L’UCRAINA, LA RUSSIA E L’OCCIDENTE

 

La Russia, soprattutto ad ovest, non ha difese naturali. Dunque una costante della sua politica è la preoccupazione dei confini. Quello Stato si è ingrandito fino al Pacifico per spostare sempre più lontano la possibile minaccia degli invasori e così si spiega anche l’annessione degli Stati baltici: erano piccoli e deboli, certo, ma attraverso il loro territorio sarebbe potuto venire un nemico ben più forte.

L’espansionismo russo ha avuto, ai tempi di Stalin, connotazioni banditesche. Se Hitler avesse tenuto fede al patto Ribbentrop-Molotov, la Russia si sarebbe annessa metà di una pacifica Polonia. Finita la guerra, l’intera Polonia, pur non avendo attaccato la Russia, e pur essendo stata vittima di quei nazisti con cui Stalin si era alleato, è stata spostata in blocco verso ovest a spese della Germania, fino alla linea Oder-Neisse.

La spregiudicatezza e la violenza con cui la Russia ha dimostrato di poter interferire ancora oggi nella vita degli Stati confinanti dimostra quanto indomabile rimanga questa ansia unita ad una totale mancanza di scrupoli. Non c’è cattiva stampa internazionale che possa frenare Mosca, non ci sono sanzioni che possano intimidirla, se scatta la molla della sicurezza dei confini.

Con l’implosione dell’Unione Sovietica il quadro è brutalmente mutato. Le frontiere si sono molto ristrette e gli Stati europei che sono risorti dopo la fine del colonialismo militare russo sono animati da sentimenti di paura e rancore, nei confronti dell’antico oppressore. Ad ovest, immediatamente dopo i confini, la Russia sa di non avere amici. Può avere partner commerciali importanti, come la Germania, ma perfino questo grande Paese è felice di confinare con la pacifica Polonia.

L’Ucraìna rappresenta un caso speciale. Anche durante il periodo di appartenenza all’U.r.s.s. ha avuto un autonomo seggio all’Onu, ma in Occidente Kiev è stata considerata una città russa. Né, certo – nell’Europa dell’Est – qualcuno si è mai preoccupato di chiedere se i carristi russi che ne schiacciavano la libertà venissero dall’Ucraìna o dalla Siberia. Gli ucraìni che, per motivi storici, non si sentono inferiori ai russi (ché anzi per qualche tempo è stata Kiev la città dominante) hanno avuto uno stato d’animo diviso fra il far parte dei dominatori, agli occhi di tutti, e l’essere essi stessi dominati dai russi, dunque fra fierezza e rancore. Per questo, quando hanno potuto riconquistare la loro indipendenza, l’hanno fatto senza esitare.

Malauguratamente, la geografia gioca contro di loro. Il Paese è aperto verso la Russia, mentre la frontiera naturale (i Carpazi) è ad Occidente. Per la Russia ciò significa che un eventuale invasore proveniente dall’Ucraìna non incontrerebbe ostacoli naturali, mentre ne incontrerebbe la Russia, in caso di contrattacco. Inoltre l’Ucraìna è il più grande Stato d’Europa (dopo la Russia) e un attacco proveniente dal suo territorio aprirebbe un fronte estesissimo. La Russia considera dunque vitale, per la sua sicurezza, il tipo di governo che c’è a Kiev. Un’Ucraìna ostile è per Mosca un incubo: e purtroppo, se essa era antirussa prima dei recenti avvenimenti, oggi lo sarà anche di più. Ecco perché Putin ha voluto segnalare senza equivoci che, se dovesse considerare l’Ucraìna un pericolo, la Russia non esiterebbe ad invaderla.

Purtroppo, se lo facesse oggi, allarmerebbe a tal punto l’Europa che non sarebbe esclusa neppure una Terza Guerra Mondiale. Ma d’altra parte, resecando dall’Ucraìna la Crimea e una striscia ad est, la situazione russa non cambia molto. Il porto di Odessa era già a sua disposizione, e l’Ucraìna è talmente grande che anche togliendole qualcosa la sua minaccia potenziale rimane integra. Dunque l’ideale per Mosca è ottenere il massimo facendo la mossa della guerra ma non la guerra: e forse si può formulare una possibile soluzione.

Se alla Russia non conviene invadere l’Ucraìna e all’Occidente non conviene scontrarsi militarmente con la Russia, la migliore soluzione sarebbe discutere chiaramente le esigenze di ciascuno. A Mosca bisognerebbe garantire un’Ucraìna non aggressiva, non legata alla Nato, non legata all’Unione Europea e strategicamente isolata. Mosca da parte sua, sia pure ottenendo qualche forma di autonomia per le zone russofone, dovrebbe garantire la non ingerenza negli affari ucraìni. Infine tutti gli Stati interessati dovrebbero impegnarsi a intervenire militarmente per vietare l’ingresso in Ucraìna di truppe straniere, a qualunque titolo. Gli Occidentali penserebbero ai russi, i russi agli eserciti invasori, ma ciò che uno pensa non ha importanza.

Il risultato sarebbe un’Ucraìna indipendente, visceralmente antirussa, con ad est una sorta di quinta colonna filorussa, ma in sostanza in condizioni migliori di quelle in cui si è trovata per i decenni dell’U.r.s.s. E di quelle in cui si troverebbe domani, se fosse invasa da una Russia che in Occidente nessuno si sente di affrontare militarmente.

Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it

3 settembre 2014

L’UCRAINA, LA RUSSIA E L’OCCIDENTEultima modifica: 2014-09-04T12:14:25+02:00da gianni.pardo
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