LO IUS SOLI VISTO DALLO STOMACO – II

Per i molti cittadini che vivono in condizioni di disagio, lo ius soli suona confusamente come l’idea di fare di più per gli immigrati, e conseguentemente meno per gli italiani in bisogno. Del resto, all’idea che ogni immigrato costa trentasei euro al giorno, cioè circa 1.100€ al mese, molti di loro farebbero la rivoluzione. “Li vorremmo noi, trentasei euro al giorno. Dove dobbiamo firmare, per essere dichiarati immigranti?”
Quanto alla tesi secondo cui la concessione della cittadinanza dovrebbe incoraggiare gli immigrati a divenire effettivamente e pienamente italiani, i contrari hanno qualche buona freccia al loro arco. In primo luogo, la tesi appare più un atto di fede che un ragionamento. Infatti non viene dimostrata con argomenti, talmente sembra ovvia a chi la proclama. In secondo luogo, dal momento che la maggior parte degli immigrati, provenendo da sud, è composta da islamici, non ha senso predicargli la laicità dello Stato e pretendere che l’accettino. Per l’Islàm è articolo di fede che lo Stato non debba essere laico. È normale e doveroso che la religione prevalga sullo Stato, se questa religione è l’Islamismo, l’unica vera e santa, le altre essendo eresie fomentatrici d’immoralità. Richiedere a un credente musulmano di accettare la prevalenza della legge dello Stato su quella della sua religione sarebbe come chiedere a un cattolico di riconoscere che Gesù non era Dio.
Se dunque si reputa essenziale la fedeltà al principio dello Stato laico, perché mai, all’immigrato musulmano che postula la cittadinanza italiana, non si richiede prima di abiurare la sua religione, quanto meno nella parte in cui sostiene che l’imperativo religioso passa prima di quello dello Stato? Questo passaggio sarebbe inevitabile, se si pone al primo punto la laicità dello Stato.
Quanto poi al fatto che gli immigrati potrebbero costituire una nuova “forza lavoro” – quella che dovrebbe contribuire a pagare le pensioni dei nostri vecchi – i contrari possono sempre fare una semplice domanda: “Se gli immigrati fossero un vantaggio economico, come mai gli altri Paesi chiudono le frontiere, a costo di subire procedure d’infrazione, pur di non avere questo vantaggio?”
E non è tutto. Visto che parliamo dei motivi “di pancia”, contro lo ius soli (e in generale contro gli immigrati) non si può dimenticare la battuta – che poi una battuta non è – secondo cui “non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani”. Dunque la gente dice: “Ma se costoro ci odiano, perché dobbiamo accoglierli? Sarà vero che non sono tutti terroristi, ma io come faccio a distinguere i terroristi dalle persone normali? I miei vicini sembrano persone buone, rumorose ma buone. E se un giorno il loro barbuto figlio maggiore si mettesse a spararci addosso?”
Prima di rigettare queste argomentazioni con fastidio, si ricordi che la paura non è qualcosa che si decide di avere. È un’emozione che provoca riflessi di difesa. Eccessiva, dirà qualcuno: ma il proverbio ci ha insegnato che “il gatto scottato teme l’acqua fredda”. E sono i poveri quelli che poi vivono gomito a gomito con gli immigrati, non le signore della buona borghesia. E neppure i professionisti di sinistra e della sinistra.
Fra l’altro, il momento politico è tutt’altro che favorevole alle grandi aperture. La povertà e l’inconsistenza dei principi degli idealisti hanno avuto una clamorosa conferma quando il fenomeno dell’immigrazione è divenuto imponente. Finché si è trattato di qualche migliaio di persone “abbronzate”, tutti predicavano l’assoluta, imprescindibile necessità di accogliere chiunque fosse in bisogno. Quando il ruscello è divenuto torrente e il torrente fiume, nel Nord dell’Europa tutti hanno cambiato idea ed hanno sigillato le frontiere. Imbottigliando così gli immigrati in Italia. A questo punto gli ostili all’“accoglienza” hanno pensato: “Erano a favore prima di vedere le conseguenze concrete. E costoro si considerano pensosi intellettuali, mentre noi saremmo gli ignoranti egoisti?”
Il fenomeno ricorda quei cattolici integralisti che prima proclamano (in linea con la dottrina della Chiesa) che ogni rapporto sessuale deve tendere alla procreazione e poi, dopo il quarto o il quinto figlio, adottano le più severe pratiche anticoncezionali.
Insomma, l’atteggiamento “buonista” dei favorevoli all’immigrazione si è scontrato con la realtà. E l’irritazione di chi ha visto sin da principio a che cosa poteva condurre l’apertura indiscriminata, è divenuta irrefrenabile. Oggi la gente non vuol sentire parlare né di ius soli, né di dovere imprescindibile dell’accoglienza, e di niente che non sia una maggiora preoccupazione per i poveri di casa nostra.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
Fine. 30 settembre 2017

LO IUS SOLI VISTO DALLO STOMACO – IIultima modifica: 2017-09-30T05:38:35+02:00da gianni.pardo
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