PERCHE’ I PAESI ARABI NON SONO DEMOCRATICI

Secondo gli esperti di Freedom House, i Paesi islamici hanno la caratteristica di essere in media meno democratici degli altri. Naturalmente ci sono notevoli differenze, fra loro: ci sono nazioni pressoché compiutamente democratiche, come la Turchia, e nazioni politicamente medievali come l’Arabia Saudita. Ma la differenza media è comunemente riconosciuta: e sarebbe interessante conoscerne l’origine.
In questa sede se ne discuterà senza alcuna pretesa scientifica e sollecitando anzi l’intervento di chi dovesse saperne di più.
Ogni argomentazione razzistica è esclusa prima ancora che per preoccupazioni di political correctness perché gli arabi non sono una razza e perché sono islamici anche Paesi non arabi, come l’Iran, il Pakistan e l’Indonesia. E perfino un Paese di neri come la Nigeria.
Il problema andrebbe affrontato partendo dall’elemento comune, la religione, ma al riguardo sorge immediatamente un dilemma: la mentalità di un popolo è figlia della religione o la religione è figlia della mentalità di un popolo? Può darsi che non esista una risposta, ma si possono fare alcune osservazioni.
Per i Greci l’Asia era innanzi tutto la parte orientale dell’Egeo. Lo scontro fra Occidente Europeo ed Oriente Asiatico, già accennato con la guerra di Troia, si materializzò nelle Guerre Persiane. All’alba della nostra civiltà, la Grecia era il mondo in cui la gente si riuniva in piazza per discutere e votare, l’Asia il posto in cui comandava il Grande Re. La democrazia è un’invenzione greca.
La stessa Roma è nata democratica: è stata governata per secoli da un’Assemblea (il Senato) e non da un “tiranno”. Gli stessi consoli erano una carica elettiva. E quando infine le dimensioni dello Stato hanno spinto le istituzioni verso l’assolutismo, non solo si è avuta la reazione di Bruto e Cassio, ma è stata a lungo conservata l’apparenza del potere collegiale del Senato. La stessa monarchia imperiale, largamente corretta dal regicidio, non è stata ereditaria.
Stranamente, erano aliene dall’assolutismo anche popolazioni occidentali certo non influenzate dalla cultura greca: i Germani. Salvo errori di memoria, secondo Tacito il loro principio politico era che ogni singolo guerriero era libero e serviva il gruppo cui apparteneva per libera scelta ed obbligo d’onore. Come si vede, qualcosa di molto lontano dal servaggio orientale.
Friedrich Nietzsche ha stabilito un parallelo interessantissimo fra le religioni e le istituzioni politiche della Grecia e dell’Oriente. I Greci erano democratici ed avevano un Pantheon composito in cui gli dei erano numerosi e non raramente in contrasto fra loro. Un modello parlamentare, dopo tutto; in Oriente invece, e in particolare nel mondo ebraico, la divinità era vista come monocratica e indiscutibile: Dio aveva in Cielo e su tutta la Terra i poteri che il tiranno orientale aveva nello Stato di sua proprietà. Ne conseguiva il dovere dei fedeli di avere, nei suoi confronti, l’atteggiamento umile, spaventato e sottomesso dei sudditi; quasi da schiavi: miserere nobis. Non è strano che il filosofo abbia avuto una grande antipatia per il Cristianesimo, visto come una religione di vinti. E non è neppure strano che la protesta contro l’assolutismo religioso rappresentato dal Papa sia nata presso gli eredi dei Germani di Tacito.
Da tutto ciò nasce l’ipotesi che sia la religione a nascere da un sistema politico-sociale e non l’inverso. Infatti lo stesso monoteismo ebraico, giunto a Roma, acquistò parte della mentalità romana, se non nella teoria certo nella pratica. Al punto che ricostruì perfino il politeismo con la Trinità, la Madonna, e i Santi.
L’islamismo è la più risoluta sacralizzazione del principio per cui il comando di uno solo è ritenuto naturale: in cielo l’Unico è Allah, sulla terra è l’“Uomo Forte”, il dittatore. E il singolo ha il dovere di abbandonarsi alla volontà dell’uno come dell’altro. L’ideale dottrinale infatti è che i due poteri, politico e religioso, siano riuniti nelle mani di un solo uomo: il califfo. Non ne siamo lontani in Iran.
Se però si giungesse alla conclusione che il sistema socio-politico determina le caratteristiche della religione, il problema diverrebbe: che cosa determina a sua volta quel sistema socio-politico? Perché mai i popoli del Maghreb, del Vicino e del Medio Oriente hanno la tendenza a lasciarsi dominare in ogni aspetto della vita? La risposta di Montesquieu sarebbe che il clima li infiacchisce, ma è discutibile. Anche la Grecia ha un clima mite e addirittura caldo in estate.
Manca la spiegazione innegabile e centrale e non rimane che accettare la realtà com’è. Smettendo magari di sperare che, dopo qualche sommossa, Paesi come la Tunisia, l’Algeria o l’Egitto divengano pienamente democratici.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 febbraio 2011

PERCHE’ I PAESI ARABI NON SONO DEMOCRATICIultima modifica: 2011-02-05T12:52:14+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “PERCHE’ I PAESI ARABI NON SONO DEMOCRATICI

  1. Sono d’accordo, a grandi linee, con Gianni Pardo, se non fosse per un problema che non so come risolvere: il moderno Stato di Israele.
    Non solo e’ lo stato piu’ democratico del medio oriente, ma probabilmente e’ alla pari con le migliori democrazie occidentali. Eppure si fonda saldamente su una religione rigida e ultra monoteista, forse la prima religione monoteista nella storia dell’umanita’.
    A meno che il motivo sia un altro: le famiglie israeliane in gran parte discendono da profughi vissuti per secoli in Europa e in USA, e questo spiegherebbe l’impossibilita’ di formare uno stato politicamente arcaico.

  2. In Israele la maggioranza è israelita, ma lo Stato è laico, nel senso che non ha adottato le norme religiose come legge dello Stato e nel senso che, in materia di diritti, non distingue i cittadini sulla base della religione.
    Poi, c’è anche la ragione che dice lei: anche se c’è stato un forte apporto di ebrei del Maghreb, ed anche se in seguito c’è stata una fortissima immigrazione dalla Russia (non certo uno storico modello di democrazia) il nucleo originario era di cittadini centro-europei, di tradizioni democratiche. E questo si riflette nella natura dell’attuale democrazia israeliana, alla quale ha fornito i principi fondamentali cui i nuovi arrivati si sono conformati.

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