IN LODE DELL’AMBIZIONE

Contrariamente a ciò che dicono i parroci e i maestri elementari, l’ambizione è una grande qualità. Anche se l’ambizioso è in cerca di riconoscimenti e vantaggi per sé, per ottenerli si attiva, ed anche molto: sicché si può dire che l’ambizione è ciò che spinge a fare, mentre la mancanza di ambizione spinge il pigro a contentarsi di ciò che è e di ciò che ha. Cioè all’inerzia. Come si possa dire bene di chi non fa nulla, né per sé né per la comunità, è cosa che rimane da spiegare.
L’ambizioso va distinto da chi opera per evitare conseguenze sgradevoli. Immaginiamo un antico mugnaio che, per macinare il grano, doveva far girare a mano una pesante pietra. Se costui, proprio perché pigro, ad un certo momento avesse l’idea di sfruttare la corrente del vicino ruscello per far girare la macina, sarebbe un ambizioso? Certamente no: sarebbe un inventore che si serve della sua intelligenza per evitarsi una pesante fatica. Sarebbe invece un ambizioso se tentasse di aprire un secondo mulino e ne affidasse la gestione ad un lavorante, per andare lui stesso a far propaganda nel contado sino a divenire il magnate della molitura e lavorare perfino più di prima per seguire i suoi affari.
Il pigro tende a soddisfare i propri bisogni nel modo più comodo, ma niente di più. Se inventasse il mulino ad acqua non lo brevetterebbe e permetterebbe a chiunque di copiarne il principio. Perché a lui di come gli altri macinano il grano non importa nulla.
L’ambizioso è caratterizzato dalla tendenza ad andare molto oltre i propri bisogni, fino ad ottenere un risultato contraddittorio con le premesse. Se un operaio lavora otto ore al giorno ed ha un reddito sufficiente con cui vivere, e poi invece diviene imprenditore e lavora dodici ore al giorno, siamo sicuri che avrà fatto un affare? Indubbiamente guadagna molto più denaro ma non ha né il tempo né la forza di goderselo.
Qui si nota un’ulteriore differenza fra l’ambizioso e il pigro. L’ambizioso, anche se agisce per puro narcisismo, è un benefattore; il pigro, se pure apparentemente modesto e schivo, è un egoista che vive solo per sé. Posto che la sua vita vada bene, non si attiva per cambiarla. Né nel proprio interesse né nell’altrui.
Del resto, a guardarlo più da vicino, è proprio vero che il pigro è “modesto e schivo”? Forse la verità è che ha già una tale eccellente opinione di sé che non ha bisogno di riconoscimenti esterni. Gli basta essere se stesso per ammirarsi pressoché senza riserve. L’ambizioso invece è come un drogato: per ammirarsi ha continuamente bisogno della sua dose di lodi, di apprezzamenti, di denaro. Quest’ultimo infatti è solo la misura del suo successo, non il mezzo con cui acquistare qualcosa. L’ambizioso la maggior parte del tempo lo passa a lavorare, non certo a fare gite o viaggi in macchina e se vuole un’automobile di lusso non è perché ne abbia bisogno, è per far sapere a tutti, anche a chi non lo conosce, perfino al pompista presso il quale fa benzina, che lui è uno che si può permettere un’auto da ottantamila euro.
Purtroppo, tutto ha una controindicazione. Se l’ambizioso soffre all’idea che qualcuno sia più importante di lui, guadagni più di lui, può sempre consolarsi misurando la distanza che lo separa dai molti mediocri che devono stare attenti per arrivare alla fine del mese. Mentre il pigro, pure se ha tendenza a dirsi che lui sta benissimo, non può nascondersi di essere socialmente una mezza calzetta. Uno che l’ambizioso potrebbe guardare con l’indifferenza con cui si guarda una singola pecora nel gregge. Un fallito.
Questi due tipi umani sono come le medaglie: hanno due facce, una positiva e una negativa. Il pigro può essere un mediocre ma anche un filosofo; l’ambizioso, anche ad essere un nevrotico, è spesso un uomo di successo. La verità è che in fondo non c’è modo di cambiare la propria natura.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
15 marzo 2011

IN LODE DELL’AMBIZIONEultima modifica: 2011-03-25T12:11:58+01:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “IN LODE DELL’AMBIZIONE

  1. L’ideale è essere un pigro ambizioso illuminato e narcisista: il mugnaio inventa il mulino ad acqua per faticare di meno, ma siccome è ambizioso e illuminato, lo brevetta per far sapere a tutti che è stato lui ad inventarlo, poi apre altri mulini ad acqua per arricchire e dare lavoro ad altri, sempre per far sapere che è lui il benefattore.

  2. Però non è detto che chi non è ambizioso debba essere pigro, e ciò è importante perché, almeno a me, un ambizioso risulta quasi sempre insopportabile e un pigro pure. Io direi che possono esserci ambiziosi in gamba, propositivi e illuminati – anche se narcisisti – e ambiziosi beceri e sgomitanti da cui restare alla larga; questi ultimi, al pari dei pigri, pensano solo a se stessi e non danno al mondo altro che fastidio.
    Cordiali saluti
    Massimo Gentile

  3. Caro Gianni, lei scrive :

    “Del resto, a guardarlo più da vicino, è proprio vero che il pigro è “modesto e schivo”? Forse la verità è che ha già una tale eccellente opinione di sé che non ha bisogno di riconoscimenti esterni. Gli basta essere se stesso per ammirarsi pressoché senza riserve.”

    Mi consenta, direbbe il Cav, ma questa considerazione ha un sapore troppo autobiografico per essere considerata disinteressata. 🙂

    E prosegue : “ L’ambizioso invece è come un drogato: per ammirarsi ha continuamente bisogno della sua dose di lodi, di apprezzamenti, di denaro. Quest’ultimo infatti è solo la misura del suo successo, non il mezzo con cui acquistare qualcosa.” Poi, come se non bastasse, aggiunge :” l’ambizioso se si compra una macchina è per far sapere a tutti, anche a chi non lo conosce, perfino al pompista presso il quale fa benzina, che lui è uno che si può permettere un’auto da ottantamila euro.” Eh no ! Non ci sto. Quello è un infelice, un poveraccio, uno che non ha nessuna stima di sé. L’ambizione non esclude l’autostima, al contrario.
    Legga invece cosa scrive l’ottimo Sig. Massimo Gentile: ” possono esserci ambiziosi in gamba, propositivi e illuminati anche se narcisisti..” Indosso il giudizio del Sig. Gentile come un abito fatto su misura per me. Naturalmente il mio è un giudizio del tutto disinteressato :-).
    A parte gli scherzi, il suo giudizio sugli ambiziosi non lo condivido, ma ci tornerò sopra.

  4. Caro Eduardo,
    Se uno è pigro oppure ambizioso, in un tema del genere sarà sempre sospettato di un punto di vista interessato. Ma noi due cerchiamo di essere onesti per quanto ci è possibile.
    La prima frase – a quanto pare non sono stato chiaro – è sarcastica, nei confronti del pigro.
    Parliamo ora di ciò che lei scrive cominciando con “E prosegue”. Il fatto è – e qui sono “autobiografico” – che il contrasto fra i due tipi umani io lo vivo personalmente, in quanto un mio “quasi-figlio” (intendo un amico carissimo molto più giovane di me, che potrebbe per età essere mio figlio) è molto ambizioso, molto intelligente, molto di successo, molto ben fornito di autostima (come vede, tutt’altro che un poveraccio) e, ormai, molto pieno di soldi, se si potesse dire: ed io soffro per lui. Perché non dorme abbastanza, non si diverte abbastanza, non ha mai tempo, le preoccupazioni lo inseguono anche il sabato e la domenica, ammesso che in quei giorni smetta di lavorare. Ed io soffro per lui. Sarei contento se guadagnasse di meno, si divertisse di più, si occupasse di più del figlio maschio, potesse dimenticare il lavoro, una volta che smette. E invece.
    Tanti anni fa il cav.Rendo, Cav. come Berlusconi, un industriale di grande successo, si sentì male. Il medico diagnosticò un malessere passeggero, ma lo avvertì: era un segnale. Doveva smettere di fumare, doveva mangiare di meno, doveva soprattutto fumare di meno. Rendo disse che per il cibo se ne poteva parlare, la sigaretta la schiacciò nel posacenere dicendo “E questa è l’ultima!” “Ma, aggiunse risoluto, il lavoro non me lo può togliere!”
    Non morì vecchio e dopo di lui le sue imprese sono fallite.
    Nel vero ambizioso c’è un eccesso. Un eccesso patologico e produttivo come la perla in certe ostriche, ma la perla rimane lo stesso il sintomo di una malattia.

  5. Avevo fatto una prima lettura frettolosa dell’articolo e mi ero soffermato solo su alcuni paragoni che non mi sembravano calzanti. Concordo nel considerare l’ambizione una qualitá che, al pari di un difetto, ognuno può possedere in misura diversa.
    Penso però che chi desidera soddisfare dei desideri, conseguire dei risultati, lo debba fare innanzitutto per se. Se avrà successo, il riconoscimento sociale arriva da se, anche volendo non lo si può evitare. Non nego che la componente narcisistica ( ma quanto sono bravo ! ) deve essere presente nell’ambizioso, ma per me è molto forte in giovane età, poi col passare del tempo diminuisce sempre più e aumenta la parte utilitaristica o per meglio dire venale del successo. Quello che lei dice sul suo amico è vero e per un certo tempo ci sono passato anch’io; c’è sempre un prezzo da pagare. Quando si ha un’attività in proprio e si hanno dei concorrenti, non si può decidere di lavorare per un cliente come meglio ci pare. O lo soddisfi o lo perdi. Bisogna fare una scelta e chiedersi: ne val la pena ? Io ad un certo punto l’ho fatta questa scelta.

    L’esempio dell’automobile : “ ,,,, e se vuole un’automobile di lusso non è perché ne abbia bisogno, è per far sapere a tutti, anche a chi non lo conosce, perfino al pompista presso il quale fa benzina, che lui è uno che si può permettere un’auto da ottantamila euro.”
    Secondo me questo non è un esempio di persona ambiziosa , ma di persona frustrata/infantile. Quando ero bambino, inizio decade anni 50, mia madre come merenda mi dava un panino ( ai nostri tempi, lei lo sa bene, non esisteva il Mulino Bianco ). C’era il panino basico, condito con un po’ d’olio di oliva e un po’ di sale, il panino con la mortadella tipo 900, quello col burro e un po’ di zucchero, e infine il top di gamma, pane burro e marmellata. Il mio compagno di giochi Nicola, quando si accorgeva che la mia merenda era più buona della sua, correva da sua madre per averne una uguale o migliore. Allo stesso modo si comportavano due miei ex colleghi con le automobili. Appena uno cambiava l’automobile, subito dopo la cambiava l’altro, anche se aveva appena un anno. Vivevano per le apparenze, non erano ambiziosi, erano invidiosi, direi degli invidiosi cretini.

    L’ambizione è un motore necessario per chiunque voglia raggiungere un successo personale, ma da sola non basta. Anche l’ambizioso dovrebbe seguire l’insegnamento di Orazio, aurea mediocritas, ed evitare gli eccessi. Di persone che si sono rovinate per aver coltivato ambizioni sbagliate, ne ho conosciute parecchie.

  6. Per completare:

    Non solo l’ambizione può trasformarsi in una patologia, ma l’ambizioso reduce da una lunga serie di successi, finisce col sopravvalutarsi, diventa un pericolo per se stesso. A me è capitato, dopo circa dieci anni di attività, di perdere praticamente tutto. È stata una fortuna. Se mi fosse capitato molto più tardi non avrei più avuto la forza di risollevarmi.

  7. Tutto vero, ma senza la pigrizia (trovare sistemi pe faticare di meno) e senza l’ambizione (desiderare di stare meglio ed avere successo, etc) non ci sarebbe stato nessun progresso e l’umanità sarebbe ancora nelle caverne (o forse anche fuori). Chiaro che comunque qualcuno il prezzo lo deve pagare, bisogna trovare il giusto equilibrio.

  8. A proposito di ambizione:
    Un giorno un fuoribordo attracca in un piccolo villaggio messicano sulla costa. Un turista americano fa i complimenti ad un pescatore sulla qualità del pesce e gli chiede quanto tempo ha impiegato per pescarlo. Poco tempo risponde il messicano. Ma allora, perché non sei rimasto un altro po’ per pescare di più? chiede l’americano. Il messicano gli spiega che quanto pescato è sufficiente a soddisfare i propri bisogni e quelli della sua famiglia. L’americano chiede ma cosa fai con il resto del tuo tempo? Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bambini e faccio la siesta con mia moglie. La sera poi esco e vado ad incontrarmi con gli amici nel villaggio, bevo qualcosa con loro e suoniamo e cantiamo assieme . . . . insomma ho una vita molto intensa. L’americano lo interrompe “ Io ho conseguito un dottorato ad Harvard e ti posso aiutare! Dovresti pescare un po’ più a lungo ogni giorno. Così potrai vendere il pesce in più che hai pescato. Con il guadagno potrai comprarti una barca più grande. La barca più grande porterà più soldi e potrai acquistare una seconda barca e poi una terza, finchè non avrai una flotta di pescherecci. Invece di vendere i tuoi pesci al mercato, potresti contattare direttamente l’industria alimentare per vendere loro i pesci e forse un domani aprire un tuo impianto alimentare. Potrai lasciare questo piccolo villaggio e trasferirti a Città del Messico, a Los Angeles o anche a New York. Da lì dirigere la tua grande industria. E quanto tempo ci vuole? chiede il messicano. “Venti, forse venticinque anni rispose l’americano. E dopo? E’ qui che la cosa si fa interessante! rispose l’americano ridendo. “Quando il tuo volume d’affari crescerà, potrai vendere azioni e guadagnare milioni ! “Milioni ? Veramente? E dopo? Dopo potrai andare in pensione, andare a vivere in un piccolo villaggio sulla costa, dormire fino a tardi, giocare con i nipoti, pescare un paio di pesci, fare la siesta e passare le tue serate a bere e a divertirti con gli amici . . .

  9. Questo è il ragionamento del pigro. Il quale non tiene conto che l’ambizioso si diverte, nel realizzare tutto quel programma che a lui suona come una smisurata, inutile fatica.

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