IL XXI SECOLO BIGOTTO COME IL XVII

 

“Il comitato nazionale «Se non ora quando» ha espresso sconcerto di fronte alla campagna pubblicitaria lanciata dal Partito democratico romano per lanciare la Festa dell’Unità di Roma” (1). Le donne democratiche, da non confondere con quelle antidemocratiche, hanno fieramente protestato per questo uso strumentale del corpo della donna. E dire che l’immagine è spiritosa: gioca sul fatto che sarebbe cambiato il vento, ora a favore della sinistra. Inoltre vuole alludere alla famosa scena di Marilyn Monroe sulla griglia della metropolitana, in “Quando la moglie è in vacanza”.
Non abbiamo simpatia per la sinistra; non abbiamo simpatia per le feste dell’Unità, sempre viste ricordando Guareschi e i suoi trinariciuti, ma qui si è costretti a difendere il Partito Democratico.
L’epoca contemporanea, le cui istituzioni e le cui idee fondanti risalgono alla Rivoluzione Francese, soffre di una eterogenesi dei fini che personalmente preferiamo chiamare eterogenesi dei risultati: si è partiti dalla volontà di liberarsi di tutti i pregiudizi (la Dea Ragione!) e si è arrivati ad una mentalità forse più oppressiva di quella che precede la Révolution.
Prima dell’Illuminismo la Norma Morale era dettata dalla religione. Non bisognava uccidere perché lo vietava il Quinto Comandamento; i figli dovevano rispettare i genitori perché l’imponeva il Quarto e andando a trovare un amico malato si obbediva ad uno degli imperative delle opere di misericordia. Con l’Illuminismo ci si sentì liberi dagli imperativi religiosi e i lazzaretti, tempio della pietà e del soccorso cristiani, divennero i moderni ospedali in cui lo Stato, in assenza di suore, si occupa della salute dei propri cittadini. Le norme passarono da una base religiosa ad una base prevalentemente giuridica: dal peccato al reato.
Nella vita civile si ebbe una sorta di attuazione dell’imperativo categorico: io non evito di ferire un altro uomo perché me lo vieta la religione, ma perché me lo vieta lo Stato e io stesso sento che non devo farlo. Lo sento perché immagino che lui ne soffrirebbe come ne soffrirei io al suo posto. Si è dunque passati dai Comandamenti al codice, dal codice all’imperativo categorico e dall’imperativo categorico all’empatia.
Questo ha indubbiamente rappresentato un grande progresso. L’umanità civile ha ripudiato la discriminazione della donna, il razzismo e perfino, meritoriamente, la crudeltà nei confronti degli animali. Ma le religioni cui arride troppo successo (basti pensare all’Islàm) arrivano ad un bigottismo neomedievale. Non ci si limita più all’empatia evidente, la si spinge fino a soccorrere chi non vuole essere soccorso. La modella che ha posato per la castissima foto sarà stata contenta del complimento fatto alle sue gambe e del denaro guadagnato, le anime belle del Comitato hanno immaginato che ella soffrisse di vedere “usare” la sua immagine. Bisognava protestare. E anche se la ragazza affermasse di essere stata perfettamente consenziente e per nulla ferita, le matrone ubriache di empatia direbbero che la poverina è talmente condizionata da non capire che la maltrattano. Ma loro la proteggeranno, che lo voglia o no. Qualcosa come le conversioni forzate dell’alto Medio Evo.
Questo atteggiamento – che non è solo di quel Comitato – ha condotto agli eccessi della political correctness. Gli americani non chiamano più bianchi i bianchi per paura che qualcuno li contrapponga ai neri. Questi del resto ora sono afro-americani. E i bianchi sono solo caucasici. Ai bambini non si può mettere un brutto voto: non importa che lo meritino, il fatto è che potrebbero soffrirne. Un cieco è stato chiamato cieco per tutta la vita ma le vestali e i sacerdoti dell’empatia si chiedono: come mi sentirei, se mi chiamassero cieco? Senza rendersi conto che, se fossero ciechi, ci avrebbero fatto l’abitudine. E senza rendersi conto che sono loro, cambiandolo, che rendono il termine precedente offensivo. È così che gli spazzini sono divenuti prima netturbini e poi operatori ecologici. In futuro che cosa diverranno, eliminatori di problemi casalinghi, raccoglitori di surplus indesiderati, artisti della scopa?
La nostra società è divenuta ipersensibile fino allo scrupolo ridicolo, fino all’invadenza, fino alla follia. La nuova religione ha i suoi fanatici che sarebbero lieti di accendere roghi. Se non si possono mostrare due gambe di ragazza in un manifesto, per favore, risuscitate Voltaire e tutto il Settecento francese. Ne abbiamo di nuovo bisogno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.dailyblog.it
23 giugno 2011
(1)http://www.corriere.it/cronache/11_giugno_23/proteste-donne-pd_70b6afc0-9d84-11e0-b1a1-4623f252d3e7.shtml

IL XXI SECOLO BIGOTTO COME IL XVIIultima modifica: 2011-06-24T08:53:49+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “IL XXI SECOLO BIGOTTO COME IL XVII

  1. Pardo scrive: “La nostra società è divenuta ipersensibile fino allo scrupolo ridicolo, fino all’invadenza, fino alla follia”.
    Ci sarebbero anche gli handicappati, che sono diventati prima disabili e poi “diversamente abili”: gli estremisti della gentilezza mettono tutti in imbarazzo, compresi i poveri interessati.
    Io sono di statura medio-bassa, ma se qualcono mi dicesse che sono “diversamente alto” gli risponderei che lui e’ “diversamente intelligente”.
    Altro filone: tra poco chiederanno ai sacerdoti cattolici di andare in giro travestiti da ayatollah per non mettere a disagio eventuali musulmani di passaggio, non si sa mai. Con i crocifissi ci hanno gia’ provato.
    La follia travestita da evoluzione dei costumi.
    Eppure, per cercare di capire, io non posso fare a meno di diffidare delle ragioni di facciata, e concentrarmi invece sull’aspetto fortemente aggressivo di tutti questi comportamenti. Gli estremisti della gentilezza, sotto il travestimento della gentilezza, della moralita’ e della bonta’ sono appunto degli estremisti. Tipi che cercano un solo risultato: mettere in difficolta’ il prossimo, farlo sentire in colpa, farsi giudici del suo operato e controllori del suo comportamento.
    Paradossalmente usano “i valori” come una clava da menare a destra e a manca.
    E chi puo’ accusarli di qualcosa, loro che sono “cosi’ buoni” ?
    Guarda che combinazione, allignano per lo piu’ a sinistra o tra i cattolici di sinistra.

  2. Una riflessione che mi sento di condividere.
    E mi sento d’aggiungere: attenti a mettere la merda nel ventilatore per colpire l’avversario, perchè questa prima o poi finirà inevitabilmente per colpirà anche voi. O, per dirla altrimenti, c’è sempre qualcuno più morale degli altri. Anche fra i tuoi.

  3. Caro Gianni
    A me, donna, e non di sinistra, il manifesto del PD piace perché sfrutta un’immagine (che rievoca un simpatico film con una bella Marilyn Monroe) ed un’incisiva battuta: cambia il vento. Sono contraria a qualsiasi estremismo e questo can can che si sta facendo sullo sfruttamento della donna mi fa solo ridere perché le varie neo? Post? femministe dimenticano che la tanto divulgata mercificazione della donna è voluta dalla donna stessa, nessuno obbliga a mostrarsi più o meno vestite, a fare le veline ecc. Le donne hanno la facoltà di rifiutare se credono di essere mortificate con una certa immagine perché non lo fanno? E poi parliamoci chiaro il bello, sia donna che uomo, è sempre piacevole a vedersi.
    Ma la cosa divertente è che il PD cerca di correre ai ripari con varie linee di intervento:
    1) il vento sta cambiando perché la ragazza non sta scoprendo le gambe ma tenta di coprirle (che forse potrebbe essere davvero originale)
    2) che è stata una provocazione per un dibattito in cui tutti possano esporre il proprio punto di vista (parole, parole, parole)
    3) le gambe esposte sono di un uomo e non di una donna ed è in questo senso che va letto il senso del vento che sta cambiando ( e ci risiamo con i gay)
    Ci sarà da ridere.

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