UN CRIMINE ECONOMICO: ODIARE IL LUSSO

Riccardo Illy è un noto industriale ed esponente del centro-sinistra: è stato anche sindaco di Trieste. Non si può dunque dire che, almeno di cuore, stia dal lato dei “capitalisti”. E tuttavia ieri ha dichiarato la propria intenzione di vendere il suo cabinato perché stanco dei balzelli che pesano su di esso. In particolare non sopporta la recente “tassa di stazionamento”. Inoltre non ne più della criminalizzazione di chi possiede una barca: “se non vogliono che la tenga, la vendo”, ha concluso.

Se si prende la notizia come qualcosa che riguarda un signore che si chiama Illy non si può dire che sia di grandissimo interesse. Le cose cambiano di molto se la si guarda come un indice della nostra situazione socio-economica. Infatti mentre non c’è da piangere sull’industriale triestino – che in futuro potrà ricomprare la barca o, al limite, già oggi potrebbe parcheggiarla in Croazia – chi è da compiangere sono i fabbricanti di barche; coloro che lavorano nei porti; quelli che effettuano le riparazioni; quelli che gestiscono le gru per tirarle fuori dall’acqua; quelli che si occupano della manutenzione o del rimessaggio. Insomma tutti coloro che, senza essere proprietari di nulla, di barche vivono. È questo l’errore che si commette. 

Il lusso non va scoraggiato. Può dare fastidio al povero, se è anche invidioso; può provocare l’odio di chi è tanto ingenuo da attribuire ogni forma di ricchezza all’ingiustizia della società: in realtà è un fattore economico importante. Forse amare il fasto è stupido, in quanto spinge sovente a spese inutili e infruttuose per sciocchi orpelli o plateali manifestazioni di potere economico, ma esso dà lavoro a molti. Per questo motivo bisogna considerarlo con un sorriso di divertito disprezzo e nel frattempo approfittarne. Come insegnava un antico proverbio siciliano: “Se il ricco non fosse minchione, il povero potrebbe sopravvivere?” Intendevano, quei contadini, che il ricco fa spesso male i suoi interessi e che il povero approfitta in qualche modo anche della ricchezza che non ha.

Il lusso è un fattore della produzione. Se si compra una poltrona dell’Ikea, si paga un prezzo molto ragionevole. Se invece si compra un rottame del Settecento e lo si porta da un restauratore, si finirà col pagare l’equivalente di parecchie poltrone moderne solo per l’orgoglio di esibire un pezzo d’antiquariato. Ma nel frattempo si sarà dato lavoro ai restauratori e a tutta la branca di attività che ruota intorno ai mobili antichi. Lo stesso vale per le pellicce, le automobili costose, le piscine, i motoscafi, i cavalli da corsa, le ville fastose. Non è intelligente guardare al risultato finale, cioè alla cosa realizzata e al sorriso compiaciuto del suo proprietario: bisogna pensare che quella cosa, prima di esistere, è stata pietra, ferro, legno, acciaio, plastica, e soprattutto lavoro. E che una volta fabbricata essa continuerà a dare lavoro non ai miliardari, ma a tutti coloro che dovranno occuparsi della sua manutenzione e delle sue riparazioni.

Né si deve dimenticare che l’oggetto di lusso ha un costo molto minore, se non è nuovo. Si vende molto più facilmente una vecchia Punto che una Bmw di tre anni. E mentre la perdita di valore fra il nuovo e l’usato è ragionevole per la piccola Fiat, è rovinosa per la Bmw. Questo significa che l’eventuale impiegato appassionato di automobili potrà concedersi quella Bmw solo se lo Stato non avrà troppo scoraggiato il primo compratore. E significa anche che, se pure col prezzo dell’usato l’impiegato avrà fatto un affare, le spese di manutenzione sono le stesse per lui come per il milionario. E darà dunque lavoro a meccanici, venditori di pezzi di ricambio, assicuratori, ecc.

La lotta contro il lusso è il risultato dell’invidia ma soprattutto dell’ignoranza in economia. I parlamentari la sostengono perché la politica è costantemente malata di demagogia e se dicessero a voce alta ciò che qui si legge non convincerebbero nessuno. Ma ciò non vuol dire che chi pensa con la propria testa debba accogliere con piacere la notizia che Illy venderà la sua barca. Ciò non preannuncia nulla di buono per la nostra nautica e per tutti gli altri lavoratori del settore. 

Non è che ammazzando il lusso saremo tutti più ricchi: saremo soltanto più simili ai cinesi quando c’era Mao Tse Tung.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

14 gennaio 2012

Avverto gli amici che sarò assente dal 16 al 27 gennaio

UN CRIMINE ECONOMICO: ODIARE IL LUSSOultima modifica: 2012-01-14T09:23:00+01:00da gianni.pardo
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