VENDOLA PRO BERLUSCONI

Se l’interesse della propria fazione politica facesse aggio sull’interesse del Paese, a destra bisognerebbe essere felici dei successi di Nichi Vendola e di chi lo sostiene. Infatti la sinistra utopista, massimalista, antiborghese è destinata a perdere. O, se vincesse, a rendersi insopportabile.
I militanti hanno tendenza ad applaudire con particolare entusiasmo i leader che più risolutamente rappresentano i loro desideri e i loro ideali. Purtroppo le elezioni non si vincono in questo modo. Gli esempi forniti dalla storia sono innumerevoli.
Vendola è dichiaratamente omosessuale e per una persona moderna e ragionevole questa è una caratteristica assolutamente senza importanza. Ma tutto l’elettorato è moderno e ragionevole?
Il comunismo ha avuto come base teorica il “materialismo storico”, cioè la negazione di ogni spiritualità. La negazione di Dio. Prova ne sia che Pio XII arrivò a scomunicare i comunisti in quanto tali. Ma il Pci era un partito serio e pragmatico e fece di tutto per farlo dimenticare. Sapeva che l’elettorato si sentiva cristiano e dunque sapeva anche che non era il caso di provocargli delle crisi di coscienza. Riuscì dunque a mettere una tale sordina alla teoria atea da far dimenticare il materialismo storico e da far nascere l’ossimoro del “cattocomunista”. I leader comunisti erano divenuti dei devoti? Nient’affatto. Avevano solo capito che in Italia non si vince andando contro le convinzioni del popolo.
Per quanto riguarda l’omosessualità, è vero che nessuno osa condannarla con parole di fuoco, come ancora si faceva mezzo secolo fa, ma chiediamoci sinceramente quanta gente apprenderebbe senza il minimo turbamento che il proprio figlio è omosessuale. Un conto sono gli atteggiamenti pubblici, un altro le convinzioni segrete. E – non lo si dimentichi – si vota nel segreto di una cabina.
Come se non bastasse, Vendola porta un orecchino, simbolo di provocazione antiborghese, esprime teorie di punta in materie che urtano la Chiesa e sembra faccia di tutto per incantare gli estremisti, gli affamati di speranze tanto sfolgoranti quanto vaghe, per non dire vacue. Il risultato sarà  sempre che questi lo preferiranno a leader sbiaditi e per così dire “compromessi” come Pierluigi Bersani o, prima di lui, Romano Prodi. Solo che il professore, cattolico e borghese, un boiardo di stato con l’aspetto di un parroco, contro Berlusconi una volta ha vinto e una volta ha pareggiato. Quante possibilità avrebbe Vendola di fare altrettanto?
Per tutte queste ragioni chiunque sia a favore del centro-destra dovrebbe essere contento dei successi del fantasioso Nichi. Ma in una democrazia compiuta l’alternanza non solo è naturale, è anche desiderabile. Per questo è sempre da sperare che non solo la maggioranza sappia governare, ma che la minoranza sia pronta e preparata a farlo a sua volta. Quando invece essa si avvita su se stessa e diviene incredibile, le paure sono due, come detto: che non vinca mai o che la sua eventuale vittoria si trasformi in una catastrofe foriera di molte altre sconfitte. Un po’ come è avvenuto con l’ultimo governo Prodi, malgrado gli straordinari sforzi del professore.
L’elettorato di sinistra non capisce che, se la sua parte politica ha un futuro, è seguendo un leader moderato che, piuttosto che lasciarsi suggestionare da poeti del progressismo come Vendola, o da demagoghi da pescheria come Di Pietro, sappia incarnare una sinistra moderna, manageriale e democratica. Qualcuno che capeggi una formazione capace di governare meglio del centro-destra, senza allarmare nessuno e senza promettere la luna. Un politico pacioso e vagamente molle come Veltroni che però abbia dietro il forte carattere di D’Alema unito alla cultura economica di Prodi. È vero che oggi come oggi un simile uomo non c’è, o forse non lo vediamo: ma è anche vero che, se ci fosse, a sinistra non gli darebbero spazio. Da quella parte si gioca ai continui rilanci, a chi protesta di più, a chi denuncia catastrofi più gravi, a chi insulta meglio Berlusconi. Gioco sterile e autoreferenziale.
Peccato. Il “progressista” che ama l’Italia, che non vorrebbe morire berlusconiano, amerebbe non essere costretto a sperare che il buon Dio tolga di mezzo Berlusconi. Al Cavaliere si deve augurare lunga vita ma l’Italia deve avere  una possibilità di ricambio che non sia nello stesso tempo una promessa di disastro per la sinistra.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
19 novembre 2010
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VENDOLA PRO BERLUSCONIultima modifica: 2010-11-19T09:37:58+01:00da gianni.pardo
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