LA MENTALITA’ SCIENTIFICA

A tutti capita di avere dei dubbi, ma quando siamo di fronte all’evidenza crediamo di possedere la verità. E tuttavia l’evidenza non basta: chi è in grado di svelare il trucco di un bravo prestigiatore? Per questo nell’ambito della scienza si richiede, per la validità di un esperimento, che esso sia replicato con successo da persone diverse dall’autore della teoria. Se un prestigiatore sostenesse sul serio di conoscere un metodo per far galleggiare in aria i corpi delle belle ragazze dovrebbe scrivere un protocollo applicando il quale anche panciuti e tranquilli professori di fisica, dall’altra parte del mondo, dovrebbero essere in grado di realizzare quel prodigio. E poiché questo non avviene, la “levitazione” rimane confinata all’avanspettacolo.

Se ciò vale per l’evidenza, figurarsi che cosa bisogna pensare dei miracoli dei fondatori di religioni, di tutte le religioni. I miracoli, non che provare la superiore natura dei profeti, provano soltanto che i libri che li riferiscono non sono storici. Al taumaturgo bisogna dire: non mi raccontare ciò che hai fatto altrove e in passato, ripeti la prodezza ora, sotto controllo scientifico. E nessuno mai si presenta.

Lo stesso pensoso e possibilistico scetticismo di tante persone – “Non sappiamo tutto!” – è intellettualmente una vacua perdita di tempo. Se nessuno ha dimostrato che lo Yeti esiste, per molti è segno che “non lo si è ancora trovato”, ma dimenticano che non abbiamo neppure trovato un serpente con diciassette zampe, un pesce che scrive sinfonie, un cavallo volante. A che scopo parlare di queste fantasie? Forse questo intendeva Wittgenstein quando ha scritto che di ciò di cui non si può dire nulla di ragionevole bisogna tacere. Per molti, non si può escludere che ci sia una vita dopo la morte. “Qualcuno anzi s’è risvegliato dal coma e ha detto…” Anche qui, l’errore è nel metodo. Non si tratta di “non escludere”, ma di “sapere”. Se non si sa, si è nel regno della fantasia. Si può escludere che esistano mosche che pesano mezzo chilo l’una? Così si rinuncia a quel poco di verità scientifica che possiamo realmente raggiungere.

Karl Popper sosteneva che un’affermazione, per avere un senso scientifico, deve essere “falsificabile” (meglio “inficiabile”). Nel senso che deve essere teoricamente possibile dimostrare che non è valida: la legge di gravità non sarà valida se un pezzo di piombo, abbandonato a se stesso, volerà via. La negazione della gravità è scientifica, anche se infondata, perché verificabile. Mentre se qualcuno dice che lo Yeti esiste perché gliel’ha detto suo cugino, che magari è morto, c’è forse un modo di dimostrargli che non è vero? Popper, al riguardo, avrebbe parlato di “metafisica”. E gli oroscopi sono “metafisica” per la stessa ragione.

La mentalità scientifica è un faro, nella conoscenza. Se qualcuno dice una cosa assurda (“l’automobile col motore ad acqua è tecnicamente possibile”) si reputerà la cosa non vera perché, per quanto ne sappiamo, non può essere vera. Ci crederemo soltanto quando l’esperimento sarà stato replicato con successo, secondo i normali canoni scientifici, da altri ricercatori.

C’è tuttavia un’obiezione tradizionale: “Nell’antichità nessuno avrebbe potuto credere al telefono o a un viaggio dalla Terra alla Luna”. Giusto. Ma il fatto che abbiamo potuto dimostrare la falsità di quell’affermazione fa vedere, direbbe Popper, che essa era scientifica. Una verità scientifica non è “inconfutabile e vera per sempre”: è valida sinché non si dimostra che è falsa. Mentre nessuno può dimostrare l’impossibilità di un grande amore fra uno nato sotto il segno dell’Ariete e una nata sotto il segno del Sagittario. E comunque è meglio correre il rischio di “sbagliare” una volta su mille, come chi affermò che non si potesse andare sulla Luna, che sbagliare 999 volte su mille con le leggende sciocche che circolano.

Fra l’altro i più audaci pensatori sono tali finché non si scende sul concreto. Tutti quelli che parlano di metafisica, di premonizioni, di trasmissione del pensiero, lo fanno stando in poltrona, per presentarsi come pensosi ed intellettualmente audaci. Però non accetterebbero mai la telecinesi o l’intervento del Demonio come spiegazione per il tragitto del loro portafogli alla tasca del borseggiatore.

L’uomo razionale richiede una dimostrazione tanto più stringente e documentata quanto più l’affermazione suona incredibile. È pronto a inchinarsi dinanzi ai fatti, non alle fantasie. Purtroppo lo scettico razionale che non scambia le speranze per previsioni e non usa l’estetica come criterio di verità, viene considerato empio, prosaico, e perfino presuntuoso: perché dal mistero non deduce nulla. 

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

16 dicembre 2012

 
LA MENTALITA’ SCIENTIFICAultima modifica: 2012-12-16T08:57:00+01:00da gianni.pardo
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