CASINI CON CHI?

Pierferdinando Casini ha concesso un’intervista al quotidiano “Avvenire” con la quale è riuscito a sorprendere. “Dopo Monti, ha detto, voglio continuare con Pd e Pdl. L’armistizio è necessario, deve andare avanti”. Ciò che è stato fatto fino ad ora, o ciò che si potrebbe fare da qui alle elezioni, non basta. La contrapposizione feroce fra i due massimi partiti è stata un errore. “È proprio questo ad aver trascinato il Paese sull’orlo del baratro”. Bisognerebbe proseguire le liberalizzazioni, rivedere le spese per almeno cinque o sei miliardi, abbassare ancora lo spread con i Bund, alleggerire la pressione fiscale… Si sarebbe tentati di chiedere: nient’altro?

Casini stupisce perché ciò che ha detto starebbe bene in bocca a qualcuno che sia digiuno di politica, mentre Pierferdinando è tutto l’opposto. È sulla scena, fra i protagonisti, da un’eternità e fa solo finta di dimenticare che il diavolo si nasconde nei particolari. 

Sugli scopi si è tutti d’accordo: chi non vorrebbe “alleggerire la pressione fiscale”? Ma nel momento in cui si tenta di attuare questo allettante progetto, sorgono parecchie domande: diminuendo il gettito della tassazione, a che cosa si dovrà rinunciare? O si vuole la botte piena e la moglie ubriaca? Inoltre, bisogna alleggerire la pressione fiscale diretta o quella indiretta? Nel primo caso si direbbe che si vogliono favorire i ricchi, nel secondo che non si è alleggerita la pressione fiscale. “Avete diminuito l’Iva? Sarà. Io non ho visto nessuna diminuzione dei prezzi”.

Per le liberalizzazioni, tutti d’accordo. Poi perfino i tassisti e i farmacisti fanno troppa paura perché si possa tirare diritto. Lo stesso per la diminuzione delle spese. Cosa bellissima, ma a che cosa si rinuncia? E che cosa ne dicono le persone che ne sono colpite? Tutti appartengono alla chiesa Nimby, “not in my backyard”, i sacrifici li devono fare gli altri.

Qualunque politica scontenta qualcuno. Non è un caso che tutti i partiti abbiano la tentazione di monetizzare per sé questo scontento, in termini di voti. Forse che c’è una diversa ragione per il fatto che Di Pietro si sia dissociato dal Pd e non sostenga il governo Monti?

Casini però non è uno sprovveduto. Mentre il suo discorso, in bocca ad un barbiere, ispirerebbe solo un sorriso, fatto da lui deve indurre alla riflessione. 

Probabilmente alle obiezioni sopra formulate egli risponderebbe che ciò che qui si sta dando per impossibile è esattamente ciò che abbiamo sotto gli occhi: abbiamo un governo sostenuto dagli arcinemici che, almeno per il momento, sembra aver salvato l’Italia dal peggio. Anche se il debito pubblico è aumentato in gennaio di 39,5 miliari di euro e nessuno ne parla. Ma non c’è Berlusconi e tanto basta. Comunque, è vero: la situazione sembra meno drammatica. Ma Casini ne trae la conclusione sbagliata.

Il governo Monti non è in carica perché Pdl e Pd sono disposti a fare un passo indietro per il bene dell’Italia, ma perché qualunque altra soluzione li danneggerebbe di più. Silvio Berlusconi si è dimesso in un momento in cui il Pdl avrebbe dovuto affrontare una situazione drammatica, con provvedimenti estremamente impopolari (richiesti dall’Europa), che forse il Parlamento non gli avrebbe consentito di varare e che avrebbero potuto condurre allo sfarinamento totale del partito di maggioranza e dell’Italia stessa. Così invece il Pdl è rimasto il partito più forte e può condizionare il Parlamento. 

Il Pd dal suo lato non è pronto a governare ed ha avuto anch’esso paura di assumersi una gravissima responsabilità. La coalizione che avrebbe potuto formare sarebbe stata minoritaria e frammentata e gli farebbe presto fatto perdere i consensi ottenuti stando prima all’opposizione. 

Il governo Monti ha dunque la funzione di sporcarsi le mani facendo quello che è necessario e che né il Pdl né il Pd sono disposti a fare. Ma nel 2013 ci sono le elezioni ed è escluso che il Pdl e il Pd si presentino come parti della medesima coalizione. Ciò posto, dopo una campagna elettorale condotta con il coltello fra i denti, come pensare che il vincitore sia disposto a condividere il potere col perdente?

Casini non doveva dire “Sono disposto a collaborare col Pdl e il Pd insieme, dopo il 2013”, ma “Sono disposto a collaborare col Pdl oppure col Pd, dopo il 2013”. Il potere è bello con chiunque lo si condivida.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

15 marzo 2012

 
CASINI CON CHI?ultima modifica: 2012-03-16T08:23:27+01:00da gianni.pardo
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