HIC RHODUS

Se fra due palazzi molto alti ma molto vicini si ponesse una bella tavola larga quaranta centimetri e ci chiedessero di andare dall’uno all’altro camminando su di essa, si può contare sul fatto che almeno il novantanove per cento si rifiuterebbe. Se invece, sui due lati di quella tavola, si ponessero a destra e a sinistra due strisce di cartone larghe un metro, in modo che camminando non si vedesse l’abisso, molti proverebbero a passare, e forse chiunque in caso d’incendio.

L’esempio l’ha fornito Michel de Montaigne (senza i cartoni) sostenendo che il dato emotivo modifica i nostri comportamenti: la razionalità non è la nostra unica guida. Essa infatti dovrebbe consigliarci di passare sulla tavola indipendentemente dalla vista del pericolo, se è vero che tutti ci sentiamo capaci di percorrere quattro metri su una striscia larga quaranta centimetri.

Oggi avviene qualcosa di analogo in politica. L’Italia intera esulta per l’insediamento del nuovo governo. Non si sa quello che potrà fare e non si sa se riuscirà a salvare l’Italia dal default: ma nel dubbio siamo contenti. I cartoni ci rassicurano.

La situazione dell’Italia, anche se i mercati la percepiscono peggiorata, è esattamente quella di un mese fa. Il debito pubblico è lo stesso, la nostra legislazione del lavoro non è cambiata, il nostro fisco non è divenuto più o meno pesante. È cambiato solo il governo, ma è cosa senza importanza, se non sono cambiate le condizioni obiettive in cui esso può operare.

Questa affermazione apparirà discutibile a molti. Mentre un mese fa mezzo Parlamento era impegnato ad impedire a Silvio Berlusconi di adottare alcune misure, ora quello stesso mezzo Parlamento potrebbe sostenere il governo Monti mentre cerca di fare le stesse cose. Giustissimo. E tuttavia, l’ottimismo è fuor di luogo. 

Il centro-destra e il centro-sinistra sono da molti anni su opposte barricate e si dividono su argomenti che da un lato sono gli unici che potrebbero salvare l’Italia, dall’altro provocano le più appassionate reazioni emotive nei due schieramenti. Se Monti parla di patrimoniale, il Pdl è pronto a buttar giù il governo. Se Monti parla di riformare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il Pd è pronto a mettersi di traverso. Se infine il governo adotta provvedimenti non incisivi, per non inimicarsi nessuno, non salva l’Italia: un malato di cancro non si cura con l’aspirina.

Questo spiega perché il Pd non ha spinto per le elezioni, né nei mesi recenti né in occasione della crisi del governo. Perché, se le avesse vinte, si sarebbe trovato nei guai. È stato sempre meglio parlare di un governo comunque denominato e comunque composto per non doverci mettere la faccia in esclusiva e in prima persona. 

Oggi il Pd spera che l’ex maggioranza gli tenga il sacco mentre Monti, caricandosene tutta l’impopolarità, fa il necessario per l’Italia. Se al contrario Pierluigi Bersani personalmente fosse stato Presidente del Consiglio, o non avrebbe potuto far niente – e sarebbe stato ricordato nei secoli come colui che ha fatto più male all’Italia dello stesso Mussolini nel 1940 – oppure avrebbe reso il Pd talmente odiato da tutti, a destra come a sinistra, da farlo sparire come la Dc del 1993. Nelle condizioni attuali, invece, potrà sempre gridare che sta inghiottendo la più amara delle pillole per amore della patria e per non darla vinta a Berlusconi. Anche per questo il suo sostegno a Monti è di molto più entusiastico di quello degli avversari. 

Il centro-destra in questo momento è invece felicissimo di avergli passato la patata bollente. Fra l’altro, anche se non ha interesse a far cadere il governo (per le stesse ragioni di cui sopra) può permettersi il lusso di tenerlo sotto la minaccia delle armi e di disconoscerlo quando gli converrà. Mentre il centro-sinistra – che questo governo almeno a parole ha fortemente voluto – non ha soluzioni di ricambio e sa che il fallimento di Monti sarebbe il suo fallimento.

Sembra un’ironia, ma tutto ciò conferma quello che ripeteva Berlusconi: “Questo governo non ha alternativa”. Sembrava una vanteria e infatti la sinistra e il centro gli replicavano che un governo-senza-Berlusconi avrebbe fatto di più e di meglio. Purtroppo oggi essi si trovano nella scomoda necessità di dimostrare di esserne effettivamente capaci. 

Uno sbruffone greco diceva continuamente di avere effettuato un salto mirabolante a Rodi e uno degli astanti, stanco di quelle parole, pose un’asticella in alto e intimò: “Hic Rhodus hic salta, siamo a Rodi, ora salta”. Lo stesso è avvenuto in politica. Berlusconi avrebbe potuto dire “Hic Rhodus” e non gli avrebbero dato retta, ora invece la sinistra e il centro se lo sono detti da sé. Poveretti.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

19 novembre 2011

 
HIC RHODUSultima modifica: 2011-11-19T09:05:18+01:00da gianni.pardo
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