FINITA LA RENDITA DELL’OPPOSIZIONE

La posizione di comando è indubbiamente la migliore, ma anche chi è all’opposizione fruisce di qualche vantaggio. E infatti si parla di “rendita dell’opposizione”. Chi governa è chiamato a rispondere dei risultati, anche quando è incolpevole; chi è in minoranza può sempre affermare che al governo avrebbe fatto di più e di meglio.

Di questa rendita ha beneficiato a lungo il Partito Comunista Italiano, durante il regime di “bipartitismo imperfetto”: la Democrazia Cristiana era sempre al governo, il Pci sempre all’opposizione. E anche se di fatto condizionava la condotta del Paese, per anni questo secondo partito ha potuto promettere la Luna senza rischiare nulla. Ma del resto la stessa Dc ha potuto governare male perché tanto, per timore di Mosca, non la si poteva mandare a casa.

Questo stato di cose  è venuto meno con l’implosione dell’Unione Sovietica e dopo avvenimento epocale abbiamo potuto avere perfino un governo presieduto da un comunista doc come Massimo D’Alema. E con ciò la sinistra non ha più potuto promettere l’Eden in terra ed è stata giudicata sui risultati ottenuti.

Negli Anni Ottanta un governo di sinistra avrebbe lasciato ottima memoria di sé se appena avesse frenato lo sperpero di denaro pubblico e l’aumento del debito. Invece per sua sfortuna si trova a comandare proprio oggi. Stretto nella morsa della stagnazione, deve attuare una politica di austerità, come il peggiore governo di destra. Deve aumentare le tasse, e non per punire “i ricchi”, come è nel suo Dna, ma per rimanere a galla: infatti strangola anche le piccole imprese e i poveri. Dovrebbe spendere per rilanciare l’economia, ma non ha i soldi per farlo. Ironia della sorte, deve rispettare quei parametri che incautamente furono sottoscritti dalla sua stessa parte politica. Fu infatti Romano Prodi che compì l’impresa epica di “portarci in Europa” (dall’Africa in cui eravamo) facendoci entrare nell’euro.

La Nemesi non soltanto è spietata, è sarcastica. Irride quel Pci che, quando gli italiani erano sereni e l’economia andava benissimo, criticava aspramente chi era al governo e prometteva miracoli, mentre ora che al governo ci sono i suoi eredi, i cittadini sono disperati e l’economia è alla canna del gas.

Per giunta da ogni parte – anche da sinistra – si ingiunge a questa maggioranza di fare “le grandi riforme strutturali”, dimenticando che esse sono una sorta di ordalia senza scampo. Se non si fanno, e se l’Italia va a ramengo, a questo governo si darà la colpa di non averle fatte. Se si fanno, dal momento che nessuna riforma è indolore, anche i sostenitori della sinistra, inferociti, chiederanno la testa dei loro rappresentanti.

Esemplare, in questo senso, la diatriba sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Si deve premettere che, per parlarne, non è necessario esprimere un giudizio su di esso. Potrebbe essere una benedizione, per i lavoratori e per l’occupazione, e potrebbe essere una iattura; potrebbe essere ininfluente e potrebbe essere esiziale, una cosa è sicura: sia la sinistra, sia la sua appendice sindacale lo hanno proclamato da decenni la linea del Piave. E se ora lo aboliscono, rischiano di sentirsi dire che proprio loro, gli eredi del Pci, sono dei traditori e hanno trasformato il più glorioso partito di sinistra in un partito di destra. E, supremo obbrobrio, per andare contro i proletari si sono alleati col miliardario Berlusconi.

Se invece non lo aboliscono, l’Europa intera dirà che Renzi è uno che parla molto e non fa niente; che l’Italia, come sempre, promette e non mantiene; che l’economia non si riprende perché i suoi governanti non hanno il coraggio di fare le “necessarie riforme”. Insomma il problema è simile a quello, famoso, del lupo, della capra e dei cavoli, con l’unica differenza che stavolta la soluzione non c’è.

Tanti anni fa l’osservatore esterno avrebbe molto amato veder bacchettare duramente un partito che faceva un’opposizione demagogica e a volte demenziale. Ora, se è onesto, quello stesso osservatore non può evitare di esprimere comprensione per il gruppo al potere.

Per uno scherzo malvagio della Nemesi, le “necessarie riforme”, a parte quella della giustizia, sono fondamentalmente due, ambedue contrarie ai principi fondamentali della sinistra. Bisogna diminuire la pressione fiscale, cosa che corrisponde quasi a demolire il Welfare, cioè i vantaggi che lo Stato offre a molti cittadini, e cambiare la legislazione riguardante l’economia, e in particolare le norme sul lavoro, cosa che contraddire le viscere sindacali  del Pd.

Attualmente il dubbio non è: “Il Pd riuscirà a salvare l’Italia?” Infatti l’impresa sembra impossibile. Il dubbio è: “Almeno, ci proverà?”

Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it

25 settembre 2014

FINITA LA RENDITA DELL’OPPOSIZIONEultima modifica: 2014-09-26T13:46:21+02:00da gianni.pardo
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