GAZA, STRATEGIA SUICIDA

 

 

Poco prima delle sedici di oggi il “Corriere della Sera” ha pubblicato questo titolo: “A poche ore dalla fine della tregua Hamas lancia tre razzi. Immediata la reazione di Tel Aviv che richiama in patria i negoziatori al Cairo e bombarda ’10 obbiettivi terroristici’ “. La notizia, in sé non stupefacente, merita commento per il contesto.

Fra le infinite notizie sentite in questi giorni una è stata interessante, anche se di difficile valutazione e di impossibile conferma. Qualcuno ha sostenuto che la recente operazione israeliana ha provocato il triplo dei danni dell’Operazione Piombo Fuso, lanciata tra la fine del 2088 e l’inizio del 2009. E poiché già allora Israele non si sarà limitata ad accarezzare Gaza, ciò significherebbe che stavolta i danni richiederanno anni ed anni per essere riparati, con altissimi costi. Si tratta infatti di un piccolissimo territorio talmente povero che vive quasi di sussidi e i cui dirigenti non soltanto sono indifferenti alla vita e alla morte dei loro amministrati, ma hanno dedicato una buona parte del denaro ricevuto agli armamenti e alla costruzione dei costosissimi tunnel. Al riguardo, – sia detto en passant – c’è il sospetto che Gerusalemme abbia permesso ai palestinesi di scavarli per farli dissanguare economicamente e poi distruggerglieli, prima che potessero usarli. Ma questa è soltanto un’ipotesi.

Comunque la lezione stavolta deve essere stata durissima. Gerusalemme, contrariamente a quanto vorrebbero far credere i membri di Hamas, non ha nessun interesse ad uccidere i civili, che non contano nulla (nemmeno per Hamas). Men che meno potrebbe prendersela con i bambini: del resto, come farebbe dagli aerei a indirizzare le bombe contro di loro? Dunque molto probabilmente, distruggendo le loro case, ha voluto infliggere gravissimi dispiaceri a un grandissimo numero di persone. E infatti – anche se le fotografie dei fotoreporter sono interessate alla drammatizzazione, per meglio condannare Israele – le immagini di immobili sventrati e di cumuli di macerie non sono certo rare. Allora come mai i palestinesi hanno sparato tre razzi prima che spirasse la tregua, in modo così plateale che perfino i media italiani – mediamente anti-israeliani – non negano che l’iniziativa di interrompere la tregua è stata palestinese?

Una prima ipotesi è che chi dispone di quei razzi non sempre obbedisce ai capi. Può sempre darsi che degli incoscienti, senza chiedere permesso a nessuno, tirino la coda del leone per dimostrare che loro non ne hanno paura. Una seconda, più seria ipotesi è che Hamas faccia il calcolo catastrofico “tanto peggio tanto meglio”. Se gli israeliani sono indotti a colpire ancora e ancora, quando Gaza sarà un mucchio di rovine il mondo sarà talmente indignato da non potere non intervenire contro Israele. Questo calcolo – oltre che criminale, in quanto a spese della popolazione civile – è miope.

In primo luogo, non è detto che non ci si abitui alla notizia, “Bombardata Gaza”; poi la pazienza della popolazione potrebbe non essere infinita; infine non è ragionevole pensare che Israele possa essere impressionata dalla reazione della stampa internazionale o dai biasimi dell’Onu. Non soltanto da anni ed anni sopporta una stampa ostile fino alla stupidità, non soltanto ha sempre visto schierata contro di sé la “maggioranza automatica” dell’Onu (per quanto possa avere ragione) ma dispone di un esercito col quale nessuno vuole scontrarsi. Men che meno le potenze occidentali. Dunque se continuassero gli attacchi aerei israeliani i lamenti dei terzi non cambierebbero un “et” a ciò che deciderà Gerusalemme.

L’episodio di oggi è ancora significativo per un altro verso. I palestinesi hanno sparato tre razzi, diconsi tre, e gli israeliani hanno colpito dieci, diconsi dieci, “obiettivi terroristici”. Ciò potrebbe significare che Tsahal ha raccolto la sfida nei termini proposti dai dirigenti di Hamas. Loro giocano sul “tanto peggio tanto meglio”? E allora che assaggino il “tanto peggio”.

I prossimi giorni ci diranno come proseguirà questa partita a scacchi sulla pelle dei cittadini palestinesi. O Hamas griderà che quei tre razzi sono stati un’iniziativa di alcuni sconsiderati, e invocherà la ripresa della tregua e dei negoziati, oppure ci sarà ogni ragione di compiangere gli abitanti di Gaza. Forse saranno chiamati a pagare l’errore di avere voluto come dirigenti persone che spendono la loro vita come moneta vile, per non ottenere nulla.

Ecco la difficoltà di ragionare sulla bruciante attualità. Si prendono i dati di cui si dispone e si traggono delle conclusioni ragionevoli, ma la realtà non sempre è ragionevole e non sempre si sa tutto. E infatti oggi questo periglioso esercizio viene proposto agli amici solo come modello di come ragiona un commentatore, per poi magari fare cattiva figura.

Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it

19 agosto 2014, ore 18

GAZA, STRATEGIA SUICIDAultima modifica: 2014-08-19T18:00:52+02:00da gianni.pardo
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