DI PIETRO CAMBIA POLITICA

Sul “Corriere della Sera” è apparsa un’intervista di Antonio Di Pietro (1) per molti versi stupefacente ed anzi tale che potrebbe preludere a un cambiamento della scena politica. È il caso di leggerla attentamente.
Il leader dell’Idv non è un uomo particolarmente colto o simpatico, ha un eloquio degno di quel padre contadino di cui si vanta e una rozzezza di fondo che idealmente ne fa un fratello di Umberto Bossi. Tuttavia condivide proprio col senatùr un fiuto politico fuori dell’ordinario. Se dunque, come si vede in quel testo, cambia stile e atteggiamento, è segno che il suo interesse gli indica una strada nuova. Ma quale?
Tutto parte dalla scena vista in Parlamento. Berlusconi, al passaggio, si ferma, si siede e confabula con lui. Tutti si sono chiesti che cosa si siano detti e come mai si sia avuto questo dialogo. Di Pietro sostiene di non aver programmato l’incontro e nel momento in cui la sua base lo attacca per avere parlato col “nemico”, protesta virtuosamente: “Cosa avrei dovuto fare? Menarlo? Morderlo? Strappargli i capelli finti? Il presidente del Consiglio ti avvicina, in Parlamento non in un sottoscala, e tu come reagisci? Lo ascolti”. Verosimile. Ma inverosimile che il Presidente del Consiglio vada a parlare con uno che contempla l’alternativa di menarlo, morderlo o strappargli i capelli e soprattutto dopo aver detto dell’ex pm: “È un uomo che mi fa orrore”.
O la scena è stata concordata oppure ci si dovrebbe spiegare come mai il Cavaliere sapesse che avrebbe trovato un Di Pietro pronto al dialogo. Uno che nella successiva intervista avrebbe detto che il Primo Ministro è un uomo solo, che occasionalmente merita solidarietà, che ha certo delle colpe ma le maggiori malefatte le hanno commesse quelli che gli stanno intorno, e il resto. Il mistero rimane.
Passiamo ad alcune citazioni.
…Bersani e Casini dicevano che ero troppo antiberlusconiano, e così facendo aiutavo Berlusconi. L’hanno ripetuto anche quando mi sono inventato i referendum. Ora che 27 milioni di italiani hanno detto no a Berlusconi, loro hanno preso coraggio. Io cerco di essere anche stavolta un passo avanti… la mia nuova linea politica… Berlusconi oggi è una persona sostanzialmente sola… I miei sentimenti sono di humana pietas per lui. E di rabbia per i cortigiani che di lui si approfittano, che ci mangiano, che umiliano ancora di più le istituzioni, coprendosi dietro la sua faccia… Non sono un uomo di sinistra… in Europa i miei parlamentari siedono a destra dei socialisti. Con i liberaldemocratici…
Tutte queste affermazioni, significative e convergenti, fanno pensare che Di Pietro sia convinto che l’antiberlusconismo sia in un vicolo cieco e non farà certo cadere il governo. Non che lui dimentichi di esserne stato il portabandiera, di avere di fatto obbligato il Pd a seguirlo, ma proprio ora che tutto l’esercito combatte questa battaglia, si rende conto che essa è perdente: ed ecco lascia il comando e sceglie un’altra via. Se bisogna pensare al 2013, si deve costruire un’altra alternativa: e proprio lui che ha indotto Bersani a divenire un vice-Di Pietro, un vice-campione dell’antiberlusconismo, proprio in quanto tale lo dichiara non all’altezza di guidare quell’alternativa.
L’ex pm sembra un campione di dribbling. È riuscito a mandare a vuoto il Pd scartando a sinistra, e quando il partito si è spostato a sinistra per contrarlo, si è spostato a destra per avere via libera. Da un lato, a forza di estremismo verbale, ha spinto i democratici nelle braccia dell’estrema sinistra, dall’altro, rendendosi conto che con l’estrema sinistra non si vince, ecco che si dichiara “non di sinistra”. È fiero del padre democristiano. È per il bipolarismo, ma per un bipolarismo in cui il polo di sinistra sia sufficientemente moderato e guidato da lui. Lui è a destra di Bersani e della Bindi e figurarsi di Vendola. Per non parlare degli altri scalmanati di Sel. Questa sinistra, a suo parere, è incapace di governare e farebbe scappare gli elettori moderati. L’unica speranza, contro Berlusconi o contro chi ne sarà l’erede, è una opposizione ragionevole, persino pronta a votare le riforme di Berlusconi, se appena accettabili. Lo dice espressamente nell’intervista.
Se tutte queste siano fantasie o seri progetti, lo dirà il tempo. I politici sono impegnati dalle parole che hanno detto solo per il tempo che l’inchiostro dei giornali mette ad asciugarsi. Di Pietro è comunque da tenere d’occhio. Non sarà vero che cani e galline sentano in anticipo i terremoti, ma a certi personaggi come lui e Bossi bisogna sempre prestare attenzione: gli altri sono capaci di scrivere trattati di politica, loro sono capaci di farla.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
 (1)http://www.corriere.it/politica/11_giugno_24/berlusconi-un-uomo-solo-io-lo-sfido-sulle-riforme-aldo-cazzullo_73ac9baa-9e28-11e0-b150-aadf3d02a302.shtml

DI PIETRO CAMBIA POLITICAultima modifica: 2011-06-25T10:45:50+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “DI PIETRO CAMBIA POLITICA

  1. Caro Pardo,
    devo dire che a me Di Pietro è sempre stato simpatico, ma dopo queste ultime uscite comincio a nutrire dei dubbi, non tanto di natura ideologica, quanto dietrologica.
    Ho scoperto da poco (grazie a Wikipedia, che spero essere in questo accurata) che nel ’94 Di Pietro fece una cosa simile a quanto sta facendo adesso, ovvero si dimise dalla magistratura poco prima dell’interrogatorio a Berlusconi.
    A questo punto non so più se leggere Di Pietro come un coerente uomo del fare, o piuttosto come un infiltrato nelle linee nemiche.
    Montanelli in un’intervista disse che lui nasce come poliziotto e che, come tutti i poliziotti, per esigenze professionali finisce per frequentare i mariuoli e trovarcisi molto vicino, fino quasi ad annullare le distanze.
    Mah, speriamo bene… Di sicuro al di là di tutto le sue parole pungono nel vivo la sinistra, ed in particolare il PD, questo sì.

  2. A me Di Pietro non è simpatico, e non posso dire l’effetto che mi fa senza scendere di livello di linguaggio.
    Lo considero l’uomo più privo di scrupoli che si possa immaginare, la perfetta incarnazione del politico di Machiavelli, la prova di quel che sosteneva Hitler sul modo di avere successo con la folla (l’abbiamo letto in quell’articolo che ho tradotto), ecc.
    Non è un infiltrato fra le file del nemico e non tradisce i suoi amici. Come i cani non possono essere infedeli, per natura, c’è chi per natura non può essere fedele. E se non lo è non viola nessun impegno.
    È come lo scorpione che punse la rana in mezzo allo stagno e affondando con lei spiegò il suo gesto dicendo: “È la mia natura”.

  3. Di Pietro aveva incominciato a smarcarsi ancor prima di questo misterioso colloquio. Sia a Ballarò che ad Annozero ne aveva già parlato, anche se non in modo così esplicito. Su questo colloquio, più o meno casuale, si sono fatte una miriade di ipotesi, una più fantasiosa dell’altra. Ma alle volte la verità è molto più banale.
    Il Cavaliere è assediato e bombardato da più parti. Le faide interne al PDL,
    la manovra di Tremonti, la Lega,la Boccassini, P2,P3,P4,Wodchok ecc.
    Fiutando che anche nel campo avverso c’era un po’ di maretta ha pensato bene di farla diventare un maremoto. Un’azione di distrazione e di alleggerimento.
    In fin dei conti il Cavaliere è generoso ma non del tutto fesso. Aveva troppe gatte da pelare e ha pensato bene di darne qualcuna all’opposizione.

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