PORCELLUM: E ORA CHE COSA AVVERRA’?

Lo studente di legge che si accosta allo studio del diritto costituzionale affronta con fastidio il capitolo dei sistemi elettorali. La materia è complicata. Mentre gli scopi sono chiari – un Parlamento che corrisponda alla volontà degli elettori e permetta la stabilità governativa – i metodi per arrivarci sono molti, diversi e contraddittori, tanto che alla fine si arriva alla domanda inevitabile: “Ma possibile che non si sia trovato un sistema che risponda a tutti questi scopi e faccia cessare la discussione?” Purtroppo quel sistema non si è trovato e forse non si troverà mai. 

La legge elettorale è una coperta troppo corta che non può coprire tutte le richieste. La maggior parte della gente non conosce questo elementare principio e protesta contro le varie leggi come se i parlamentari avessero sbagliato per qualche interesse partigiano e malvagio, mentre potevano votare “la legge perfetta”. Non sanno che la “legge perfetta” non esiste: ignorano in particolare che il tira e molla fra governabilità (che richiede il premio di maggioranza) e rappresentatività (che richiede il proporzionale più o meno puro) non cesserà mai e lascerà sempre scontento qualcuno. Il premio di maggioranza sembra una violenza sui più deboli ma se si rinunzia alla governabilità si ottiene quel disprezzo generale di cui fu oggetto la Quatrième République, fino all’avvento di De Gaulle. Per non parlare dell’Italia con i suoi governi che duravano in media undici mesi.

La legge non può che essere imperfetta e i partiti ne ricavano l’autorizzazione a tirare l’acqua al proprio mulino. Si appellano ai grandi principi ma hanno presente solo il loro interesse.

Il caso dell’Italia dei Valori è esemplare, in questo campo. Col Porcellum, se alle prossime elezioni l’Idv non fosse accettata dal Pd nella coalizione – cosa non impossibile, dopo il comportamento di Di Pietro in questi quattro anni – ci sarebbe il rischio che l’elettorato per dare un “voto utile” riversi i propri consensi sul Pd. E se l’Idv non raggiungesse il 4% farebbe la fine di Rifondazione Comunista. Ecco perché lo sbarramento del 4% e il premio di maggioranza – caratteristiche del Porcellum che tolgono al Pd la necessità di avere la compagnia dei piccoli partiti – sono viste da Di Pietro come il fumo negli occhi. Esse infatti, mentre favoriscono la governabilità, spianano la strada ai grandi partiti i quali possono vincere da soli o con la coalizione da loro scelta. Ciò spiega al passaggio perché, al contrario di ciò che dicono in pubblico, Pd e Pdl hanno tutto l’interesse a mantenere l’attuale legge. Lo stesso Berlusconi l’ha del resto confessato, con la sua abituale, improvvida franchezza, quando ha detto che la legge “non è poi così male”.

Qualche mese fa Di Pietro, che se non è un pozzo di scienza è certo un uomo estremamente furbo, si è detto: “Dal momento che tutti stramaledicono pubblicamente il Porcellum, se promuovo un referendum chi potrà andarmi contro?” E infatti ecco raccolte oltre un milione di firme. Poi è inciampato nella prevedibile giurisprudenza della Corte Costituzionale e ha dato in escandescenze: ha esagerato ma è umanamente comprensibile. Mentre l’Udc ha una lunga tradizione che le permette, volendo, di associarsi sia al Pdl sia al Pd, l’Idv ha disperatamente cercato di incrementare i propri consensi facendo una concorrenza da sinistra, anche sporca, al Pd, e proprio da esso domani potrebbe essere lasciata fuori all’addiaccio. Né potrebbe proporsi come alleata al Pdl. Come c’è scritto sui pali della luce: “Pericolo di morte”. E chi è in pericolo di morte a volte bestemmia, non solo contro il Quirinale.

La bocciatura del referendum non prelude ad un facile accordo fra i partiti sulla nuova legge elettorale. La condanna del Porcellum rimane rituale, per fare contenta la gente, ma per il resto si è in alto mare. Si potrebbero ripristinare le preferenze – questo non costa molto – ma lo sbarramento e il premio di maggioranza convengono troppo ai grandi partiti. Dunque c’è di che essere pessimisti, se si odia il Porcellum. E di che essere ottimisti, se si pensa che, con tutti i suoi difetti, il Porcellum è una buona legge. L’unico neo è che non ha esattamente lo stesso sistema per Camera e Senato: ché, se così fosse, salvo le iniziative di un qualunque Gianfranco Fini o di un dinamitardo pazzo, tutte le legislature durerebbero pacificamente cinque anni. E non sarebbe un male.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

13 gennaio 2012

PORCELLUM: E ORA CHE COSA AVVERRA’?ultima modifica: 2012-01-13T12:34:27+01:00da gianni.pardo
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