ESSERE O SEMBRARE INTELLIGENTI

Il miglior modo per sembrare onesti, intelligenti o artisti, è esserlo. E tuttavia avviene che qualcuno abbia quelle qualità e non gli siano riconosciute. E avviene pure il contrario. Come districarsi quando sorge il dubbio? 

Il problema è particolarmente interessante per l’intelligenza: a fronte della stupidità e della superficialità essa infatti dovrebbe risplendere per la sua chiarezza e profondità e tuttavia non è così. Nel giudizio contano infatti la persona intelligente e la persona che dovrebbe riconoscere questa intelligenza: e nulla impedisce che la stupidità del secondo neghi al primo un’intelligenza che ha o gli attribuisca un’intelligenza che non ha. Dal momento che tutti questi sembrano giochi di parole, meglio fare un esempio.

Un uomo va da un santone e gli dice: “C’è una donna che potrei sposare. Lei mi ama, io non ne sono innamorato ma lo stesso può darsi che lei sia la buona occasione della mia vita. Che devo fare?” Se il santone risponde: “Le stelle risplendono ma alla loro luce non si può leggere. E la tua anima saprà illuminarsi se la guardi negli occhi. Devi però essere capace di ascoltarla”, queste parole lo faranno passare per una persona più che intelligente: saggia. Il suo messaggio contiene fra l’altro quel pizzico di mistero che fa presumere una profondità maggiore di quella che si è percepita. 

Ma un cinico non si lascia incantare dalle parole e legge così quella risposta: “Il futuro è imprevedibile. Puoi solo cercare di capire che cosa è bene per te”. Se il guru si fosse espresso così, sarebbe sembrato intelligente? sarebbe sembrato superiormente saggio? Certamente no. Sarebbe sembrato uno che risponde: “Non lo sai tu e vuoi saperlo da me?”

Il guru può dunque sembrare superiormente intelligente a uno sciocco mentre sembrerà un furbo e un truffatore a una persona intelligente. E bisogna stare attenti al contesto, a volte fatto per ingannare sul valore di ciò che è detto. Il guru si circonda di un ambiente magico e di collaboratori ossequiosi, così come sovrani, presidenti e papi sembrano intelligenti perché, in un quadro maestoso, e mentre tutti ascoltano in devoto raccoglimento, dicono solenni ovvietà: è meglio essere sani che malati, meglio ricchi che poveri, meglio liberi che schiavi. E che altri si occupino di realizzare questo paradiso. Se bisognasse giudicarli da queste loro parole, sarebbero dei cretini. Ma chiaramente le dicono per dovere d’ufficio. Può darsi che – in altro contesto, appunto – siano realmente molto intelligenti. 

Per sapere se una persona è intelligente o no, il primo problema che dobbiamo porci è se noi siamo all’altezza di giudicarla e se abbiamo gli strumenti adatti alla valutazione. Se non li abbiamo, non dobbiamo però arrenderci incondizionatamente. Se un filosofo o un grande medico tengono una conferenza di cui alla fine confessiamo di non avere capito niente, non dobbiamo dedurne che il conferenziere abbia detto sciocchezze. Ma neppure che abbia svelato superiori verità. Dobbiamo fermarci al fatto che, non avendo capito quello che diceva, non possiamo giudicarlo. Il latinorum manzoniano può giudicarlo chi conosce il Diritto Canonico.

Tuttavia, anche rispetto a coloro le cui competenze vanno oltre le nostre, soccorrono “piccoli segnali”. Per cominciare, la chiarezza è sintomo di intelligenza, mentre l’oscurità è allarmante. Chi non si fa capire forse non sa bene quello che pensa. E c’è anche il pericolo che, se non vuole ingannare noi, forse vuole ingannare se stesso.

Altro elemento allarmante è la vanità. Se il grande clinico impone un’ingiustificata anticamera, si presenta con un codazzo di famuli e assistenti, ha un atteggiamento ispirato e sembra dire continuamente cose importantissime, c’è il rischio che sia un grande commerciante piuttosto che un grande sapiente. Uno che – se va bene – vende in uguale misura medicina e fumo. Il grande scienziato è troppo cosciente dei propri limiti per non essere semplice e, si direbbe, umile. Proprio per questo in ogni ambito esistono da una parte i professionisti stimati dal grande pubblico e quelli che sono stimati dai colleghi. Anche se a volte la gente non sa chi siano.

L’intelligenza è come lo stile. Indro Montanelli sembrava scrivere come tutti, dicendo cose semplici e piane, e tuttavia, chi avesse tentato di dire le stesse cose, avrebbe visto che i suoi periodi al confronto sarebbero nati noiosi, contorti, aggrovigliati. E soprattutto meno chiari.

Piuttosto che da fumose esibizioni di complessità culturali, l’intelligenza è rivelata dalla chiarezza d’idee. Piuttosto che da brillantezze da circo è rivelata dalle sciocchezze che non si dicono. E dalla semplicità, soprattutto. È questa la ragione per la quale probabilmente Michel de Montaigne è più intelligente  di Friedrich Hegel.

Gianni Pardo,

giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

19 luglio 2011

ESSERE O SEMBRARE INTELLIGENTIultima modifica: 2011-07-19T16:57:06+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “ESSERE O SEMBRARE INTELLIGENTI

  1. Il suo post tocca qualcosa di importantissimo, la definizione di intelligenza. In genere l’intelligenza e’ definita come l’abilita’ a risolvere problemi, ma io penso che invece intelligenza, si puo’ definire meglio come l’abilita’ di “prevedere” il futuro, nel senso di sapere prevenire i problemi, avere visione, immaginazione, e prevedere la reazione delle persone e delle cose in situazioni complesse.

    Se uno ha questa abilita’, avra’ successo nella vita in quanto sapra’ prendere decisioni vedendo “lontano”, e pianificando il proprio successo.

    Infatti la non-intelligenza, oppure la stupidita’, e’ proprio caratterizzata dal contrario, non capire cosa succede intorno a se, agire senza capire le reazioni altrui, “non vedere oltre il proprio naso” insomma.

    Le persone intelligenti, hanno visione, quindi sono rilassate ergo non hanno bisogno di nascondersi dietro discorsi fumosi, non hanno bisogno di valorizzarsi artificialmente, sono persone umili, e generalmente hanno successo personale (il che vuol dire persone in pace con se stesse, non necessariamente persone di successo sociale).

    Il fatto interessante e’ che l’intelligenza e’ distribuita come una curva Gaussiana, ci sono tante persone di intelligenza media, e poche veramente stupide, e altrettante poche veramente intelligenti. Questo e’ il problema…. soprattutto e’ il problema delle persone intelligenti, che vedono progredire la societa’ con la velocita’ delle persone di intelligenza media, non con la velocita’ che loro si aspetterebbero.

    A rileggersi,

    R. Micheletto

  2. Ho sempre pensato che l’intelligenza è una corda di violino, ma il suono vale di più o di meno secondo il valore della cassa di risonanza. Cioè del resto della personalità. Ma questo rende il discorso molto, molto più complesso.

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