripetere la tesi sostenuta in un precedente articolo: forse questo organo non dovrebbe esistere, dal momento che le sue eventuali prevaricazioni non sono sottoposte a nessuna sanzione.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
7 ottobre 2010
(1)http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_06/fecondazione-legge-corte-costituzionale_f607ed7c-d126-11df-b040-00144f02aabc_print.html

FECONDAZIONE E COSTITUZIONEultima modifica: 2010-10-07T10:47:00+02:00da gianni.pardo
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