IL POST-FEMMINISMO NON HA IDEE

Se dovessimo darne una definizione, diremmo che la misoginia è ”l’involontaria confessione di non avere avuto fortuna con le donne”.
Parlando di fortuna qui non si allude al numero di partner che si sono avute a letto (“Madamina, il catalogo è questo!”): ci si riferisce alla felicità che si è ricavata dai rapporti con l’altro sesso. Il recordman in questo campo è colui che per tutta la vita ha amato una sola donna, che non ne ha mai cercata un’altra perché ne è stato innamorato dal principio alla fine, e che ha avuto anche l’incredibile fortuna che quella donna sia sempre stata altrettanto innamorata di lui.
Non tutti possiamo aspirare a questi record, esattamente come non pretendiamo di correre i cento metri in dieci secondi: e tuttavia, se nel corso dei decenni le donne ci hanno dato più compagnia che fastidio, più amicizia che inimicizia, più gioie che dolori, non possiamo avere nulla, contro di loro. Racconteremo barzellette sulle mogli, come loro ne raccontano sui mariti,  ci prenderemo in giro vicendevolmente, anche in pubblico, ma in totale un uomo che “ha avuto successo con le donne” le guarda un po’ tutte con tenerezza. Con un pregiudizio sì, ma positivo.
Ciò posto, leggendo che le donne si organizzano e provano ad unirsi per difendersi, non si può che esserne contenti. Non solo in molti Paesi del mondo le donne sono realmente maltrattate, ma anche in Italia, dove pure sono molto rispettate, c’è ancora spazio. Ci si accinge dunque a leggere con simpatia l’articolo sulla “due giorni” di Siena, quella convocata al grido di “Se non ora, quando?”
Purtroppo si finisce delusi. Sono queste, le donne che amiamo, o per caso sono altre?
Torniamo indietro nel tempo. Le femministe hanno cominciato reclamando la parità politica. Emmeline Pankhurst merita un monumento in tutti i Paesi civili. Hanno poi reclamato pari retribuzione per pari prestazione di lavoro e non si vede come si potrebbe dar loro torto. Hanno reclamato anche il diritto di essere un po’ “puttane” (e perché no? Gli uomini non si vantano forse di essere donnaioli di successo?), ed hanno associato queste richieste con la libertà di essere madri o no, di accettare la gravidanza o di abortire. Anche se certe manifestazioni sono state stupide – il rogo dei reggiseni, il gesto dei genitali femminili, ecc. – nella sostanza tutte le loro richieste sono sembrate ragionevoli semplicemente perché è bastato chiedersi: “Se fossi nei loro panni, non sarei d’accordo?”
La delusione indotta dalla manifestazione di Siena nasce invece proprio da questo: mentre il femminismo era un movimento serio che voleva ottenere cose serie, qui c’è un movimento futile che non sa quello che vuole. E spara parole a vanvera: “Qui nasce una rete organizzativa che consiste radicata all’estensione territoriale», ha detto la storica Sapegno, con un italiano zoppicante che nel dubbio attribuiamo  alla giornalista(1). “In un’Italia così divisa, le donne anche qui a Siena hanno dimostrato di essere un punto di unificazione. Da qui parte una nuova forza per cambiare il Paese”. Bla bla. Un forza che dovrà “costruire insieme l’agenda delle politiche delle donne italiane”. Manco al singolare, al plurale: le politiche. E quali, di grazia?
È tutto? Certo che no. “La seconda parola d’ordine che esce dalla due giorni di Siena è ‘cambiamento’ ”. Change. Yes, we can. “Noi lavoriamo su obiettivi condivisi – dice la Sapegno – questa è la nostra forza. E la nostra autonomia si misura nei fatti. Non siamo anti-politiche. Non facciamo sconti a nessuno e non siamo contro nessuno. Anzi la chiave e la forza di “Se non ora quando” è che siamo inclusive”. Non solo ci ubriachiamo di bla bla, ma invitiamo chi lo vuole ad unirsi a noi per ubriacarsi di bla bla.
L’idea che si possa agire sulla società italiana senza un’idea politica precisa è velleitaria. E pericolosamente erronea è la speranza che un qualunque progetto possa trovare tutti (o tutte) d’accordo. In democrazia l’unanimità non c’è mai. In particolare, in Italia non c’è uno scandalo – come la lapidazione delle adultere – che potrebbe mettere tutti d’accordo. Dunque meglio sarebbe stato confessare le proprie idee politiche, i propri programmi concreti, e vedere chi ci stava. In queste condizioni, è stata solo una scampagnata.
Che delusione. O le donne non hanno più nulla da conquistare, in Italia, oppure questo movimento non è stato organizzato dalle migliori di loro.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
10 luglio 2011
(1)http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_10/donne-sapegno-politica-pronzato_5938fa9e-aaf7-11e0-a2e7-98abda3c461e.shtml

IL POST-FEMMINISMO NON HA IDEEultima modifica: 2011-07-11T07:43:55+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL POST-FEMMINISMO NON HA IDEE

  1. Ricordo 20 anni fa le casalinghe con la federcasalinghe. Oggi si tenta di ripetere l’operazione. Perché tutto ciò? Per far posare il culetto della più furba in Parlamento.

  2. Non ho visto la due giorni senese e quindi può darsi che le mie critiche non siano molto obiettive.
    Le donne (quali?) quelle maggiormente di sinistra (mi pare) hanno fatto tante dichiarazioni di principio, molti slogan e poi? Dove sono le proposte concrete? Ritengo che ne abbiamo abbastanza di parole, di bla bla senza costrutto se davvero vogliono fare qualcosa ci dicano su cosa poggiano questo movimento. Negli anni Settanta, per non tornare troppo indietro nel tempo, le femministe, aiutate in questo da partiti che allora erano formati in maggioranza da uomini, ponevano i loro obiettivi su proposte concrete quali aborto e divorzio e si sono visti i risultati, ma oggi? Come donna non mi sento di irridere ad altre donne ma se questo movimento non diventa più serio è meglio che tali donne imparino di nuovo a far la calza, forse più costruttiva di tanti bla bla..

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