FASCIO E MARTELLO

Ci sono frasi famose col pedigree. Dopo Monaco (1938) qualcuno disse: “La Francia e l’Inghilterra dovevano scegliere fra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra”. Chi era questo qualcuno? Winston Churchill, senza alcun dubbio: “Britain and France had to choose between war and dishonour. They chose dishonour. They will have war”.
Purtroppo non sempre va così. Ci sono altri detti che, pur essendo notissimi, non hanno un padre legittimo. Eccone uno: “Il diavolo si nasconde nei particolari”. Tutti conoscono la massima, tutti la citano, ma chi l’ha detta per primo?
Ecco un altro antico esempio di saggezza orfana: “Gli dei rendono folli coloro che vogliono rovinare”. Forse è solo un’ovvietà ma oggi se ne ha una riprova a Latina. Qui, per le amministrative, sembra che i finiani si vogliano alleare con il Pd e la sinistra, in accordo con lo scrittore Antonio Pennacchi, in passato sospettato perfino di simpatie per i brigatisti. Naturalmente la cosa provoca malumori e defezioni ma il progetto va avanti: potrebbe perfino avere il sostegno della finiana di ferro Flavia Perina. Siamo al fascio comunismo.
Ci sono degli intelligentoni che immaginano la gente curva ad almanaccare sulla politica, ad elaborare audaci teorie sincretiche capaci di conciliare gli inconciliabili, di gettare ponti fra rive lontane oceani, di credere alla cusaniana coincidenza degli opposti. Non ricordano che se per decenni hanno predicato che il Diavolo è l’origine di ogni male, non possono, nel giro di qualche mese e neppure di qualche anno, predicare che l’adorazione del Diavolo è la via della salvezza.
La conversione è un fatto drammatico e individuale. È il frutto di una crisi violenta che richiede coraggio e si paga con la sofferenza. Non ultima quella di vedersi chiamare rinnegato dai precedenti compagni di fede. Per questo essa non è un fatto frequente: è più comodo adagiarsi su ciò che si è sempre creduto, con i correligionari di sempre. Da San Paolo all’Innominato, da un qualunque spretato a Giuliano Ferrara, chiunque cambi casacca sa che dovrà pagarla.
La conversione corale ha invece un altro meccanismo. Non una crisi conclamata e confessata, ma il semplice riconoscimento di un cambiamento già avvenuto. Non è che nel 1944 gli italiani da fascisti si siano improvvisamente trasformati in antifascisti: avevano smesso ben prima. Quando hanno visto i disastri della guerra: infatti i primi dubbi nacquero già nel 1942. Analogamente, non è che di colpo i sovietici siano diventati anticomunisti: la verità è che soffrivano da tanti anni senza potere nemmeno dirlo. Dunque appena hanno avuto la possibilità di liberarsi di quel cilicio non hanno esitato un momento. Ancora oggi in Polonia come in Russia, in Ungheria come nella Repubblica Ceca, non c’è nessuna seria possibilità che il comunismo riprenda il potere.
L’Italia ha un’irrefrenabile vocazione alla guerra civile fredda. Il solco costante e invalicabile è fra destra e sinistra. E oggi, per motivi nevrotici ma altrettanto profondi, fra berlusconiani e antiberlusconiani. La gente la politica la vede così. Anche ad ammettere che, con ottime motivazioni, il Pd reputasse che il suo leader migliore, il suo candidato ideale sia Gianni Letta, non potrà mai proporgli questo incarico perché, per la gente, Letta è l’uomo di Berlusconi e Berlusconi è l’arcinemico. Preclusione assoluta.
Gianfranco Fini e i suoi amici tutto questo sembrano averlo dimenticato. Sono diventati talmente “di sinistra” da essere, come la sinistra, autoreferenti. Hanno perso completamente il polso del popolo. Per il Pd l’aiuto dei finiani potrebbe essere una ragione di squalifica, per il Fli il fatto che il Pd l’accetti come alleato potrebbe essere il bacio della morte.
Questi traballanti fuorusciti dal Pdl hanno come sola religione l’antiberlusconismo e non capiscono che la gente identifica Fini con Casini e Berlusconi, non certo con la sinistra. Inoltre, per quanto in crisi possano essere le ideologie, nessuna di esse può vivere dell’essere “anti”. E per giunta, in Italia tutti gli “anti” sono già occupati. Dell’antiberlusconismo si vuole campione il ringhioso Di Pietro e anti-tutti è, fino ad ora, Casini. Fini, se vuole, può reggere lo strascico di Pierferdinando. Ma su quello di Bersani inciamperebbe.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
9 aprile 2011

FASCIO E MARTELLOultima modifica: 2011-04-10T11:34:00+02:00da gianni.pardo
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