LA CORRUZIONE COME MENTALITA’

Ieri, come sempre, andava in onda la tempesta in un bicchier d’acqua della politica italiana. Salvini e Tosi si scontravano, la sinistra del Pd minacciava ogni sorta d’apocalisse, salvo la scissione, e soprattutto l’Italia intera si indignava sulla (presunta) corruzione di Ercole Incalza, un signore che è stato per lunghi anni l’uomo forte del ministero che si occupa di lavori pubblici, forse più del relativo Segretario di Stato. Nessuna meraviglia. È lì che circolano i miliardi e ci si può arricchire anche con le piccole percentuali. Del resto uno scandalo del genere ci fu già in occasione della costruzione del Partenone. Forse il Ministero delle Infrastrutture, come lo si chiama oggi, bisognerebbe designarlo come il Ministero delle Migliori Occasioni per Rubare. E tuttavia su tutto ciò prevaleva la noia.
La corruzione, in Italia, non è una notizia. Fa pensare a “The Mousetrap”, la commedia gialla di Agatha Christie, rappresentata a Londra per tanti decenni, che alla fine non cambiavano il testo e le battute, cambiavano soltanto gli attori. Oggi il protagonista si chiama Incalza, ieri si chiamava in un altro modo, domani cambierà ancora, ma la commedia resterà la stessa.
Tutto ciò può indurre a delle conclusioni. La prima è che il denaro dello Stato, essendo denaro “di nessuno”, è una tentazione troppo forte. Dunque nessuno dovrebbe dire: “Io non mi lascerei corrompere”, perché probabilmente è ciò che dicevano i corrotti prima di avere l’occasione di arricchirsi.
Questo discorso è troppo pessimistico? Sì e no. La quantità di norme che opprime noi italiani è tale che tutti, con la massima buona coscienza, ne osserviamo alcune – quelle che rischiano di essere effettivamente applicate e sanzionate – e ne trascuriamo un mare. Fra l’altro, come reazione a tutto ciò, il Parlamento, invece di provare a fare applicare la metà delle leggi esistenti, ne vota di nuove, sempre più morali, sempre più perfette, sempre più severe. E sempre più inapplicate. Il risultato è che noi italiani non paghiamo certo l’Iva sulla riparazione dell’artigiano, e che il professore di sinistra – quello stesso che vorrebbe impiccare gli evasori fiscali – non penserebbe mai di includere nella dichiarazione dei redditi i proventi delle lezioni private. Fra l’altro, se qualcuno gliene parlasse, otterrebbe come risposta: “Ma scherzate? Se lo facessi sarei l’unico in Italia. Non risolverei i problemi finanziari dello Stato e passerei per un fesso patentato”. E il peggio è che non avrebbe tutti i torti. Se soltanto non desse addosso agli evasori fiscali.
Ma qui, inaspettatamente, il ragionamento si è animato di vita propria e mi ha messo con le spalle al muro: “Ma tu, sii sincero, approfitteresti del denaro dello Stato, potendo? Ti conosco e so già che la risposta è no. Dunque mitiga il tuo pessimismo. Non sarai certo l’unica persona onesta della penisola”.
Giusto. Assolutamente innegabile. Ma anche questo merita una spiegazione. Il denaro non mi attira, perché non saprei che farmene. Ho già quel che mi serve e il mio lusso orientale, il mio piacere più orgastico va nella direzione del tempo libero e della solitudine. Due cose che non costano niente, se si è in pensione. Dunque non potrei essere un corrotto perché me ne manca la tentazione, perché sono una nullità vocazionale. Uno che, oggetto di trionfali auspici, a suo tempo, non ha combinato nulla, nella vita.
Dunque sì, esistono gli incorruttibili, ma quelli che conosco non hanno avuto l’occasione di farsi corrompere, e soprattutto non sono né avidi di denaro né ambiziosi. Sono correligionari che non andranno mai da nessuna parte. Dei disadattati.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
18/03/15

LA CORRUZIONE COME MENTALITA’ultima modifica: 2015-03-18T11:15:53+01:00da gianni.pardo
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