IL TURIBOLO DEL CORRIERE DELLA SERA

Si leggono i giornali per saperne di più e se ne ricavano solo celebrazioni e indottrinamento. Dal momento che la convenzione attuale è quella di dire bene del governo Monti (buono), in contrasto con ciò che si diceva del governo Berlusconi (cattivo), Dario Di Vico, sul “Corriere”, depone anche lui il suo fiorellino(1).

“Mario Monti – scrive – ha scelto di intestare il suo governo ai giovani e alle donne”. Un po’ come i calciatori “dedicano il goal”. Con la differenza che i calciatori lo fanno dopo averlo segnato il punto, non prima.

Poi segnala – oh scoperta – che l’azione del governo è condizionata dai partiti, in particolare dall’ex maggioranza per quanto riguarda la patrimoniale. Sono necessarie concertazioni. E “Se per riformare il mercato del lavoro il primo ministro ha promesso di ricercare l’accordo con il sindacato, simmetricamente nel procedere alla riforma degli Ordini sarebbe vantaggioso scommettere sul coinvolgimento e la maturità del mondo dei professionisti”. Giustissimo. In altre parole, dal momento che se si aspetta l’accordo dei sindacati non si riformerà mai il mercato del lavoro, aspettando l’accordo degli Ordini non si riformeranno mai gli Ordini. Ed è un peccato, perché così non si tiene conto della saggezza di Di Vico. Che ha un altro prezioso consiglio da dare: “Bisognerà porre, dunque, molta attenzione alla tempistica dei provvedimenti”. E in Italia si sa benissimo che la tempistica migliore è quella di rinviare non alle prime, ma alle seconde calende greche.

“Resta il grande tema della riduzione dei costi della politica”. E qui siamo d’accordo tutti, dice Di Vico: dunque “si tratta solo di agire” (mentre nei precedenti casi si trattava di parlare). Il piccolo particolare è che i costi della politica interessano soprattutto i cittadini rancorosi che mal sopportano (giustamente) i privilegi dei politici, mentre di essi non si cura l’economista serio. Perché la loro incidenza sui problemi nazionali è pressoché nulla. Se da domani non si desse più un soldo ai nostri parlamentari non se ne accorgerebbero minimamente né il pil né il debito pubblico. Ma questa “riduzione dei costi della politica” si può fare subito, si tratta solo di agire”, scrive Di Vico: e dunque siamo salvi, alleluia, Madama la Marchesa!

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

18 novembre 2011

(1)http://www.corriere.it/editoriali/11_novembre_18/di-vico-passi-necessari_c5c9315a-11aa-11e1-8aad-a8a00236e6db.shtml

 

Da liberale e convinto sostenitore della società aperta Mario Monti ha scelto di intestare il suo governo ai giovani e alle donne. Ha sostenuto che la loro attuale marginalità non è solo un gigantesco spreco di capitale umano ma una delle cause della mancata crescita. Da qui l’enfasi che il primo ministro ha voluto mettere nel proporre la piena inclusione delle donne in ogni ambito lavorativo/ sociale e persino l’idea di una tassazione differenziata. Dalla scelta pro outsider è emerso anche l’impegno a combattere il dualismo del mercato del lavoro che vede una parte degli occupati ipertutelata e l’altra priva di diritti e condannata all’invisibilità. Con questa impostazione Monti nel suo primo messaggio ha parlato ai senatori ma idealmente si è rivolto al Paese reale identificando i segmenti della società più interessati al cambiamento. Gli stessi più volte evocati nei discorsi e nell’analisi di Mario Draghi nella sua veste di governatore della Banca d’Italia.

Spenta l’eco degli applausi è lecito però raccomandare al governo, in nome dell’efficacia dell’azione di contrasto all’emergenza finanziaria, di non limitarsi al consenso della platea sociale di intonazione riformista. Il successo del percorso di risanamento non può prescindere dall’orientamento del ceto medio e dai riflessi che ha sui comportamenti dei partiti dell’ex maggioranza. Non a caso il presidente del Consiglio ha escluso tra le misure indicate ieri quella tassa patrimoniale che avrebbe creato sconcerto in larghi settori dell’elettorato di centrodestra e non solo in un ristretto circolo di super ricchi. La stessa precauzione, però, è bene che valga anche in materia di liberalizzazioni delle professioni. Se per riformare il mercato del lavoro il primo ministro ha promesso di ricercare l’accordo con il sindacato, simmetricamente nel procedere alla riforma degli Ordini sarebbe vantaggioso scommettere sul coinvolgimento e la maturità del mondo dei professionisti.

Per portare a compimento anche solo una parte dei provvedimenti che Monti ha illustrato ieri, il nuovo esecutivo dovrà evitare che alle preoccupazioni e alle riserve largamente presenti nei gruppi del Pdl si saldi il mugugno di un ceto medio allarmato dalla somma di misure come la reintroduzione dell’Ici, l’abolizione degli Ordini e l’azzeramento dei privilegi nel trattamento previdenziale. Bisognerà porre, dunque, molta attenzione alla tempistica dei provvedimenti e all’efficacia della comunicazione. Ben venga il completamento della spending review ma i tempi del consenso non sono quelli dell’accademia e di conseguenza i tagli al budget statale e un segnale forte in materia di lotta all’evasione è bene che anticipino eventuali aumenti delle entrate.

Resta il grande tema della riduzione dei costi della politica che rappresenta quasi un impegno elettivo per un governo composto da tecnici. Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno su questo giornale a più riprese identificato le aree sulle quali intervenire con celerità e in maniera tangibile. Sia l’elettorato del Pdl sia quello del Pd sono largamente favorevoli e quindi si tratta solo di agire.Dario Di Vico

 
IL TURIBOLO DEL CORRIERE DELLA SERAultima modifica: 2011-11-18T12:48:20+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL TURIBOLO DEL CORRIERE DELLA SERA

  1. E’ imbarazzante la quantità di melassa che è stata trabordata sugli attuali numi salvatori da coloro che hanno per converso riversato l’esatto opposto sui deposti fino a pochi giorni fa. Giorni, non secoli. Non che non si possa, capiamoci, ma se la virtù sta nel mezzo costoro così facendo dimostrano di non possederne granchè. Ieri l’altro c’era lo spread a soffocarci: oggi non c’è più – ed anzi: siamo BEN sotto quota 500 (…). Ieri c’erano le intercettazioni ad opprimerci: oggi non ci sono più. E le inchieste: sparite. E il conflitto d’interesse: sparito (e che sarà mai, a confronto dell’enormità degli attuali, molteplici in numero e importanza?). E le donne di malaffare certo: vogliamo mettere con la sobria, attuale first lady? “Sobrietà” è una dei nuovi cardini a proposito, paradigma e imprimatur, parola d’ordine e nuova via da seguire.
    Oltre il banale e melenso dicessero verità: il nuovo Governatore_Del_Tutto avrà anche intestato a giovani e donne, ma di donne per cominciare ce n’è una meno di prima – per quanto la Camusso entusiasta vada declamando che finalmente ce ne sono tre. finalmente. vai a capire – e l’età media dei Governatori_Del_Tutto al gran completo è beh, un pochetto più alta della precedente. Con buona pace della coerenza, e di altro a seguire..
    Se questo vuole il nuovo che avanza, noi ci mettiamo comodi in poltrona ad osservare che sarà. Ce n’è più di quanto serva per far scoppiare il tutto alla prima scintilla levata dal vento, come fuochi da inizio anno.
    A me i fuochi artificiali piacciono.

  2. Caro Felice,
    ciò che lei scrive è molto interessante ed io, da “immorale”, lo prendo perfettamente sul serio. Dunque le rispondo:
    1) Non sono abbastanza competente per dirle se lei ha ipotizzato una soluzione geniale o assurda. Questa risposta è più importante di quelle che seguono.
    2) Indubbiamente si tratterebbe di un provvedimento risolutivo ma tale da produrre molti danni. Quando si ipotizza una legge bisogna anche ipotizzare le sue conseguenze “impensate” ma non per questo meno importanti.
    3) Un simile legge, plausibile economicamente, sarebbe un incancellabile disonore per gli Stati che l’avessero votata. Gli Stati violerebbero un contratto sottoscritto non con altri Stati (in questo campo vale l’immoralità della politica internazionale) ma con i loro stessi cittadini, e qui la sanzione esiste, in democrazia. Si ricordi che nessuno ha dimenticato l’intervento di Giuliano Amato del sei per mille.
    4) Infine e soprattutto, nessuno Stato adotterebbe un simile provvedimento se non vi è obbligato dalla situazione concreta. E dunque, nel nostro caso, la Germania non l’accetterebbe mai, perché non ne ha bisogno. E neppure l’Olanda. Ecc. Sicché il problema finirebbe col riguardare quelli che rischiano il default. Dunque, ritorno alla casella di partenza.
    5) Infine non ho capito il suo rientro del capitale, “mese per mese”, ma sembra un bel piano.

  3. Ho idea, caro Pardo, lei abbia espresso risposta sul topic sbagliato, che penso essere piuttosto relativo alla crisi, pt. I.

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