RENZI E IL TASTO “MUTE”

Dal momento che si possono chiudere gli occhi ma non le orecchie

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Avere un cattivo carattere a volte aiuta a precorrere i sentimenti degli altri. Chi è paziente sopporta ancora una trasmissione televisiva che comincia a mostrare la corda, mentre chi è insofferente è pronto a vedere i difetti di qualunque cosa, si stanca facilmente e cambia canale. Per questo è fra gli antesignani di quelli che poi faranno parlare di “calo degli ascolti”. La sua severità del resto opera in tutte le direzioni. Non reagisce con fastidio soltanto agli show inconsistenti, ma anche a ciò che è ripetitivo, banale, demagogico, o patentemente falso.

E tuttavia c’è un caso in cui l’insofferenza non permette provvedimenti drastici: il telegiornale. Non si può rinunziare all’informazione. E allora la soluzione diviene un’altra: tenendo conto del fatto che l’intervento dell’ “insopportabile” dura poco, la soluzione è un tasto del telecomando, il “mute”. Il personaggio rimane in video e parla con convinzione, magari altri lo ascoltano devotamente, ma l’insofferente non sente una parola. Anzi, grazie al “mute”, non sente nemmeno un suono: aspetta soltanto che quel tale si tolga di mezzo.

Forse qualcuno ha la curiosità di conoscere la lista dei condannati a recitare la parte dei pesci rossi nel boccale ma purtroppo questi nomi non si possono fare. Si mancherebbe di rispetto ad alcune delle massime autorità e ad alcuni dei più famosi intellettuali, esponendoci così alla fiera disapprovazione dei lettori. Molti di questi sono infatti favorevolmente impressionati dalle parole solenni di certe grandi figure e troverebbero esagerato trattarli da scocciatori, mentre dicono cose bellissime e spesso consolanti. Faremo soltanto un’eccezione alla consegna del silenzio e non perché giudichiamo l’uomo con particolare severità, ma perché non è ancora entrato di diritto nella categoria dei “declassati”, anche se rischia d’entrarci: parliamo di Matteo Renzi.

Il giovanotto è simpatico e anche bellino, ma in tutte le lingue riguardo a lui si deve esprimere lo stesso concetto: enough is enough, trop c’est trop, demasiado es demasiado, zuviel ist zuviel, il troppo è troppo. Non si può esprimere continuamente un ottimismo panglossiano con lo stile di Münchhausen. Non si può aprire bocca per dare sempre per fatto ciò che non si ancora fatto. Non si può dichiarare disinvoltamente possibile, anzi facile, ciò che le persone di buon senso, anche per amara esperienza, sanno essere impossibile. Alla lunga questa esagerazione è stucchevole.

Fra l’altro non solo questa tecnica di comunicazione renderà inadeguata e insufficiente qualunque prodezza il governo realizzerà, ma Renzi rischia di somigliare a un caratteristico personaggio dei western di una volta: il bullo che provoca tutti, tanto che lo spettatore aspetta con ansia che il protagonista – mite e schivo – gli dia una storica lezione. Il sentimento comincia ad essere quello. Anche se, a dirla tutta, sulla nostra scena politica questo protagonista, mite e tuttavia capace di grandi cose francamente non si vede.

L’esagerazione nell’attivismo e nell’ottimismo è irritante. Se qualcuno ci promette intrepidamente la luna, per prima cosa uno si chiede se costui ci creda scemi, poi che cosa creda di ricavare da questa mitologia e infine può essere tentato dal desiderio di vedere l’incauto clamorosamente smentito dalla realtà. Poi però uno pensa che, se Renzi riesce a fare anche una minima parte di ciò che ci fa sperare, sarà sempre grasso che cola e si tende a perdonarlo.

A perdonarlo sì, ad ascoltarlo no. Non è necessario. Se per lui le parole non hanno peso, figurarsi per noi. Gli diremo infinite volte grazie per quello che farà – se lo farà – ma non per quello che dice. P.G.Battista notava oggi sul “Corriere” che non si parla più delle grandi opere per “l’edilizia scolastica”, semplicemente perché non ci sono i soldi necessari. Come tutti sapevamo già da prima. Ora tutti possiamo gentilmente far finta che non ce ne ricordiamo più; possiamo abbuonare al giovane Primo Ministro l’entusiasmo che lo ha portato a fare promesse che non poteva mantenere, ma sarebbe bene che non perseverasse. Il dito è già sul tasto “mute”.  Presto il brillante ex sindaco potrebbe essere ridotto alle boccacce.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

10 aprile 2014

 

RENZI E IL TASTO “MUTE”ultima modifica: 2014-04-11T12:13:05+02:00da gianni.pardo
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