L’ITALIA IN COMA VIGILE

Che l’Italia cominci ad essere seriamente stanca del governo Monti non è un mistero per nessuno. E quando si è stanchi di una maggioranza, è normale che si desideri cambiarla. Di solito questo desiderio si esprime in questi termini: “via il loro governo e che vada al potere il nostro governo”. Ma questo ovvio principio non vale per l’Italia attuale perché il governo è insieme il loro e  il nostro. Dunque, l’unico desiderio comprensibile sarebbe quello di avere un governo “formato soltanto dal nostro partito”. Ma chi volesse questo cambiamento dimostrerebbe implicitamente di ritenere che ciò che di male ha fatto il governo Monti l’ha fatto perché obbligato dall’altro partito, quello dei cattivi. E questa è una visione infantile. Infatti tutti i provvedimenti sono passati con l’avallo anche del nostro partito, quello dei buoni. E allora?

Il problema non è sapere quali partiti debbano governare ma che cosa debbano fare. Se si desse la parola ai loro leader, saprebbero benissimo spiegarci quali sono – o sarebbero – i loro programmi. Non è che, votando la fiducia a Monti, abbiano cambiato idea o siano afasici. Per giunta, per un partito come il Pd, parla anche più del giusto Susanna Camusso. In realtà i partiti sanno che non potrebbero fare niente di diverso di ciò che fa Monti perché sono acutamente coscienti che oggi l’Italia è eterodiretta. Non comanda Roma, comanda Bruxelles, o forse Berlino. Il nostro Paese è economicamente fallito: sta in piedi con l’aiuto altrui e paga questo aiuto rinunciando alla propria sovranità.  Lo scontento della nazione, per i provvedimenti adottati, è dunque inane. Non solo non possono nulla gli elettori ma non possono nulla neanche gli eletti e il governo.

Secondo alcuni, il fatto che il nostro Stato sia oggi commissariato è umiliante ma potrebbe non essere un male. Da sempre noi italiani complessati pensiamo che se ci governassero dall’esterno le cose andrebbero meglio. Per i professionisti del pessimismo sommario e catastrofico, nessun politico straniero può essere peggiore di quelli che già abbiamo. Sciocchezze, naturalmente. In realtà un commissario estero in quanto tale non è né migliore né peggiore di un governante italiano. 

E allora, rinunciamo persino a lamentarci, ché tanto non serve a niente. Chiediamoci soltanto se almeno siamo sulla strada giusta: il commissario sta facendo bene o sta facendo male? 

A giudicare da come vanno le cose, per esempio in Italia e in Spagna, non c’è nulla da applaudire. Ma se non avessimo seguito la politica del rigore, dicono in molti, staremmo peggio. Può darsi. O non è che per caso stiamo male a causa della politica del rigore? E se è vera questa seconda ipotesi, c’è speranza che se ne accorgano, a Bruxelles e a Berlino?

Ci si può fare un’idea della situazione immaginando il nostro Paese come un degente dall’udito vigile che tuttavia non può dare segni di vita. Intorno al suo letto i dottori discutono su come curarlo, e uno obietta che se si fa ciò che dice l’illustre collega egli morirà. E al contrario l’illustre collega sostiene che ogni altra cura lo manderebbe al creatore. E un terzo fa notare che intanto sta peggiorando. E i due di prima ribattono che, senza le cure seguite fino ad ora, sarebbe morto. Ma così morirà solo un po’ più tardi, dice un quarto. E il povero malato, che non ha la fortuna di essere credente, non può nemmeno raccomandare l’anima a Dio.

Probabilmente i grandi partiti politici pagheranno molto pesantemente le conseguenze di questa situazione. Come spiegare alla gente che se ha sofferto e se soffre non è colpa del Pd o del Pdl? Siamo abituati da sempre a pensare che i molti torti e i rari meriti della guida del Paese dipendano dai politici che sono andati al governo. Per giunta, anche a confessare che ci siamo messi in una situazione in cui, a causa dei nostri debiti, non comandiamo più in casa nostra, i cittadini potranno sempre rimproverare ai dirigenti – quelli di oggi e quelli di trent’anni fa – di averci portati qui dove siamo. 

Non solo non sappiamo se e quando usciremo dalla crisi economica, ma non sappiamo neppure come ne usciremo. Ad andar bene forse avremo una polverizzazione dei partiti e un Paese totalmente ingovernabile. 

In passato, durante qualche crisi di governo particolarmente lunga, qualcuno ha detto che un governo che non c’è almeno non fa danni. Ma se qualcuno riesce a sorridere con queste battute è veramente un eroe dell’umorismo.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

30 aprile 2012

 
L’ITALIA IN COMA VIGILEultima modifica: 2012-04-30T19:08:43+02:00da gianni.pardo
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