LE DUE VERITA’ SU SCAIOLA

 

Come si sa l’ex ministro Claudio Scaiola è stato assolto da ogni accusa per la famosa vicenda della casa di fronte al Colosseo. Egli sosteneva di averla pagata 600 o 700.000 euro, credendo di fare un affare, mentre l’innegabile differenza col prezzo reale (fino 1.600€ o giù di lì), era stata pagata da qualcun altro, “a sua insaputa”, come riassunsero i giornali. Il ridicolo della faccenda, e lo scandalo conseguente, lo travolsero, tanto che dovette dimettersi. Ora, a quasi quattro anni di distanza, Scaiola – che avrebbe potuto essere assolto per prescrizione, come del resto è avvenuto per il costruttore Anemone, quello che ha pagato la differenza – è stato assolto nel merito, perché il magistrato ha ritenuto che le prove della sua innocenza erano talmente evidenti da non dover ricorrere all’estinzione del procedimento dovuta al semplice passaggio del tempo. In altre parole, è come se il giudice avesse detto: “Se tu fossi colpevole, dovrei assolverti per prescrizione. Se io fossi in dubbio sulla tua colpevolezza, dovrei ancora assolverti per prescrizione. Ma dal momento che dalle carte ricavo l’assoluta certezza che tu sei innocente, mi premuro di eliminare ogni ombra sulla tua onorabilità, assolvendoti nel merito”.

Ne siamo lieti per l’ex ministro. Preferiamo un colpevole assolto che un innocente condannato. Ma Giuliano Ferrara, in un articolo sul “Foglio” di oggi, va oltre, e chiede scusa a Scaiola “senza glossa” (cioè senza cercare attenuanti per sé) in base al principio che non bisognerebbe mai dare per colpevole qualcuno fino a sentenza definitiva. In questa occasione, confessa Ferrara, il Foglio si è comportato come altri giornali, e di questo ora si duole. La prima impressione è entusiasticamente positiva. Il principio è giusto, l’atteggiamento di chi chiede scusa è nobile, e bisogna darne atto a Ferrara e al suo giornale. Ma ciò non impedisce che abbiano torto.

Tutto dipende dalla differenza fra la verità storica e la verità giudiziaria. Se Tizio è accusato e condannato per omicidio, e poi salta fuori una prova scientifica ed inoppugnabile della sua innocenza, per esempio un alibi incontestabile, bisognerà chiedergli scusa. La verità storica è a suo favore. Se invece un Tizio è condannato oppure assolto per motivi giuridici validissimi ma meno chiari, si avrà una verità giudiziaria. E che questa verità sia discutibile è dimostrato dalla possibile differenza dei verdetti di primo, secondo e a volte terzo grado di giudizio. Se così non fosse, non si capirebbe come la verità storica e scientifica del primo grado, consacrata in una condanna, divenga poi la verità storica e scientifica di un’innocenza consacrata in un’assoluzione.

Tutto questo per dire che, mentre tutto faceva apparire Scaiola colpevole di fare il finto tonto, era lecito pensare che fosse malgrado tutto innocente, e mentre oggi un giudice convintissimo della sua innocenza lo assolve, è ancora lecito reputarlo colpevole. Non solo la verità giudiziaria non è “la verità”, ma ogni volta che una sentenza riguarda un politico, o incrocia comunque la politica, il dubbio sulla corrispondenza tra verità giudiziaria e verità storica diviene addirittura un dovere. Ed è infatti questa la ragione per la quale milioni di italiani non fanno il minimo caso alle condanne inflitte a Berlusconi ed anzi ne ricavano soltanto una cattiva opinione della magistratura. Come considerare “verità” storiche verdetti inficiati da tanti dubbi e da tante anomalie perfino tecniche?

Ecco perché Ferrara non dovrebbe chiedere scusa a Scaiola. O, almeno, dovrebbe chiedergli scusa del proprio errore di giudizio, se oggi reputa che quel politico sia stato innocente: ma avrebbe torto se dicesse che, prima di manifestare la propria opinione sul giornale, avrebbe dovuto aspettare la decisione del magistrato. Perché, ciò facendo, rilascerebbe un’indebita patente di credibilità “storica” alla magistratura. E questo non andrebbe mai fatto: per rispetto della storia e per rispetto della verità.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

28 gennaio 2014

 

 

LE DUE VERITA’ SU SCAIOLAultima modifica: 2014-01-28T10:34:28+01:00da gianni.pardo
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