BIPOLARISMO: LA PADELLA O LA BRACE

 

Le previsioni, per le elezioni europee, annunciano uno strabiliante successo per il Pd: forse il trentaquattro per cento dei voti. Il M5S dovrebbe essere il secondo partito, col 25%. E tuttavia queste cifre, anche se confermate nelle urne, non sembrano sufficientemente indicative di ciò che potrebbe avvenire alle prossime politiche. Ma facciamo l’ipotesi che anche in quell’occasione si confermino le tendenze attuali, e vediamo che cosa se ne potrebbe dedurre.

Se si riuscisse a votare una nuova legge elettorale preoccupata della governabilità, avremmo un sistema tendenzialmente bipolare con ballottaggio fra i due partiti più votati. Infatti difficilmente un solo partito supererà la percentuale che assicura immediatamente il premio di maggioranza. Seguendo le intenzioni di voto attuali, dovremmo dunque immaginare un successo del Pd e del M5S,  rinviati alla prova d’appello del ballottaggio. E alla fine avremmo o un governo Pd o un governo M5S.

Questo meccanismo tuttavia induce gli elettori ad avere un atteggiamento assolutamente opposto a quello attuale. Oggi, in occasione delle “europee”, si può votare per l’eventuale “Partito degli Arrabbiati Veneti” perché, male che vada, forse i trevigiani e i padovani riusciranno a mandare a Bruxelles qualche deputato. Col sistema ipotizzato per le politiche, invece, anche grandi e storici partiti come Forza Italia scompaiono totalmente, al ballottaggio. Qui la domanda diverrebbe secca: volete essere governati dal Pd di Renzi o dal M5S di Grillo? E a questa decisione sarebbero costretti anche gli elettori che mai avrebbero votato per l’uno o per l’altro partito. Sicché si passerebbe dal voto positivo al voto negativo: non per, ma contro un partito. Odio Grillo ma odio ancor di più Renzi, oppure odio Renzi ma odio ancor di più Grillo. E gli impedirò di vincere. Sicché, se per esempio al primo turno il partito più votato fosse il M5S, al ballottaggio potrebbe vincere il Pd.

I due partiti sono lungi dall’essere equivalenti. Il Pd, affondando le sue radici nel Pci e in parte nella Dc, ha anche persone di grande esperienza politica, economica e storica. Dunque sa che non si governa né con colpi di testa né con improvvisazioni rivoluzionarie. Perfino i provvedimenti più appetitosi hanno spesso controindicazioni che si rendono palesi nel tempo. Saprebbe di avere il sostegno della maggior parte dei “media”, ma saprebbe anche che a partire da una certa soglia, nemmeno una stampa amica rimane in silenzio. Soprattutto se si accorge che “vende” di più la denuncia che la giustificazione e si presta a dar voce a una popolazione esasperata. Un governo Pd sarebbe di sinistra ma cosciente dei rischi, e dopo tutto moderato.

Viceversa, nel caso di un governo a guida M5S, composto cioè di dilettanti fanatici, di rivoluzionari semplicisti, di piccoli Saint-Just che fanno a gara a dire “più uno”, si potrebbero avere risultati spaventosi. Costoro sono capaci di credere che gli onesti ignoranti governino meglio dei competenti corrotti, senza capire che fa più danno, come chirurgo, un infermiere onesto che un primario di chirurgia che richiede tangenti per operare. E quante speranze avremmo che il governo, rendendosi conto dei guasti che sta provocando, riuscirebbe a fare marcia indietro, prima di cadere nell’abisso, seguito dall’intera nazione?

Dal momento che queste considerazioni sono alla portata di tutti, c’è da pensare che, in caso di ballottaggio, coloro che hanno sostenuto Forza Italia e i partiti di centro riverserebbero in massa i loro voti sull’odiato Pd, aumentandone il successo e la responsabilità. Se invece malgrado tutto vincesse il Movimento di Beppe Grillo, la consolazione sarebbe che gli esseri umani muoiono, le nazioni no. Se il destino ha voluto che assaggiassimo che effetto fa essere governati da Masaniello, non ci sarebbe che da aspettare le conseguenze di quello che gli anglosassoni chiamano un self inflicted disaster.

Da un lato potremmo essere lieti che finalmente gli italiani abbiano una salutare lezione di realismo e di economia, dall’altro ci sarebbe da pensare, tristemente, che le lezioni poi sono presto dimenticate. Insomma rischieremmo una grande serie di bastonate quasi per niente. E in seguito, quando la raccontassimo, avremmo l’aria di quei vecchi noiosi che celebrano, esagerandole, le difficoltà che hanno superato in passato, e che i giovani ascoltano soltanto per buona educazione.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

8 maggio 2014

BIPOLARISMO: LA PADELLA O LA BRACEultima modifica: 2014-05-09T13:03:22+02:00da gianni.pardo
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