QUESTIONI LINGUISTICHE

Scrive il sig. “pietro” al forum linguistico “Scioglilingua”, del “Corriere della Sera”.
Caro Professore,
l’ottimo Paolo Fai in post odierno magnifica la nostra lingua con ottimi argomenti. A maggior sostegno riporto una parte di un articolo a firma di Armando Massarenti pubblicato sul “Sole 24 Ore” odierno:”Sia il neuroscienziato Benini sia il letterato Bonnefoy si soffermano sulla concretezza della parola poetica. Ed è bello ricordare quanto ciò abbia a che fare con la lingua italiana, con la sua ricchezza, precisione e duttilità: le parole francesi, osserva Bonnefoy, «non hanno – come “montagna” o “mare” o “silenzio” o “immensità” – quella ricchezza sonora che è pari a quella del mondo sensibile (…) Là ove l’italiano è concreto, nei suoi versi, e rimane nel respiro della vita, in francese v’è un passaggio all’idea, un distrarsi dall’ascolto verso gli orli della significazione». Chi volesse leggere per intero l’articolo vi troverà altre interessantissime osservazioni. E’ singolare, professore, che sia un francese a rendere omaggio alla nostra lingua, ad evidenziarne l’adesione delle parole alla realtà descritta distaccandosi da altre che tendono ad idealizzare i concetti espressi.
Cosa ne pensa professore? Sono riflessioni, quelle espresso dall’articolo riportato, degne di un commento da parte sua?
Saluti.
Probabilmente domani comparirà nella stessa sede questa mia risposta.
FRANCESERIE
Innanzi tutto, parlare di “concretezza della parola poetica” mi pare azzardato. Ma questo è solo un forum linguistico e non vale la pena di discuterne. Viceversa non mi sento di prendere molto sul serio il letterato Bonnefoy quando scrive che le parole francesi “non hanno – come ‘montagna’ o ‘mare’ o ‘silenzio’ o ‘immensità’ – quella ricchezza sonora che è pari a quella del mondo sensibile (…) Là ove l’italiano è concreto, nei suoi versi, e rimane nel respiro della vita, in francese v’è un passaggio all’idea, un distrarsi dall’ascolto verso gli orli della significazione”. Sarei tentato di sorridere di tale pomposa esibizione di fantasia ma preferisco rimanere sul piano della lingua.
Il suono e le connotazioni di una lingua sono evidentemente diversi per chi quella lingua la usa dall’infanzia, nella vita quotidiana, e per chi l’ha appresa come lingua straniera, a volte solo nel suo uso colto. È proprio per questo che è così difficile tradurre le poesie. Credo di conoscere il francese e per quanto riguarda montagna e montagne, immensità e immensité, non riesco a percepire nessuna seria differenza.
Capita soprattutto a chi conosce male la lingua straniera di attribuire a certe parole connotazioni e valori che non hanno, o che hanno addirittura opposti. Chiffon in italiano è parola che fa pensare ad abiti eleganti e stoffe preziose, in francese è uno straccio. Boutique da noi è un negozio elegante che vende merce di lusso, in Francia è in primo luogo un povera bottega. Magari i grandi sarti francesi hanno usato quella parola per antifrasi ma l’antifrasi si è persa passando le Alpi. Insomma, piuttosto che dedurre da quell’articolo notizie sulla lingua italiana, ne deduco soltanto che il sig.Bonnefoy non la conosce molto bene.

QUESTIONI LINGUISTICHEultima modifica: 2011-07-18T11:52:54+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “QUESTIONI LINGUISTICHE

  1. So che agli italiani, il nostro Pardo probabilmente incluso, piace soprattutto polemizzare e che quindi a loro puo’ non giungere completamente gradito un giudizio che sia loro completamente favorevole. Detto questo: Pardo ha colto, a mio parere, assolutamente nel segno con le sue penetranti osservazioni, di cui gli sono grato.
    Claudio Antonelli (Montréal)

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