LA CRIMEA CAMBIA BANDIERA. AMEN.

ex facto oritur ius

===

A volte, per diagnosticare una malattia, sono necessari consulti di luminari. Viceversa, per definire morto un uomo stecchito da tre giorni non è necessaria una laurea. Per questo le discussioni riguardanti la Crimea sembrano oziose.

I dati obiettivi sono semplici. A suo tempo, quando Khrushchev attribuì la Crimea all’Ucraina, commise forse un errore. Quella penisola è prevalentemente russa, parla russo ed ha sentimenti russi. Ma questo poco importa: se l’Ucraina avesse voluto o potuto comportarsi come si è comportata l’Unione Sovietica nella Prussia Orientale (la regione intorno alla città di Königsberg, la patria di Immanuel Kant, oggi Kaliningrad), se cioè avesse trattato i residenti con la stessa gentilezza con cui l’Armata Rossa trattò i tedeschi di quella regione, i locali sarebbero scappati ed attualmente la Crimea sarebbe veramente ucraina e vorrebbe rimanere ucraina. Ma fortunatamente ciò non è avvenuto e la Crimea è oggi etnicamente è russa. Per conseguenza, se le si offre l’opportunità di ridivenire russa anche giuridicamente, non si lascia scappare l’occasione.

Naturalmente, se il suo vicino orientale fosse piccolo e debole come l’Albania, l’Ucraina invierebbe l’esercito e presto della Crimea e dei suoi sentimenti non si sentirebbe più parlare. Invece la Russia è un colosso e l’Ucraina non può neanche pensare di affrontarla militarmente. Dunque se Mosca accetta che la Crimea (ri)divenga russa e faccia parte della Comunità di Stati Indipendenti, nessuno può farci niente. Ciò conclude la faccenda.

C’è tuttavia il punto di vista giuridico, dirà qualcuno. Ed è vero. Se il mio vicino mi ruba l’automobile e pretende che sia sua, basterà che io mi rivolga ai carabinieri e al giudice perché giustizia sia fatta. Purtroppo, fra gli Stati non ci sono né i Carabinieri né il giudice. Qualcuno sogna un’Organizzazione delle Nazioni Unite capace di applicare il diritto internazionale ma con ciò dimostra soltanto la propria disinformazione. Non soltanto gli Stati grandi e forti hanno per ciò stesso diritti diversi dagli Stati piccoli e deboli, ma addirittura in questa Organizzazione alcuni sono più uguali degli altri perfino giuridicamente: infatti hanno il diritto di veto. Stiamo parlando degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Cina, della Francia e, vedi caso, della Russia. Dunque nessuna risoluzione, nessuna sanzione ONU che non piaccia a Mosca passerà mai. Senza dire che esse lasciano il tempo che trovano.

Vladimir Putin può per giunta appellarsi al famoso e costantemente sbandierato principio dell’autodeterminazione dei popoli. Se gli abitanti della Crimea non vogliono essere ucraini e vogliono essere russi, è giusto che chi può li aiuti ad esercitare questo “diritto”. Del resto, la Francia non ha forse versato sangue, a Solferino e a S.Martino, per favorire l’italianità dell’Italia? Mosca dunque si ammanta di legalità e di generosità. Che di fatto sia lieta di annettersi senza sparare un colpo un territorio che, dal punto di vista militare, è pressoché prezioso, tutto questo è inutile dirlo a voce alta.

Naturalmente è triste che l’Ucraina occidentale si sia fatta delle illusioni sull’Unione Europea ed ora, senza avere ottenuto nulla, si veda amputare di una parte del suo territorio.  L’Occidente farà la mossa della protesta, farà finta di scandalizzarsi, parlerà di legalità internazionale violata e di sanzioni, ma la Russia gli ricorderà che non si è scandalizzato quando la piazza ha scacciato un Presidente liberamente eletto, a Kiev. Siamo sinceri: per noi, in quel momento, contava la volontà del popolo, più che la legalità; mentre oggi, per la Crimea, vorremmo che la legalità prevalesse sulla volontà del popolo.

In realtà abbiamo torto tutti. Di fronte ai fatti, di fronte alla nuda forza, le discussioni sul diritto internazionale sono oziose. Abbiamo un solo esempio recente di aggressività punita: l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein. Ma se quel tiranno si è visto bacchettare, è stato perché ciò hanno voluto gli Stati Uniti, che avevano interesse agli equilibri strategici. Diversamente il Kuwait sarebbe rimasto irakeno.

Il sentiero è tracciato. La Crimea dichiarerà la propria indipendenza nell’ambito della Comunità di Stati Indipendenti. Ci saranno proteste, condanne, sanzioni e i  Catoni di servizio si stracceranno le vesti. Poi, dopo qualche tempo, nessuno si ricorderà più della faccenda. La Crimea, che era già da prima una base militare russa, lo sarà anche dopo.

L’unico modo per farsi rispettare, in campo internazionale, è essere militarmente temibili. Oppure, almeno, avere grandi alleati militarmente temibili. Diversamente l’ “indipendenza” è il regalo di qualche altro Stato. Come è nel caso di Montecarlo.

Questo genere di discorsi, con ragione, affligge le anime belle. La verità non sempre è cosa che rallegri lo spirito. Ma bisogna avere il coraggio di riconoscerla, quando è evidente.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

17 marzo 2014

 

LA CRIMEA CAMBIA BANDIERA. AMEN.ultima modifica: 2014-03-18T13:00:10+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo