UN CASO DI POLITICA EFFIMERA: GRILLO

L’Ottocento ha creato la scienza applicata, ponendo in essere le basi del mondo come lo conosciamo; ha avuto una straordinaria fioritura musicale e artistica; ha creato nuovi Stati nazionali come la Germania e l’Italia; ha reso tutto il mondo pressoché europeo, con uno splendore che è difficile non rimpiangere. Il Ventesimo Secolo invece ha avuto solo altissimi meriti tecnologici e per altri versi è stato un tempo di barbarie e di arretramento; un’epoca inconcludente che non ha fatto niente di grandioso; che non  si è salvata neppure dal punto di vista culturale e intellettuale e si prolunga stancamente in questo Terzo Millennio. 

Si pensi al comunismo. Venuto alla ribalta agli inizi del Ventesimo Secolo, è presto sembrato un serio rivale del Cristianesimo. Infatti non era portatore di una semplice dottrina economica; non tendeva, come il socialismo, a raddrizzare qualche torto: proponeva una diversa visione della realtà. I disastri inenarrabili che ha provocato non hanno come unica spiegazione la criminalità o la follia umana. Ci sono stati milioni di persone in buona fede che in questa dottrina hanno creduto tanto fermamente da perdonarle gli errori più grossolani, i crimini più odiosi, gli insuccessi più plateali. E tuttavia  il comunismo, agli occhi della storia, è stato solo una fiammata che non ha lasciato tracce. Il Cristianesimo, con le sue contraddizioni (per non parlare di orrori come le guerre del Cinquecento) dura da venti secoli, il comunismo è già archeologia. Quelli che ne hanno fatto diretta esperienza vogliono solo rinnegarlo e dimenticarlo. 

Perfino negli ambiti più futili assistiamo a questa veloce usura del nuovo. Una volta un uomo di spettacolo trionfava sulla scena per decenni, ora a volte delle celebrità spariscono dopo appena qualche anno. Lo stesso può dirsi della politica: Giulio Andreotti ha giganteggiato per oltre mezzo secolo, mentre oggi passa per patriarca un Silvio Berlusconi che giunge faticosamente al ventennio. Per non parlare degli innumerevoli, effimeri leader del partito avverso che egli ha battuto.

Ora abbiamo la parabola di Beppe Grillo. Un esempio di ascesa, trionfo, vacillamento e – forse – caduta nel giro di qualche mese. E non importa impegnarsi a sottolineare gli errori, gli eccessi e le goffaggini di questo leader improvvisato. Egli ha certamente avuto il torto di proporre una politica insulsa e inconsistente ma il torto maggiore è di quella grande percentuale dell’elettorato che lo ha preso sul serio. Gli italiani l’hanno gettato come un petardo fra le gambe dei parlamentari e poi – non decenni dopo, soltanto settimane dopo – lo hanno messo da parte come uno scherzo mal riuscito. La reazione di rigetto è stata così rapida da dare la tentazione di difendere un comico che non ha certo preteso di essere o di mostrarsi diverso da ciò che realmente è. Votando per lui, gli elettori hanno votato il loro proprio malumore e solo quando hanno visto che il malumore da solo è sterile e improduttivo, hanno fatto marcia indietro. Come quei bambini piccoli che tendono la manina curiosa verso la fiamma della candela e poco dopo piangono a distesa. Un adulto dovrebbe sapere, senza nemmeno fare l’esperimento, che la candela brucia, che fare i capricci e pestare i piedi non sono cose che risolvano i problemi.

La parabola del demagogo non è istruttiva soltanto per l’interessato. Le speranze infondate, la voglia di spaccare tutto, i moti di rabbia sono cattivi consiglieri. Beppe Grillo è un comico e una big mouth, una bocca larga, come dicono gli anglosassoni, ma probabilmente è un brav’uomo. Quando invece il malumore e il voto di protesta hanno portato al potere Adolf Hitler, le conseguenze sono state tanto gravi che alla Germania occorreranno secoli, per far dimenticare gli orrori di un decennio. Bisogna votare con la testa, non col fegato.

Decisamente ci va bene da troppo tempo. Siamo così convinti che la barca sia solida che qualcuno prova a far buchi nella chiglia per vedere l’effetto che fa. Speriamo di non dover ricordare che il Titanic era definito “inaffondabile”.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

12 giugno 2013

 

P.S. Come commentare i mille discorsi che sentiamo in televisione e leggiamo sui giornali, del tipo: “Bisogna fare questo, bisogna fare quello, bisogna assolutamente ottenere questo, bisogna assolutamente evitare quest’altro”? Governanti, sindacalisti, giornalisti sembrano persone che, durante una siccità, discutano su come dovrebbe piovere. “Acquazzone, pioggerella, tre giorni, due settimane, con temperatura torrida, con caldo moderato…”

P.P.S. Dal Corriere: “Erin Brockovich arrestata: guidava una barca ubriaca”. Avrà rubato a Rimbaud “Le bateau ivre”.

UN CASO DI POLITICA EFFIMERA: GRILLOultima modifica: 2013-06-13T12:11:54+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “UN CASO DI POLITICA EFFIMERA: GRILLO

  1. Grillo e’ stato il bigliettone della lotteria.

    Lo si e’ comprato, sapendo di avere scarse possibilita’ di vincere, come in ogni lotteria che non sia quella dell’oratorio.

    Ora che stanno uscendo i numeri uno alla volta e la gente si accorge che nessuno ha quelli giusti.

    Il biglietto non rimarra’ buono nemmeno per il riciclo.

    Cordialmente
    Gianfranco.

    ps. il peccato e’ stato quello di illudersi di vincere a quel modo.

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