PONDERING HITLER’S LEGACY

Di George Friedman
Omissis
Dopo settantasei anni, sembra il caso di provare ad immaginare che cosa Hitler e la guerra cui dette inizio hanno veramente cambiato nel mondo. Non è una domanda facile, perché per arrivare ad una risposta, ho dovuto non tenere conto nella mia mente di molti degli atti di gratuita malvagità che egli commise. È stato difficile, ma in un certo senso quegli atti non hanno lasciato una grande eredità, nel mondo, se non la coscienza che la civiltà è un sottile strato al di sopra della natura bestiale e selvaggia dell’umanità. Ma, a dire la verità, non c’era necessità che ci fosse Hitler, per impararlo. Noi umani abbiamo sempre sentito ciò che c’era al di sotto della superficie.
La domanda concerne il modo in cui il mondo sia cambiato come conseguenza della decisione di Hitler di invadere la Polonia.
Il primo esito, ovviamente, fu che egli distrusse l’egemonia dell’Europa sulla maggior parte del mondo e la sua influenza sul resto. Entro quindici anni dalla fine della guerra, l’Inghilterra, la Francia, il Belgio e l’Olanda perdettero i loro imperi. Un piccolissimo gruppo di nazioni europei avevano dominato il mondo. Più o meno alla fine della guerra avevano perso la volontà, l’energia e la ricchezza necessarie per mantenere il loro potere. Dopo alcuni svogliati tentativi di resistere, destinati all’insuccesso, questi Paesi parteciparono allo smantellamento di ciò che un tempo avevano considerato un loro diritto per nascita.
Il mondo è certamente un posto migliore in cui vivere senza l’imprudenza priva di scrupoli di Hitler. È probabilmente un posto migliore senza l’imperialismo inglese o francese, benché quando guardiamo a ciò che ha lasciato dietro di sé, ci chiediamo se il disastro dell’impero non valga quanto il disastro del mondo postimperiale, a chiunque diamo il torto del disastro.
Chiaramente, Hitler non desiderava questo esito. Penso fosse sincero quando diceva che avrebbe lasciato l’Impero Britannico intatto, insieme con la sua flotta, se il Regno Unito avesse accettato il dominio tedesco sul continente europeo. Desiderava la pace con l’Inghilterra in modo da potere schiacciare i sovietici. Ma l’Inghilterra come nazione poteva accettare quel patto soltanto se avesse avuto fiducia nella promessa di Hitler. Per quanto sincero potesse essere nel 1940, l’Inghilterra non poteva scommettere sul mantenimento della sua parola. Come risultato, alle fine, si suicidò a Berlino, e l’Inghilterra presiedette alla dissoluzione del suo proprio impero, l’unica cosa che avrebbe disgustato tanto Churchill quando Hitler. L’imperialismo di Churchill e il razzismo di Hitler si incontravano, su questo punto.
Omissis
Si dice che Napoleone chiamò quella inglese una nazione di bottegai. Ovviamente intendeva insultarla, vedendo i bottegai come persone di immaginazione, ambizione e vivacità di spirito limitate. Vi è una parte di verità nel detto, riguardo agli inglesi, benché George Orwell si arrabbiasse dinanzi a questo modo di sminuire i loro grandi meriti. Nella misura in cui gli inglesi erano sospettosi riguardo alla ragionevolezza e all’utilità della filosofia francese e particolarmente di quella tedesca, Napoleone aveva ragione. Ma, se l’aveva, Hitler realizzò qualcosa di straordinario: rese l’intera Europa una nazione di bottegai.
Dopo la Guerra, l’ossessione degli europei è stata quella di vivere. Dunq ue quella di guadagnarsi da vivere. L’insulto di Napoleone indicava che nella vita c’era qualcosa in più del semplicemente guadagnarsi da vivere. Ciò che Hitler realizzò è qualcosa che avrebbe in primo luogo sorpreso lui stesso: i bottegai che governavano l’Europa. Ma l’Europa è ossessionata dal guadagnarsi da vivere e sospettosa del pensiero profondo. Ha visto dove questo pensiero l’ha condotta e non intende ricascarci. Le migliori menti si occupano d’avere un master in amministrazione aziendale. Il grande pubblico dorme fino a tardi, la domenica [e non si occupa di metafisica]. Il grande mucchio di macerie che Hitler fece dell’Europa creò un secolarismo non soltanto con riguardo al Cristianesimo, ma riguardo a tutti i tentativi di ricreare la profondità della cultura europea.
Naturalmente in tutto questo, la cosa più importante che fece Hitler fu quella di scatenare gli Stati Uniti, un Paese nel quale guadagnarsi da vivere è la definizione della vita. Hitler pensava che la sua sconfitta avrebbe significato il trionfo del bolscevismo. In realtà ha significato il trionfo degli Stati Uniti e della loro cultura, che è stato distribuito nell’Europa Occidentale attraverso l’occupazione e nel blocco sovietico attraverso l’imitazione.
Gli Stati Uniti hanno ridefinito la cultura europea. Come ho scritto in “Flashpoints: la crisi emergente dell’Europa”, non è stata la Coca-Cola ma il computer ciò che ha trasportato la cultura americana. Il computer non aveva niente a che vedere con la metafisica o col vero e col bello. Aveva a che vedere con la più ristretta forma della ragione strumentale: semplicemente faceva cose, e facendole, giustificava la propria esistenza. Il computer dominava il mondo – e l’Europa – e con esso venne un modo di pensare, contenuto nella programmazione, che era tanto radicalmente differente dall’essenziale della cultura europea quanto lo sarebbe stato quello di un altro pianeta. Naturalmente, gli europei aiutarono a fondare la cultura, ma essi l’hanno lasciata in eredità ai loro eredi, gli Stati Uniti. Paradossalmente, gli Stati Uniti rimangono la più religiosa delle nazioni, con la massima frequenza in chiesa. Negli Stati Uniti religiosità e ragione strumentale sono compatibili: qualcosa su cui riflettere.
Hitler rispettava Josef Stalin. Comprendeva l’ideologo radical che era pronto ad uccidere. Aveva poco rispetto per gli Stati Uniti. Comprendeva Stalin, ma non poteva riuscire a capire Roosevelt. Ma mentre, seduto, guardo verso Berchtesgaden, devo ricordare che fu il Settimo Reggimento di Fanteria della Terza Divisione dell’Esercito americano che catturò la città e la casa di Hitler. Gli americani occuparono l’area fino al 1995, usandola per i loro scopi militari.
Questa fu la cosa più grande che realizzò Hitler, e l’ultima che si sarebbe aspettata. Hitler trascinò gli americani nel cuore dell’Europa e lasciò gli europei completamente vulnerabili ai modi di pensiero emergenti, e veramente strani, che una nazione che ha grande considerazione dei bottegai poteva produrre. Hitler distrusse le dighe che l’Europa aveva costruito intorno a sé. Paralizzò l’intera Europa, inclusa l’Unione Sovietica. Non poteva immaginare la necessità di paralizzare gli americani, e neppure avrebbe potuto realizzare questa impresa se ritenuta necessaria. E così gli americani hanno ricostruito questa Berchtesgaden che guardo da lontano.
Hitler sarà ricordato non soltanto per il gran male che ha fatto ma anche – cosa più importante, in molti sensi – perché la maggior parte delle conseguenze della sua guerra sono state inaspettate.
George Friedman
(traduzione di Gianni Pardo)
Da Stratfor

PONDERING HITLER’S LEGACYultima modifica: 2015-09-03T10:16:21+02:00da gianni.pardo
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