ENERGIA: PERDERE SUL ROSSO E SUL NERO

Gli alchimisti cercavano il modo di trasformare un metallo vile in oro. Sogno impossibile? Nient’affatto. Se quei proto-scienziati fossero vissuti alcuni secoli avrebbero avuto la soddisfazione tecnica di vedere che l’alchimia, perduto l’articolo arabo, era stata capace di realizzare il loro progetto. Purtroppo avrebbero anche avuto la delusione di constatare che l’oro così prodotto costa più di quello che si compra in gioielleria.
Per quanto riguarda l’energia, il problema è fondamentalmente economico. È vero, si può produrre elettricità con le maree, col vento, col sole, con le biomasse e chissà con che altro ancora, ma se in fin dei conti l’energia così prodotta costa più di quella che si può produrre bruciando carbon fossile o gas, è inutile stare a parlarne. È come l’oro di sintesi. L’economia prevale sempre e, se non prevale, impoverisce tutti.
Molti credono che si tratti di un problema “culturale” nel senso che bisognerebbe insegnare alla gente l’idea che l’energia va risparmiata e, se possibile, addirittura prodotta. “Installate dei pannelli fotovoltaici sui vostri tetti e sarete voi a vendere elettricità all’Enel piuttosto che comprarla”. Bellissimo messaggio. Come mai non abbiamo tutti pannelli fotovoltaici sui tetti? La risposta è semplice: visti i costi e i ricavi, quel messaggio è economicamente falso. O, bene che vada, richiede un investimento che non tutti si possono permettere.
Da duemila anni il messaggio evangelico è “ama il prossimo tuo come te stesso”, ma di fatto gli uomini come se stessi continuano ad amare solo se stessi. Sempre da duemila anni la Chiesa predica che il sesso è permesso solo nell’ambito del matrimonio e solo per procreare, ma la gente continua a godere del sesso per il sesso, anche fuori dal matrimonio. Morale: se una cosa non ti piace, il fatto che te la predichino non ti indurrà a farla, e se una cosa ti piace, anche se te la vietano, se puoi te la godi. Trasponendo gli esempi in economia, se i pannelli fotovoltaici facessero risparmiare sulla bolletta della luce, li compreremmo anche di contrabbando, se invece costano carissimi, non se ne parla: meglio pagare la bolletta e poi si vedrà.
Ulteriore riprova, lo Stato concede dei contributi, a chi installa quei pannelli. E qui la domanda è semplice: avrebbe necessità di farlo, se quella tecnica fosse effettivamente appetibile? Senza dire che, concedendo quei contributi esso usa il denaro versato da gente che quei pannelli non li voleva e non li vuole.
In campo energetico bisogna partire non dall’ideologia ma dal dato finale, il costo del kWh. Inutile chiedersi quale sarebbe la migliore forma di produzione dell’energia: di fatto, per il costo del kWh il carbone e il gas sono imbattibili. Al passaggio, tanto di cappello all’energia idroelettrica: è redditizia e non inquina ma non può essere incrementata indefinitamente e in Italia abbiamo già raggiunto il limite.
Già, c’è anche l’energia nucleare: ma gli italiani sono disposti a fare una guerra pur di impedirla. Dunque inutile parlarne. Che sia non inquinante, economicamente concorrenziale e straordinariamente sicura non importa: in Italia la sappiamo più lunga di tutti gli altri.
Alla resa dei conti, siamo fermi alla situazione attuale: importazione di combustibili fossili. La soluzione delle energie alternative è, come l’oro sognato dagli alchimisti, scientificamente possibile ma economicamente sbagliata. Benché gli ecologisti, i verdi e sognatori vari si prodighino nel truccare le cifre, questa è la nuda verità. Non solo la provano gli scienziati che non appartengono a quella chiesa, ma la prova nel modo più innegabile questo fatto: se le energie alternative fossero concorrenziali, avrebbero già vinto. Se invece, come la castità, bisogna predicarle, è segno che non sono economicamente appetibili. I mulini a vento girano con un vento che non sempre c’è. Per non parlare del Sole, che ha la brutta abitudine di assentarsi per più di dodici ore al giorno, in inverno. E la stessa Usine Marémotrice de la Rance, che in Francia sfrutta la maree, pur contando su un fenomeno prevedibile e costante, è rimasta l’unica.
Il no al nucleare significa soltanto che avremo bollette care, inquinamento atmosferico ed energia nucleare importata dalla Francia. Ma non morremo di radiazioni italiane. Già, perché una disgrazia in Francia, con i prevalenti venti da Ovest non mancherebbe di provocare disastri nella Pianura Padana e oltre. Ma non sarebbero radiazioni italiane: che cosa si vuole di più?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
15 giugno 2011

ENERGIA: PERDERE SUL ROSSO E SUL NEROultima modifica: 2011-06-15T18:25:03+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

7 pensieri su “ENERGIA: PERDERE SUL ROSSO E SUL NERO

  1. Gentile Pardo,
    lei omette di citare le considerazioni economiche a lungo termine – sia gli idrocarburi che il nucleare hanno costi ambientali che non si riflettono immediatamente in bolletta, ma che comunque finiamo per pagare lo stesso.

    Ora, io non sono un fanatico dell’alternativo, e non so se il costo totale di idrocarburi e nucleare (che cioè tenga conto anche dei costi derivanti dall’impatto ambientale) sia minore o maggiore di quello delle energie alternative (che sicuramente hanno un costo immediato maggiore).

    Però credo che se si vuole fare un discorso concreto bisogni tenere in considerazione questi fattori – così come per fare un discorso completo sull’imperatore Aristandro del suo bel racconto era necessario andare al di là della propaganda e dell’antipropaganda nei suoi confronti.

  2. C’è ben altro, numeri di resa energetica e fatalità per TW prodotto e superficie necessaria all’installazione e quantità di materiale da costruzione necessario e scorie da smaltire (mica il solo nucleare ne ha) e disponibilità reale al momento del bisogno; cose inutili da discutere perché per una persona come lei che ascolta senza pregiudizi se ne trovano quante: nove che non sentono ragioni (il referendum canta)? Se non si parla con la lingua che un Paese richiede, qui essendo quella della Scienza, non ci s’intende e allora tanto vale raccontarsi altro; magari una bella barzelletta come fa lei.
    Ancora ho in mente una Gruber che a otto e mezzo, in puntata a tema, chiede un po’ sorpresa al professore di turno “ah ma perchè di notte il fotovoltaico non va?”, per non dire di quell’altro che entusiasta consiglia a poveri nuclearisti disinformati di documentarsi meglio perchè ehi: entro dieci anni (ma al massimo) avremo energie pulite a costo praticamente nullo.
    C’è poco da fare con gente così, il nucleare un popolo deve meritarselo.
    E’ che viviamo un’epoca di grande informazione, ma poca cultura reale.

  3. L’energia a costo praticamente nullo potremmo averla anche domani, non si sa mai: con la fusione fredda. Come potremmo non averla mai, se la fusione fredda non si realizzerà mai.
    Ma a quei signori direi: per lei va bene una candela, finché non realizzano la fusione fredda?

  4. La fusione fredda è ben lungi dall’essere, mi creda Pardo. E’ una bella parola che gira ma al momento non ha molta reversibilità nel reale, esperimenti ce n’è certo ma non riproducibili e la cosa finisce qua.
    Però la domanda seguente è esattamente quella da fare: va bene diminuire i consumi procapite – e NON di una lampadina per capirci – e consentire soprattutto che le industrie perdano competitività, così da produrre meno, così da assumere meno, così da aumentare il costo vita ecc ecc? Molta gente vive nel mondo delle fiabe ma i conti si fanno con la realtà.

    Bruno: il costo iniziale del nucleare è molto alto, le centrali non sono villette a schiera, c’è ferro e cemento e molta tecnologia (esattamente come succede per vento e sole, a dispetto delle favole ambientaliste), ma va ammortandosi nel tempo sino a dare in media uno dei costi elettricità utente tra i più bassi. Del pericolo reale non mi preoccuperei troppo, ha la più bassa percentuale di mortalità tra tutte – e intendo TUTTE – le fonti energetiche. Si stupirebbe di sapere quanto più uccide l’auto, non già rispetto al nucleare ma a parecchio altro; però beh: dell’auto ci interessa che sia comoda, non inquini e consumi poco no? La paura però domina, e certa gente ha buon gioco ad approfittarsene così che forse è meglio il referendum abbia cassato il tutto: inutile spendere miliardi se dopo due anni si chiude tutto, come già venticinque anni fa, con costi allora si altissimi. Sul petrolio c’è poco da dire, lo vediamo com’è soggetto ad alterazioni geopolitiche con conseguenti ampie ricadute economiche, e come inquina, e uccide, quando qualche petroliera si ribalta, qualche tubatura aperta da africani indigenti esplode, quando una piattaforma petrolifera rilascia tanto di quel greggio da minare l’economia di un Paese.
    Il nucleare bisogna meritarselo, serve una serenità in giudizio che a noi manca. Aspettiamo, sino a quel giorno.

  5. A prescindere dal risultato del referendum, il nucleare in Italia non si sarebbe mai fatto, neanche manu militari. Non c’è presidente di regione che lo voglia sul suo territorio. Anche i favorevoli al nucleare erano favorevoli a costruirlo in altre regioni non nella propria.
    Un po’ come le riforme. Tutti vogliono riformare gli altri !

  6. Credo fosse Clemenceau che riteneva la guerra una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali. L’Italia lascia decidere la politica energetica alle comari e agli allarmisti televisivi.
    È la democrazia, bellezza.
    Il miglior regime del mondo, indubbiamente. Ma ci sono momenti…

  7. Se fossi la società francese che gestisce le centrali aumenterei subito all’Italia il prezzo della corrente.
    Con tutti i soldi che si risparmiano in ricerca può sicuramente permettersi un prezzo maggiore….. ^_^

    un saluto
    Paolo

I commenti sono chiusi.