FLAVIA VENTO CONDANNATA MA INNOCENTE

Flavia Vento è una bella donna. Molto bella. Naturalmente non per questo si è obbligati a considerarla fornita di grandi doti intellettuali o a trovarla simpatica. E personalmente abbiamo largamente approfittato di questa libertà. Ma se si è dell’opinione che ella sia stata vittima di un’ingiustizia, bisogna pure difenderla.
Il Corriere della Sera (1) ha riferito che sul suo blog la Vento ha dato della “mignotta” ad un’altra signora e l’ha anche accusata di usare “soldi pubblici per acquistare borse e pellicce”. Poi ha ritirato le frasi ingiuriose ma la vittima non si è placata: l’ha denunciata e in conclusione la Vento è stata condannata a un mese di reclusione, a trecento euro di multa per diffamazione e al risarcimento dei danni.
La prima cosa da dire è che il giudice, condannandola solo per diffamazione, è stato clemente. Non solo qui la diffamazione ci sta tutta ma è evidente il reato di calunnia. Vi è infatti l’attribuzione di un illecito molto grave, peculato o malversazione che sia.
Detto questo, però, può seriamente sostenersi che la Vento è innocente in base ad un principio giuridico che sta scritto a chiare lettere in ogni aula di tribunale: “La legge è uguale per tutti”. La norma non può variare secondo che debba essere applicata ad un cittadino piuttosto che ad un altro e, soprattutto, deve valere per tutti i casi simili.
Se un vigile urbano sospetta un suo amico di essere l’amante della propria moglie non potrà multare solo lui – anche se effettivamente in divieto di sosta – senza multare gli altri automobilisti nella stessa situazione. Perché in questo caso l’applicazione della legge avverrebbe non per le finalità che la legge stessa prevede ma per scopi di vessazione privata. Dal punto di vista amministrativo questo si chiama abuso di potere e l’illecito, come si vede, può essere commesso anche mediante un atto perfettamente legale, compiuto per fini diversi da quelli voluti dalla legge.
Oggettivamente (non soggettivamente, il giudice sarà stato in perfetta buona fede) il caso di Flavia Vento rientra in questa fattispecie. In Italia  e forse nel mondo è invalsa l’idea che, sulla Rete, sia lecito scrivere qualunque cosa. Nei blog, nei forum, nei commenti agli articoli, gli adepti di Internet scambiano insulti cocenti,  sarcasmi elaborati, calunnie gravissime e ne gratificano con la più grande generosità gli interlocutori e tutti i personaggi pubblici.  Se Berlusconi dovesse querelare una persona su cento, fra quelli che lo insultano nei blog, avrebbe bisogno di un battaglione di avvocati. Forse di una compagnia. E il risultato sarebbe in primo luogo lo stupore degli accusati: l’andazzo è stato tollerato per anni e non tutti hanno studiato abbastanza diritto per sapere che nessuna legge in Italia va in desuetudine. Dunque tutti reputano – si direbbe “a ragione” – di esercitare il diritto alla libera espressione del proprio pensiero in una zona franca.
Ecco perché Flavia Vento è innocente. Perché ha creduto di esercitare un diritto, riconosciuto a tutti de facto. O lo Stato persegue tutti i colpevoli dello stesso reato che siano stati querelati o proscioglie quella giovane signora per avere agito nella convinzione di disporre di un’esimente. Nell’art.59 del codice penale è contenuta questa frase: “Se l’agente ritiene per errore che esistano circostanze di esclusione della pena, queste sono sempre valutate a favore di lui”. Come possiamo escludere che la Vento reputasse che esistessero queste circostanze, se così pensano tutti? E se tutti si comportano di conseguenza?
Né importa che quelle frasi abbia scritto sul proprio blog, rendendosi così facilmente identificabile. È noto che le miriadi di persone che si nascondono dietro uno pseudonimo (naturalmente chiamato nickname, perché pseudonimo è parola italiana) sono lo stesso identificabili, quanto meno dal server; e la Polizia Postale non avrebbe difficoltà, a pescarli.
Ma forse la stessa Polizia – è ironico ipotizzarlo – pensa anch’essa che quelli che vomitano insulti e parolacce in fondo esercitano il diritto alla libera manifestazione del pensiero.  Se così possiamo chiamarlo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
23 maggio 2011
(1)http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_maggio_20/flavia-vento-condannata-per-insulti-blog-190688450579.shtml

FLAVIA VENTO CONDANNATA MA INNOCENTEultima modifica: 2011-05-23T15:00:00+02:00da gianni.pardo
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