LA CAPRA, I CAVOLI E L’ITALIA

L’espressione “salvare capra e cavoli” nasce da un problema infantile. Un uomo deve passare un fiume insieme con un lupo, una capra e dei cavoli. Ma non può portarli tutti insieme e deve evitare che la capra mangi i cavoli o il lupo mangi la capra. Saltiamo alla conclusione. Si portano, sorvegliandoli, capra e lupo. Si torna indietro con la capra e si ripassa il fiume con i cavoli. Infine si va a prendere la capra: e così si salvano capra e cavoli. Ma se la condizione fosse quella di passare con un solo carico alla volta il problema non avrebbe più soluzione. Purtroppo pare che sia questa la situazione dell’Italia.

1.L’euro è una moneta sopravvalutata e questo rende difficili le esportazioni. Per farlo bisogna fruire di condizioni speciali che rendano le merci appetibili malgrado l’alto valore dell’euro. Questa condizione è vera solo per la Germania. Invece l’Italia, come altri Paesi, non sa più come fare. Ma di svalutare l’euro non si parla neppure.

2.Dal momento che l’unione non sta dando i risultati sperati, i Paesi inclusi nell’area euro potrebbero organizzare un ritorno alle monete nazionali. Forse è facile, forse è difficile, forse è tecnicamente impossibile, certo è che in Europa di questa soluzione non si parla neppure.

3.L’Italia non ha la libertà di manovrare la propria moneta e dunque non può svalutare. Ciò le avrebbe consentito di divenire competitiva nei confronti degli altri Paesi e di diminuire il peso del debito pubblico: infatti con quella manovra è come se togliesse una buona percentuale del valore dei crediti detenuti dai possessori di titoli di Stato (furto). Ma è una manovra che si sarebbe dovuta effettuare a poco a poco nel tempo. Oggi invece i detentori stranieri dei nostri titoli hanno tutto l’interesse a che il nostro debito sia denominato in euro e non svalutato.

4.L’Italia singolarmente non può uscire dall’euro, sia perché i trattati non lo prevedono, sia perché si autoinfliggerebbe una crisi mostruosa. Crollando la fiducia, tutti i creditori si precipiterebbero a svendere i titoli in loro possesso e nessuno comprerebbe i titoli di nuova emissione. Il Paese dovrebbe dunque dichiarare la bancarotta. Le merci importate (petrolio, grano, caffè, cotone, metalli, e tutto il resto) subirebbero rincari fino al 40% e insomma sarebbe un disastro. Ecco perché nessuno parla seriamente di uscire dall’euro.

5.Una soluzione di lungo respiro si avrebbe se l’Italia avesse annualmente un tale surplus di produzione di ricchezza non solo da pagare gli interessi sul debito pubblico (attualmente 70/80 miliardi di euro) ma da rimborsare cento miliardi sui duemila che dobbiamo: in questo modo si eliminerebbe il problema del debito pubblico in vent’anni. Ma, a parte il fatto che la soluzione più ottimistica richiede due decenni, l’Italia è in grado di produrre un tale surplus di ricchezza? Non scherziamo. Già si reputa troppo caro il Ponte sullo Stretto, che costerebbe meno di cinque miliardi, e c’è per giunta il contributo dei finanziamenti privati. 

6.Ultima ipotesi: non si svaluta l’euro; non si scioglie l’unione monetaria; non si torna alla lira e non la si svaluta; non si ha un surplus di ricchezza per rimborsare il debito pubblico. Insomma si rimane nella situazione in cui si è. È possibile questo? La risposta è purtroppo negativa. Siamo in una gravissima recessione; tutte le cause che l’hanno provocata sono ancora presenti, il debito pubblico continua a salire e non si intravede nessuna modificazione per il futuro. L’attuale ottimismo delle Borse – l’ha detto anche il famoso finanziere George Soros – non ha nessuna giustificazione: “la luna di miele dei mercati sull’Italia non può durare”; “In queste condizioni l’Italia non può risollevarsi”. Se ci fosse una crisi di fiducia – e di questo passo fatalmente ci sarà – non solo le autorità europee non ci vorrebbero salvare, checché abbia detto Mario Draghi, ma soprattutto assolutamente non potrebbero farlo. È stata una tragedia sostenere la Grecia – spingendola alla disperazione e sull’orlo della rivoluzione – e tuttavia è un piccolo Stato con un prodotto interno lordo corrispondente più o meno a quello della Lombardia. L’Europa non avrebbe abbastanza denaro per salvare l’Italia anche perché, se si verificasse una crisi di fiducia, questa non investirebbe solo l’Italia ma il Portogallo, la Spagna e infine anche la Francia, che va ogni giorno peggio. 

Il governo Letta ha sbandierato alle Camere un programma che farebbe sognare il più prosaico degli uomini e la gente si aspetta mari e monti. Ma i pragmatici continuano a chiedere: “Con quali soldi farete tutto ciò?” Forse Letta è stato sedotto dall’offerta della prestigiosa carica attuale. In realtà una persona ragionevole dovrebbe rifiutarsi di guidare un autobus che corre diritto verso il burrone.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

12 maggio 2013

 
LA CAPRA, I CAVOLI E L’ITALIAultima modifica: 2013-05-13T10:36:45+02:00da gianni.pardo
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40 pensieri su “LA CAPRA, I CAVOLI E L’ITALIA

  1. La soluzione, purtroppo, ci sarebbe e pure tecnicamente abbastanza semplice. E’ stata proposta l’anno scorso da qualche genio di sinistra, al momento non ricordo esattamente da chi.
    Dunque pare acclarato che il patrimonio (in larga parte immobiliare) delle famiglie italiane sia nel complesso di molto superiore ai 2000 miliardi del debito pubblico. La proposta era: 35% secco di imposta patrimoniale sui depositi, fondi e titoli. Ipoteca del 35% su tutti gli immobili, a favore dello Stato, da saldare all’atto della prima vendita.
    Nessun movimento di cassa, la vita quotidiana continuerebbe come prima. Il provvedimento sarebbe deciso a sorpresa, stile Giuliano Amato.
    Tecnicamente ben studiata: non penalizzerebbe le imprese ne’ il lavoro ne’ in realta’ l’economia tutta, solo che in 24 ore saremmo tutti piu’ poveri e lo Stato non sarebbe quasi piu’ indebitato, sarebbe il primo della classe in Europa.
    Ora, l’unico problema e’: chi attuera’ il provvedimento ? Chi si inimichera’ tutta l’Italia, pagando con un tracollo elettorale ?
    Il mio parere del tutto intuitivo e’ che si aspetta il crack, l’emergenza brutta. Tranquilli, arriva, e’ solo questione di tempo, e’ come un asteroide.

  2. La soluzione, purtroppo, ci sarebbe e pure tecnicamente abbastanza semplice. E’ stata proposta l’anno scorso da qualche genio di sinistra, al momento non ricordo esattamente da chi.
    Dunque pare acclarato che il patrimonio (in larga parte immobiliare) delle famiglie italiane sia nel complesso di molto superiore ai 2000 miliardi del debito pubblico. La proposta era: 35% secco di imposta patrimoniale sui depositi, fondi e titoli. Ipoteca del 35% su tutti gli immobili, a favore dello Stato, da saldare all’atto della prima vendita.
    Nessun movimento di cassa, la vita quotidiana continuerebbe come prima. Il provvedimento sarebbe deciso a sorpresa, stile Giuliano Amato.
    Tecnicamente ben studiata: non penalizzerebbe le imprese ne’ il lavoro ne’ in realta’ l’economia tutta, solo che in 24 ore saremmo tutti piu’ poveri e lo Stato non sarebbe quasi piu’ indebitato, sarebbe il primo della classe in Europa.
    Ora, l’unico problema e’: chi attuera’ il provvedimento ? Chi si inimichera’ tutta l’Italia, pagando con un tracollo elettorale ?
    Il mio parere del tutto intuitivo e’ che si aspetta il crack, l’emergenza brutta. Tranquilli, arriva, e’ solo questione di tempo, e’ come un asteroide.

  3. “L’Italia non ha la libertà di manovrare la propria moneta e dunque non può svalutare.”

    Guardi che, se ho capito bene, nessun paese ha la liberta’ di decidere il suo cambio con gli altri paesi, il cambio e’ un processo di assestamento di libero mercato delle varie valute una contro l’altra in base a tutti i parametri che lo possono influenzare.
    Cio’ che puo’ decidere un paese, se ha sovranita’ monetaria, e’ quanta moneta stampare e, non meno importante, il tasso di interesse primario, adattandoli alla fase espansiva o recessiva in cui si trova la SUA economia. Purtroppo con l’unione monetaria, come avra’ notato, a decidere quanta moneta stampare e quale tasso di interesse primario stabilire e’ la BCE, che terra’ conto dello stato medio delle economie UE, cioe’ di quelle piu’ importanti. In questo modo gli stati in difficolta’ perche’ meno pesanti nelle statistiche dell’unione si troveranno sempre con una politica monetaria procicilica, cioe’ esattamente contraria a quella che sarebbe loro necessaria, aggravando sempre di piu’ il proprio stato economico, al contrario delle economie piu’ “pesanti”.
    Se guarda alla grecia, vede come la UE ha affrontato il suo stato di crisi: aumentandole a dismisura sia la pressione fiscale che il tasso di interesse invece di diminuirli, fino a distruggerla, e tutto grazie all’imposizione di una classe dirigente nemica del proprio paese. Stessa cosa, in misura minore, e’ accaduta all’italia e a tutte le economie in crisi.
    E’ come se all’interno dell’unione monetaria italiana, il nord imponesse al sud una tassazione e un tasso di interesse primario maggiorati: e’ evidente che nessuna regione periferica starebbe in un’unione a queste condizioni se non costretta con la forza della polizia, dato che restarci vuuol dire esporsi alla spoliazione ecomica e di conseguenza umana, con fuga della parte di popolazione piu’ vendibile sul mercato estero, cioe’ piu’ intraprendente.
    En passant, la condizione di spoliazione descritta sopra, e che stanno subendo le economia piigs europee, e’ la stessa che ha dovuto subire il sud italia per parecchi decenni dopo l’annessione al regno. Glielo dico da “nordista”.
    Per descrivere al meglio la situazione soccorre riscoprire il caro, vecchio, imperialismo coloniale europeo.

  4. “L’Italia non ha la libertà di manovrare la propria moneta e dunque non può svalutare.”

    Guardi che, se ho capito bene, nessun paese ha la liberta’ di decidere il suo cambio con gli altri paesi, il cambio e’ un processo di assestamento di libero mercato delle varie valute una contro l’altra in base a tutti i parametri che lo possono influenzare.
    Cio’ che puo’ decidere un paese, se ha sovranita’ monetaria, e’ quanta moneta stampare e, non meno importante, il tasso di interesse primario, adattandoli alla fase espansiva o recessiva in cui si trova la SUA economia. Purtroppo con l’unione monetaria, come avra’ notato, a decidere quanta moneta stampare e quale tasso di interesse primario stabilire e’ la BCE, che terra’ conto dello stato medio delle economie UE, cioe’ di quelle piu’ importanti. In questo modo gli stati in difficolta’ perche’ meno pesanti nelle statistiche dell’unione si troveranno sempre con una politica monetaria procicilica, cioe’ esattamente contraria a quella che sarebbe loro necessaria, aggravando sempre di piu’ il proprio stato economico, al contrario delle economie piu’ “pesanti”.
    Se guarda alla grecia, vede come la UE ha affrontato il suo stato di crisi: aumentandole a dismisura sia la pressione fiscale che il tasso di interesse invece di diminuirli, fino a distruggerla, e tutto grazie all’imposizione di una classe dirigente nemica del proprio paese. Stessa cosa, in misura minore, e’ accaduta all’italia e a tutte le economie in crisi.
    E’ come se all’interno dell’unione monetaria italiana, il nord imponesse al sud una tassazione e un tasso di interesse primario maggiorati: e’ evidente che nessuna regione periferica starebbe in un’unione a queste condizioni se non costretta con la forza della polizia, dato che restarci vuuol dire esporsi alla spoliazione ecomica e di conseguenza umana, con fuga della parte di popolazione piu’ vendibile sul mercato estero, cioe’ piu’ intraprendente.
    En passant, la condizione di spoliazione descritta sopra, e che stanno subendo le economia piigs europee, e’ la stessa che ha dovuto subire il sud italia per parecchi decenni dopo l’annessione al regno. Glielo dico da “nordista”.
    Per descrivere al meglio la situazione soccorre riscoprire il caro, vecchio, imperialismo coloniale europeo.

  5. Felice, la soluzione prospettata, ironicamente, sopra, non risolverebbe comunque un bel niente in quanto, anche ammesso che non avesse devastanti effetti collaterali sull’economia, aumenterebbe il debito privato esattamente nella stessa misura in cui diminuirebbe quello pubblico, il che ai mercati speculativi internazionali, quelli che fissano gli spread, farebbe molto poco piacere, dato che il debito privato, in un paese, e’ immensamente meno solvibile di quello garantito dallo stato.
    Insomma e’ una stupidaggine comunque la si guardi.
    Quindi la mia impressione e’ che personaggi tipo Amato, e il salvatore della patria (ma non la nostra) Monti, di economia capiscano ancora meno di me che sono un coglione che non ne sa nulla.

  6. Felice, la soluzione prospettata, ironicamente, sopra, non risolverebbe comunque un bel niente in quanto, anche ammesso che non avesse devastanti effetti collaterali sull’economia, aumenterebbe il debito privato esattamente nella stessa misura in cui diminuirebbe quello pubblico, il che ai mercati speculativi internazionali, quelli che fissano gli spread, farebbe molto poco piacere, dato che il debito privato, in un paese, e’ immensamente meno solvibile di quello garantito dallo stato.
    Insomma e’ una stupidaggine comunque la si guardi.
    Quindi la mia impressione e’ che personaggi tipo Amato, e il salvatore della patria (ma non la nostra) Monti, di economia capiscano ancora meno di me che sono un coglione che non ne sa nulla.

  7. Rispondo al sig. winston diaz : magari il debito privato e quello pubblico fossero considerati un tutt’uno! L’Italia sarebbe un paese virtuoso, dal momento che, in rapporto agli altri paesi europei, il nostro debito privato e’ bassissimo. Il trucco sta proprio in questo: spostare in un lampo il debito dal pubblico al privato. Perche’ per l’Europa il debito privato e’ un affare interno, individuale, che non interessa granche’.
    Con la maledetta proposta lo Stato avrebbe sempre 2000 miliardi di debiti, a fronte dei quali 2000 miliardi di crediti ipotecari garantiti da titoli e immobili. Pari e patta, piu’ solvibile degli Emirati Arabi… e potrebbe continuare a spendere denaro pubblico in cambio di consenso per altri 20 anni.
    In pratica, alla fin fine, cosa vogliono i santoni europei ? Che la ricchezza sia sotto controllo (cioe’ massimamente in mano pubblica), e minimamente libera (cioe’ privata).
    Perche’ la ricchezza privata va dove vuole, dove conviene, dove si sente sicura.

  8. Rispondo al sig. winston diaz : magari il debito privato e quello pubblico fossero considerati un tutt’uno! L’Italia sarebbe un paese virtuoso, dal momento che, in rapporto agli altri paesi europei, il nostro debito privato e’ bassissimo. Il trucco sta proprio in questo: spostare in un lampo il debito dal pubblico al privato. Perche’ per l’Europa il debito privato e’ un affare interno, individuale, che non interessa granche’.
    Con la maledetta proposta lo Stato avrebbe sempre 2000 miliardi di debiti, a fronte dei quali 2000 miliardi di crediti ipotecari garantiti da titoli e immobili. Pari e patta, piu’ solvibile degli Emirati Arabi… e potrebbe continuare a spendere denaro pubblico in cambio di consenso per altri 20 anni.
    In pratica, alla fin fine, cosa vogliono i santoni europei ? Che la ricchezza sia sotto controllo (cioe’ massimamente in mano pubblica), e minimamente libera (cioe’ privata).
    Perche’ la ricchezza privata va dove vuole, dove conviene, dove si sente sicura.

  9. Rispondo solo a questo: “stampare moneta” è il mezzo tecnico per provocare la svalutazione. Io non ho mai affermato che lo Stato stabilisce il cambio con le altre monete. Del resto, se lo facesse, come a suo tempo fece la Russia col rublo, poi i mercati non l’accetterebbero. E infatti l’Unione effettuava i suoi scambi in dollari.

  10. Rispondo solo a questo: “stampare moneta” è il mezzo tecnico per provocare la svalutazione. Io non ho mai affermato che lo Stato stabilisce il cambio con le altre monete. Del resto, se lo facesse, come a suo tempo fece la Russia col rublo, poi i mercati non l’accetterebbero. E infatti l’Unione effettuava i suoi scambi in dollari.

  11. complimenti per la sua soluzione del problema di capra e cavoli! lei era evidentemente “di destra” anche a sei anni, e non si faceva mancare una spolverata di autoritarismo… il lupo e la capra, “sorvegliandoli”.

    la leggo volentieri, ma non vorrei vederla ministro delle finanze, né dell’interno 🙂

  12. complimenti per la sua soluzione del problema di capra e cavoli! lei era evidentemente “di destra” anche a sei anni, e non si faceva mancare una spolverata di autoritarismo… il lupo e la capra, “sorvegliandoli”.

    la leggo volentieri, ma non vorrei vederla ministro delle finanze, né dell’interno 🙂

  13. “Rispondo solo a questo: “stampare moneta” è il mezzo tecnico per provocare la svalutazione.”

    E’ anche il mezzo tecnico che si usa, allo stesso identico modo, per evitare la deflazione, cioe’ la rivalutazione del mezzo di pagamento, la moneta, a scapito di cio per cui “e'”, e a causa della sua scarsita’ (e’ solo questione di “quanto”). A suo tempo, molti anni fa, lessi la bellissima e modernissima (col senno di oggi) autobiografia di Benjamin Franklin, se non ricordo male agognava la separazione delle colonie dall’inghilterra anche per poter coniare per la economia delle colonie americane i mezzi di pagamento necessari a far sviluppare la loro economia, senza dover dipendere, anche per questo, dalla madre patria. Essendo un libro suppongo non piu’ disponibile in commercio, se ha pazienza faccio i pdf e glieli mando volentieri (come ho fatto per altri libri) privatamente. Di quel libro ricordo vagamente che mi stupi’, fra le altre cose, il fatto che sembrasse scritto ai nostri giorni, cosa che credo non si possa dire di alcun libro italiano di tre secoli fa ad esso coevo. Se legge correntemente l’inglese, presumo lo trovi in rete, e’ di tre secoli fa, i diritti d’autore sono ben scaduti.
    Tanto per essere al corrente del fermento negli sviluppi della situazione culturale italiana attorno a questi temi, vi raccomando, per conoscenza:
    http://goofynomics.blogspot.it/2011/11/keynes-vs-tabellini.html

  14. “Rispondo solo a questo: “stampare moneta” è il mezzo tecnico per provocare la svalutazione.”

    E’ anche il mezzo tecnico che si usa, allo stesso identico modo, per evitare la deflazione, cioe’ la rivalutazione del mezzo di pagamento, la moneta, a scapito di cio per cui “e'”, e a causa della sua scarsita’ (e’ solo questione di “quanto”). A suo tempo, molti anni fa, lessi la bellissima e modernissima (col senno di oggi) autobiografia di Benjamin Franklin, se non ricordo male agognava la separazione delle colonie dall’inghilterra anche per poter coniare per la economia delle colonie americane i mezzi di pagamento necessari a far sviluppare la loro economia, senza dover dipendere, anche per questo, dalla madre patria. Essendo un libro suppongo non piu’ disponibile in commercio, se ha pazienza faccio i pdf e glieli mando volentieri (come ho fatto per altri libri) privatamente. Di quel libro ricordo vagamente che mi stupi’, fra le altre cose, il fatto che sembrasse scritto ai nostri giorni, cosa che credo non si possa dire di alcun libro italiano di tre secoli fa ad esso coevo. Se legge correntemente l’inglese, presumo lo trovi in rete, e’ di tre secoli fa, i diritti d’autore sono ben scaduti.
    Tanto per essere al corrente del fermento negli sviluppi della situazione culturale italiana attorno a questi temi, vi raccomando, per conoscenza:
    http://goofynomics.blogspot.it/2011/11/keynes-vs-tabellini.html

  15. “L’attuale ottimismo delle Borse – l’ha detto anche il famoso finanziere George Soros – non ha nessuna giustificazione: “la luna di miele dei mercati sull’Italia non può durare”; “In queste condizioni l’Italia non può risollevarsi””

    Provo a fare un funambolico esercizio di rovesciamento della prospettiva,
    allargando quella storica: nell’ultimo ventennio ciclicamente abbiamo visto gravissime crisi, in sequenza, in tutto il mondo. L’ondata di tsunami del movimento di capitali totalmente speculativo travolge le economia una dietro l’altra. Abbiamo avuto, non ricordo in quale sequenza, come minimo e contando solo i grossi paesi, l’italia del 92, il brasile, il messico, il lontano oriente, la svezia, la russia, gli usa, l’europa dell’euro, l’argentina. Secondo me la virtuosita’ o meno del comportamento degli stati e’ l’ultimo dei fattori destabilizzanti, e forse solo un pretesto, la destabilizzazione avviene COMUNQUE in modo ciclico, per effetto di rinforzo di risonanza nel senso delle scienze fisiche del movimento di enormi masse di capitali ciecamente alla ricerca del maggiore guadagno a brevissimo termine, salvo forse in alcuni piccoli paesi dove si trovano coloro i quali muovono i capitali suddetti (svizzera, lussemburgo).
    In questa ottica, l’unico modo di evitare forse tale sorte e’ essere fra il 5 per cento dei paesi le cui condizioni di debito sono migliori. L’altro 95, COMUNQUE, viene devastato, non occorre che sia debole, basta che sia un po’ piu’ debole del 5 per cento suddetto.
    Ha senso un mondo “organizzato”, bestialmente, cosi’?
    Per il resto sono ovviamente d’accordo sull’eccesso di spesa pubblica, anche se preferirei chiamarla per quello che e’ diventata dopo la perdita della sovranita’ monetaria , cioe’ spesa di soldi privati decisa da tecnici/politici dotati del potere assoluto che ha lo Stato di farne cio’ che vogliono, presi nel loro insieme. Loro spendono, noi paghiamo. Lo Stato, di suo, non puo’ spendere piu’ nulla. Puo’ solo fare debiti (tasse future) e/o imporre tasse presenti, creando una spirale deflazionistica che impone, dimimuendo il pil reale, addirittura il drenaggio di moneta dal mercato al fine di evitare l’aumento dei prezzi. Che e’ quello che accade dagli anni ’80.

  16. “L’attuale ottimismo delle Borse – l’ha detto anche il famoso finanziere George Soros – non ha nessuna giustificazione: “la luna di miele dei mercati sull’Italia non può durare”; “In queste condizioni l’Italia non può risollevarsi””

    Provo a fare un funambolico esercizio di rovesciamento della prospettiva,
    allargando quella storica: nell’ultimo ventennio ciclicamente abbiamo visto gravissime crisi, in sequenza, in tutto il mondo. L’ondata di tsunami del movimento di capitali totalmente speculativo travolge le economia una dietro l’altra. Abbiamo avuto, non ricordo in quale sequenza, come minimo e contando solo i grossi paesi, l’italia del 92, il brasile, il messico, il lontano oriente, la svezia, la russia, gli usa, l’europa dell’euro, l’argentina. Secondo me la virtuosita’ o meno del comportamento degli stati e’ l’ultimo dei fattori destabilizzanti, e forse solo un pretesto, la destabilizzazione avviene COMUNQUE in modo ciclico, per effetto di rinforzo di risonanza nel senso delle scienze fisiche del movimento di enormi masse di capitali ciecamente alla ricerca del maggiore guadagno a brevissimo termine, salvo forse in alcuni piccoli paesi dove si trovano coloro i quali muovono i capitali suddetti (svizzera, lussemburgo).
    In questa ottica, l’unico modo di evitare forse tale sorte e’ essere fra il 5 per cento dei paesi le cui condizioni di debito sono migliori. L’altro 95, COMUNQUE, viene devastato, non occorre che sia debole, basta che sia un po’ piu’ debole del 5 per cento suddetto.
    Ha senso un mondo “organizzato”, bestialmente, cosi’?
    Per il resto sono ovviamente d’accordo sull’eccesso di spesa pubblica, anche se preferirei chiamarla per quello che e’ diventata dopo la perdita della sovranita’ monetaria , cioe’ spesa di soldi privati decisa da tecnici/politici dotati del potere assoluto che ha lo Stato di farne cio’ che vogliono, presi nel loro insieme. Loro spendono, noi paghiamo. Lo Stato, di suo, non puo’ spendere piu’ nulla. Puo’ solo fare debiti (tasse future) e/o imporre tasse presenti, creando una spirale deflazionistica che impone, dimimuendo il pil reale, addirittura il drenaggio di moneta dal mercato al fine di evitare l’aumento dei prezzi. Che e’ quello che accade dagli anni ’80.

  17. Preciso il “dopo la perdita della sovranita’ monetaria”: quando lo stato stampava moneta dal nulla per pagare le sue spese deprezzava la moneta, non i beni reali. Quando spende adesso, spossessa di beni reali la cittadinanza, attraverso debito o imposte non svalutabili. Mi pare ci sia una bella differenza sostanziale, molto utile e interessante per chi vive prestando moneta, e ormai controlla direttamente o indirettamente sia l’informazione che i governi, indebitati, stessi. Bene inteso che a prestare moneta sono sia pochi grandissimi attori, che moltissimi piccoli (finche’ ne hanno).

  18. Preciso il “dopo la perdita della sovranita’ monetaria”: quando lo stato stampava moneta dal nulla per pagare le sue spese deprezzava la moneta, non i beni reali. Quando spende adesso, spossessa di beni reali la cittadinanza, attraverso debito o imposte non svalutabili. Mi pare ci sia una bella differenza sostanziale, molto utile e interessante per chi vive prestando moneta, e ormai controlla direttamente o indirettamente sia l’informazione che i governi, indebitati, stessi. Bene inteso che a prestare moneta sono sia pochi grandissimi attori, che moltissimi piccoli (finche’ ne hanno).

  19. non è questo… è che un pastore senza la venerazione dei Colonnelli porterebbe lupo e cavoli… e senza bisogno che glielo facciano notare DUE VOLTE. 🙂

  20. non è questo… è che un pastore senza la venerazione dei Colonnelli porterebbe lupo e cavoli… e senza bisogno che glielo facciano notare DUE VOLTE. 🙂

  21. Un lettore, su altro blog, mi scrive:
    Non è vero che “se la condizione fosse quella di passare con un solo carico alla volta il problema non avrebbe più soluzione”.
    La soluzione c’è, eccome! Se no a che scopo sarebbe nato l’indovinello?
    Il contadino porta di là dal fiume la capra, lasciando assieme lupo e cavoli; torna indietro a prendere i cavoli, e li porta sull’altra riva, dove imbarca di nuovo la capra, riportandola al punto di partenza. La scarica e imbarca il lupo, portandolo a raggiungere i cavoli. Infine torna a prendere la capra, e il gioco è fatto.
    Gli ho risposto:
    Ha ragione. Ma è passato molto tempo da quando il problema mi è stato posto e ricordavo male. Mi perdoni.

  22. Un lettore, su altro blog, mi scrive:
    Non è vero che “se la condizione fosse quella di passare con un solo carico alla volta il problema non avrebbe più soluzione”.
    La soluzione c’è, eccome! Se no a che scopo sarebbe nato l’indovinello?
    Il contadino porta di là dal fiume la capra, lasciando assieme lupo e cavoli; torna indietro a prendere i cavoli, e li porta sull’altra riva, dove imbarca di nuovo la capra, riportandola al punto di partenza. La scarica e imbarca il lupo, portandolo a raggiungere i cavoli. Infine torna a prendere la capra, e il gioco è fatto.
    Gli ho risposto:
    Ha ragione. Ma è passato molto tempo da quando il problema mi è stato posto e ricordavo male. Mi perdoni.

  23. Salvare capra e cavoli.Consolidare il debito e restituire il tutto in 20 anni con rate mensili a tasso germanico.Se pensate che esistano altri modi siete pericolosi sognatori.

  24. Salvare capra e cavoli.Consolidare il debito e restituire il tutto in 20 anni con rate mensili a tasso germanico.Se pensate che esistano altri modi siete pericolosi sognatori.

  25. Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!

  26. Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!

  27. Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!

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