GHERUSH92 O DELLA COMICITA’ INVOLONTARIA

Gherush92 (www.gherush92.com/home_it.asp) è un’organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Tuttavia già il suo nome è allarmante. Il gruppo “gh” (ghepardo, pieghevole, seghetto) è corrente solo in italiano. La parola “Gherush” dunque, checché significhi, dovrebbe essere italiana. Ma, se così fosse, non si capirebbe il gruppo finale “sh”, chiaramente inglese. Chissà che quel nome non sia il risultato della malaccorta fusione dell’inizio di due cognomi,  per esempio Gherardi & Rush. In ogni caso qualunque cosa riguardi l’Onu non ci può stupire: basti dire che alla Libia di Gheddafi nel 2003  fu attribuita la Presidenza della Commissione Onu dei Diritti dell’Uomo.

Questa benemerita organizzazione di ricercatori e consulenti vorrebbe ora che la “Divina Commedia” fosse esclusa dagli studi degli adolescenti dal momento che essa è razzista,  omofobica, islamofobica, antisemita e, in una parola, troppo politically incorrect per essere messa nella mani dei ragazzi. Quanto meno dovrebbe essere “emendata”. Ora, a parte il fatto che è lecito domandarsi chi sarebbe l’analfabeta culturale che si sentirebbe di mettere le mani nelle terzine di Dante per correggerle o cancellarle, la richiesta è tanto patentemente assurda che essa non va commentata per quanto riguarda il Poeta – che da vivo si disinteresserebbe dei soci di Gherush92 quanto se ne disinteressa da morto – ma per quanto riguarda proprio loro, quei consulenti. Se degli intellettuali volessero mettere le mutande alla Luna, non gli chiederemmo di che colore le vogliono, ma li affideremmo al T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio), in un ospedale psichiatrico.

Non importa sapere se Dante sia realmente un gaglioffo. Anzi, per amore della discussione, ammettiamo che sia, come dicono gli accusatori, uno che odia gli ebrei, gli omosessuali, i maomettani e, chissà, anche i tassisti. E con ciò? Se c’è una lezione che i ragazzi devono imparare prima ancora di studiare Dante o qualunque fenomeno del passato, è che per capirlo bisogna usare i metri del suo tempo. Se qualcuno vuole trattare i romani da selvaggi perché ammettevano la schiavitù, non è necessario strapazzarsi per difenderli. Basterà rivelare all’incauto che è un ignorante. Del resto, coloro che si preoccupano molto di essere politically correct sono i conformisti dell’epoca attuale: dunque, da bravi conformisti, nel Seicento sarebbero stati degli entusiasti del rogo per le streghe, e nell’antichità non solo sarebbero stati per la schiavitù, ma addirittura dei ferventi della regola romana per la quale, nel caso di un crimine, gli schiavi dovevano essere sempre interrogati col sistema della tortura. Gli ignoranti trovano invariabilmente perfette le regole del loro tempo e inammissibili quelle degli altri tempi.

È vero, ci sono stati personaggi, come Michel Eyquem de Montaigne, che si sono sollevati interamente al di sopra della contingenza. Montaigne vedeva le guerre di religione con la stessa meraviglia di un nostro contemporaneo, capiva che una certa moda vestimentaria (il sacchetto esterno per i genitali maschili) un giorno sarebbe potuta apparire oscena, stimava le donne intellettualmente ed altro ancora.  Ma non si può pretendere da tutti la saggezza di quel filosofo. 

L’unico atteggiamento che si può concedere è che, mentre si esprime la massima comprensione per i fenomeni una volta che si sono inseriti nel loro tempo (si usa il verbo “storicizzare”, per questo), sia consentito preferire un’epoca ad un’altra. Si può stimare una civiltà tollerante più di una società intollerante, si può dire che è meglio trattare tutti nello stesso modo che essere antisemiti, anti-musulmani e anti-omosessuali: ma senza iattanza. I peccati che possiamo rimproverare alle altre società spesso, in passato, li abbiamo commessi anche noi. Uno che ha smesso di fumare ha il diritto di illustrare i vantaggi per la salute di questa decisione, non quello di trattare con superciliosa severità quelli che ancora fumano. Possiamo essere addolorati per l’esistenza dei fanatici islamici, ma non dimentichiamo che i fanatici religiosi li abbiamo avuti anche noi. Il nostro vantaggio, semmai, è che in Europa le ultime guerre di religione, salvo errori, risalgono al Sedicesimo Secolo e loro invece sono ancora qui. 

Da noi rimangono solo i fanatici della political correctness. Per esempio quelli di Gerush92. Ma costoro, più che farci paura, ci fanno ridere.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

15 marzo 2012

 
GHERUSH92 O DELLA COMICITA’ INVOLONTARIAultima modifica: 2012-03-15T08:33:09+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “GHERUSH92 O DELLA COMICITA’ INVOLONTARIA

  1. Il gruppo pare in effetti essere italiano e così la latrice della proposta, tal Valentina Sereni presidentessa del tal gruppo per (?) la liberta d’espressione.
    Come ha detto lei: ridiamone. Approcciarsi ad opere senza considerarle nel contesto storico in cui furono prodotte ha il riso come sola risposta, o di qui si finisce per veder sparito metà patrimonio artistico italiano, e probabilmente molto altro ancora.

  2. l’unico commento ad hoc può essere:

    “Oh creature sciocche,/quanta ignoranza è quella che v’offende!”
    (Dante, Inferno VII,70-71)

  3. Stavolta temo di dover dissentire da Gianni Pardo. Non me la sento di riderne, anzi sono molto preoccupato.
    Questo stillicidio di “politically correct” “eco compatibile” “sostenibile” “fair” “friendly” e altre scemenze inventate a ciclo continuo, altro non e’ che il canto del cigno del mondo occidentale. E’ il suicidio culturale: ci diamo addosso da soli senza che nessuno apra bocca per chiedercelo. Ci inventiamo ogni anno nuovi doveri, nuove colpe per il passato, nuovi e sempre piu’ stretti codici morali. Per noi, ma non per gli altri, non per il resto del mondo, che ha sempre ragione perche’ e’ povero e diverso, magari ha il petrolio ed e’ pronto a distruggerci ma e’ sempre rispettabile. Mentre noi (poveri e disoccupati nostrani compresi) siamo ricchi e colpevoli di intolleranza.
    Temo che diventiamo poco per volta dei Giuliana Sgrena, dei Noam Chomsky, dei Michael Moore. Che sono padronissimi di flagellarsi o suicidarsi singolarmente, ma che non tentino di “educarci”, per favore.
    Temo che ci vorra’ una guerra, ma non in Afghanistan, bensi’ qui a casa nostra per risvegliare la nostra sanita’ mentale prima che sia troppo tardi.
    Orrenda prospettiva, eppure la paura qualche volta e’ l’unica potente quanto odiosa medicina.

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