BERLUSCONI SBRUFFONE O REALISTA?

Il Corriere riferisce (1) che Berlusconi, intervistato, ha detto di non puntare a “due o tre voti” ma “a una maggioranza forte per governare”. “L’ultimo sondaggio mi dà al 56% del gradimento, ha detto. Sono il primo in Europa per l’apprezzamento del suo popolo. Semmai sono incompreso da coloro che hanno capito che la mia presenza è un ostacolo insormontabile perché la sinistra riesca ad andare al governo”.
La prima nota è linguistica: non è incompreso. Se parla di coloro per i quali è un ostacolo, è “insopportabile”, non “incompreso”.
Che qualcuno riesca ad esprimersi come il Cavaliere dopo che da mesi e mesi molti lo considerano cotto, superato, bollito, finito ed altro ancora, merita spiegazione. La peggiore è che soffra di allucinazioni; di manie di grandezza; di qualche forma di scollamento patologico della realtà più o meno come Hitler quando, con i Russi in vista di Berlino, sperava nell’intervento delle Walkirie guerriere. E questo spiegherebbe l’accenno ai “due o tre voti”. Prodi al Senato, si accontentò di un solo voto di maggioranza e sopravvisse per la carità di patria dei senatori a vita; lui invece rifiuta quella maggioranza risicata, talmente è sicuro di sé.
L’accenno rivelatore è dunque quello ai “due o tre voti”. Quando un Presidente del Consiglio se ne accontenta, è chiaro che chi ne dispone  è come se disponesse del diritto di mantenerlo al potere o di cacciarlo. Dunque i titolari di quei due voti, cioè due parlamentari a caso nell’intero schieramento della maggioranza, sono i padroni del governo. Per questo vanno blanditi, convinti, ricompensati. Al limite, sottostando ai loro ricatti.
Se viceversa il Presidente non se ne accontenta, è come se dicesse ai singoli: “Non ho bisogno di nessuno in particolare di voi. Non sottostarò al ricatto di nessuno. Se volete votare contro di me, fatelo pure. O troverò altri che voteranno per me, o cadrò, e tanto peggio per voi, non per me”.
Partendo da questa affermazione, ci si deve chiedere se il Cavaliere abbia ragione o torto, nel mostrarsi tanto sicuro di sé. Se ha torto, cadrà in piedi. Non avrà elemosinato niente, avrà combattuto a viso aperto e avrà perduto. Un po’ da Rodomonte, un po’ da Cyrano de Bergerac.
Ma lui è convinto di essere ancora il più forte: “L’ultimo sondaggio mi dà al 56% di gradimento”. Anche ad ammettere che quel sondaggio non sia affidabile, lui è comunque sicuro di sé. Come mai?
Può darsi che tutto dipenda da un calcolo elementare come quelli che si fanno quando ci si chiede quanto si guadagna al mese. In Parlamento ci sono personaggi i quali ci rimarranno in ogni caso. Pensiamo a tutti i leader, a tutti coloro che, comunque vadano le elezioni, torneranno a Roma. Ma questo non vale per i “peones”, i semplici parlamentari. Mentre prima bastava mezza legislatura per incassare la pensione da deputati o senatori (che corrisponde ad essere benestanti a vita) con una nuova legge, per averla, bisogna aver compiuto un’intera legislatura, cioè cinque anni anche se divisi in due legislature diverse. Dunque, a parte i parlamentari che sono entrati in Parlamento per la prima volta con le elezioni del 2008 (e rischiano tutto) ce ne sono che, pur mettendo insieme il tempo accumulato precedentemente e quello dell’attuale legislatura, hanno ancora bisogno di mesi (forse fino a maggio dell’anno venturo, se abbiamo letto bene) per arrivare alla pensione. Tutti costoro vedono la caduta del governo come la caduta del loro reddito. Con quale “gioia” è facile immaginare.
Fra l’altro, se Fli non avesse il successo che spera, potrebbe anche non giungere al 4% e non entrare in Parlamento. È già avvenuto a Rifondazione Comunista. Inoltre Fini, pur di non essere il numero due di Casini, potrebbe non acconciarsi ad una coalizione con l’Udc. E potrebbe darsi che Casini ne rifiuti l’alleanza, perché mira ad un’alleanza con Berlusconi. Insomma, mentre le incognite sono moltissime, per i peones il seggio è ancora lì, sotto il sedere, e potranno mantenerlo se solo riescono a non far cadere il governo.
Può darsi che Berlusconi, mentre appare sbruffone, sia semplicemente cinico. Può darsi che, nelle trattative per vedere chi gli voterebbe la fiducia, abbia visto che molti magari preferirebbero che gliela dessero altri, per non squalificarsi, ma tutti sono pronti a dargliela personalmente, se l’alternativa è andare a casa. Sicché il Cavaliere non ha bisogno di inseguire nessuno. Può anche minacciare di mandare tutti a casa se la maggioranza è insufficiente. Quelli che vogliono salvarlo devono prendere accordi fra loro e fare bene i conti: dopo l’eventuale caduta del governo Berlusconi avrà ancora un partito e tornerà in Parlamento. Loro?
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
21 novembre 2010

(1) http://www.corriere.it/politica/10_novembre_20/berlusconi-voto-senza-fiducia_006852ec-f4c8-11df-b9c7-00144f02aabc.shtml

BERLUSCONI SBRUFFONE O REALISTA?ultima modifica: 2010-11-21T14:40:57+01:00da gianni.pardo
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