LAS VEGAS E IL MOVENTE DEGLI SQUILIBRATI

Ansa: “Strage a Las Vegas: Stephen Paddock, giallo del pensionato-killer senza movente”. E se le autorità locali e federali, malgrado ogni possibile indagine, non sanno perché quell’uomo tranquillo ha ucciso cinquantanove persone e ne ha ferite circa cinquecento, certo non potrà farlo un privato a decine di migliaia di chilometri. In termini di certezza non si può affermare nulla. Ma sulla base degli scarni dati di cui si dispone qualche commento è possibile. Non risultassero esatti per quel tale Paddock, potrebbero ancora rimanere plausibili come teoria.
Il “movente” è ciò che fa muovere. Ciò che induce qualcuno a fare qualcosa. Il termine è di solito usato a proposito di gravi reati e si presume che debba designare una ragione seria, ma è un pregiudizio. Infatti il codice penale prevede l’aggravante dei futili motivi. Uno sconsiderato può uccidere chi ha osato guardare la sua donna, un altro può sparare a un amico che non gli ha restituito duecento euro o all’incauto automobilista che gli ha tagliato la strada. La serietà del movente dipende dai parametri del singolo. E infatti in qualche caso l’accusato non è condannabile perché malato di mente.
Nei casi dell’omicidio per gelosia, per denaro o per questioni di traffico, si ha da fare con personaggi che temono di dimostrarsi sottomessi, di perdere la loro dignità, di non essere “veri uomini”. Che credono di non poter perdonare l’immaginario gravissimo torto subito, e per questo reagiscono in modo violento.
Un altro movente è la coscienza del proprio scarso valore. L’omino insignificante immagina di procurarsi un momento di gloria – e di evasione dal proprio abisso – mettendosi a gridare “Al fuoco!” in un cinema. Vedere che tutti scappano terrorizzati, magari calpestandosi, gli fa sognare ad occhi aperti di averli vinti lui, tutti insieme, come forse soltanto Achille poteva fare. Che trionfo. Finalmente qualcosa che riscatta un’intera vita di frustrazioni.
L’artista non riconosciuto va a prendere a martellate la Pietà di Michelangelo e stabilisce un’equivalenza fra lo scalpello che crea un’opera immortale e il martello di un imbecille che la demolisce. Questo genere di motivazione è dietro decine di atti di terrorismo. Ci sono sbandati che, sobillati da una religione che conoscono male, si credono eroi solo perché sono disposti a sacrificare la loro vita, e l’altrui, per ottenere qualche titolo di giornale. Un’azione del genere, prima ancora che criminale, è patetica. I terroristi che si precipitano con l’auto sui pedoni non compiono un atto eroico, perché farlo è alla portata di tutti. In particolare dei pessimi guidatori. Come possono affidare il loro riscatto umano e morale ad un’azione del genere? L’unica spiegazione è che sia il tentativo di ribaltare un bilancio esistenziale negativo. Provocare molto dolore in pochi secondi e con pochissimo sforzo è qualcosa di divino. Qualcosa di simile al “fiat” con cui Dio creò l’universo. E quell’onnipotenza immaginaria fa gonfiare il petto di tanti falliti.
E così arriviamo a Paddock. Quest’uomo era avido di potenza, tanto che non gli bastava mai. Era riuscito ad arricchirsi. Aveva ottenuto il brevetto di pilota, e volare è azione mitologica, un modo di librarsi al di sopra degli altri. Era un accanito giocatore, e si sa che il giocatore non riesce a smettere perché – pur sapendo che il casino è una macchina per far perdere denaro ai clienti – continua a sfidare la sorte. Ha bisogno di un impossibile ma irrinunciabile riscatto, quello della vittoria improbabile.
Infine Paddock collezionava armi e questo è il sintomo più significativo. Che cos’è un’arma da fuoco? È il mezzo con cui il debole può uccidere il forte. Infatti, quando queste armi comparvero sui campi di battaglia, i gentiluomini le considerarono sleali. Strumenti degni di vigliacchi che non osavano avvicinarsi al nemico. Ché anzi già prima, ad Azincourt, i nobili francesi si fecero infilzare a decine dai long bow degli arcieri inglesi perché li disprezzavano troppo per dimostrare di avere paura.
Paddock collezionava rivincite. Ogni nuova arma era come se gli dicesse: “Con me sola, potresti uccidere ante persone!” E questo martellamento deve essere divenuto un’ossessione. Qualcuno ha detto che, se in un’opera teatrale c’è un fucile appeso alla parete, si può star sicuri che, prima della fine, quel fucile sparerà. Probabilmente è proprio questo che è avvenuto: Paddock ha voluto realizzare il sogno di sempre. Insieme con i suoi tanti amici a canna lunga avrebbe dimostrato al mondo intero la sua potenza. Avrebbe vissuto quel momento cui anelava da anni. Dal bruco – improvvisamente – la farfalla. E dopo avrebbe anche potuto suicidarsi, ché tanto nessun momento sarebbe mai stato più alto.
Paddock è stato un poveraccio cui la tecnologia moderna ha permesso di fare molto danno con poco sforzo. Un po’ come il martello di colui che sfregiava la Pietà di Michelangelo. O come il fuoco di Erostrato che incendiò il tempio di Artemide. Uno dei tanti casi di complesso d’inferiorità così devastante da vietare alla sua vittima di sopravvivere.
E poiché di dementi, di frustrati o più semplicemente di imbecilli non ci sarà mai penuria, è inutile dire: “Cose del genere non devono più succedere”. Perché succederanno sempre. La specie umana, fra gli altri difetti, e a differenza di tanti altri mammiferi, ha un insufficiente rispetto dei congeneri.
Noi organizziamo massacri di milioni di innocenti, e li chiamiamo guerre.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
9 ottobre 2017

LAS VEGAS E IL MOVENTE DEGLI SQUILIBRATIultima modifica: 2017-10-09T11:38:37+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “LAS VEGAS E IL MOVENTE DEGLI SQUILIBRATI

  1. Egregio Dr Pardo,
    sono concorde con le valutazioni da Lei esposte in questo scritto,
    tranne che con una =
    “Ci sono sbandati che, sobillati da una religione che conoscono male, si credono eroi solo perché sono disposti a sacrificare la loro vita, e l’altrui,….”. La allusione alla religione islamica mi pare evidente (ma potrei sbagliare…). Se ho bene inteso,
    Le faccio rilevare come gran parte dei terroristi islamici (anzi “islamisti” che è la abbreviazione di “islamo-nazisti”) la loro religione la conoscono benissimo.
    La radice della loro violenza è nella “sharia” (= la abominevole legge islamica che comprende “corano”, “hadith”, “sunna”…) e i loro capi sono spessissimo gente molto colta in dottrina islamica “ortodossa”.

  2. @ Giancarlo Matta:
    Lei vede tutto in bianco o nero. Per Lei l’Islam e’ semplicemente la religione del male, della violenza, dell’odio verso i Cristiani, e nient’altro. Beh, credo che nessuna religione sarebbe sopravvissuta per mille e quattrocento anni se fosse cosi’ limitata. In realta’ il Corano, a parte la severita’ verso i “miscredenti”, contiene elementi di etica a volte sconosciuti dalla stessa Bibbia. Come l’amore e il rispetto per gli animali, ad esempio. che Maometto predicava spesso. Che Lei ci creda o no, l’Islam e’ una religione di amore, per Dio e per le sue creature. La Bibbia in realta’ e’ piu’ violenta del Corano: http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/violence-more-common-in-bible-than-quran-text-analysis-reveals-a6863381.html. (C’e’ da dire pero’ che la Bibbia non predica la violenza, come a volte fa il Corano). Comunque la realta’ islamica e’ parecchio piu’ complessa di come Lei la descrive.
    Guardi che personalmente non sono filo-islamico, sono ateo. Ma non sopporto le generalizzazioni semplicistiche.

    E un’altra cosa: “islamisti” non ha certamente nulla a che fare con i nazisti. Comunque viene usato in riferimento agli islamici estremisti.

  3. Caro Matta, temo De Veredicis sia più vicino al vero di Lei.
    Certe inammissibili “rudezze” del Corano sono anche riferibili al fatto che fu scritto tanti secoli fa, e l’errore di alcuni è quello di prendere tutto alla lettera. Ma questo è un errore che a volte hanno commesse anche i cristiani. Ricorda l’esagerazione di Origene, che si castrò?
    E comunque Lei ha ragione nella sostanza, in questo senso: che una teoria (penso a quella di Keynes in economia) finisce col pesare più per l’interpretazione, magari erronea che se ne dà, che per quello che essa risulta essere per i competenti.

  4. Mi scrive Giancarlo Matta
    “1) La “bibbia” [direi l’antico testamento] sarà “più violenta del corano” ma, fino a prova contraria, attualmente nessun credente in tale libro assassina gente indifesa in nome del proprio “dio”.
    2) Che i nazisti fossero alleati degli islamici con finalità anti-ebraiche è storicamente accertato. E che l’islam-vero possieda molti tratti totalitari è altrettanto certo. Pertanto il termine (certamente dispregiativo) di “islamista” = “islamo-nazista” è giustificato.
    3) Il “corano” DEVE essere applicato alla lettera. Tanto emerge dalla lettura del testo coranico il quale -notoriamente- vieta la “ermeneutica” (cioè le interpretazioni) ed esige di essere applicato alla lettera -previa “esegesi” (cioè le spiegazioni)- :
    a pena di condanna per eresia o apostasia :
    “Recita dunque ciò che ti è stato rivelato del Libro del tuo Signore. Nessuno può cambiare le Sue parole e non troverai, all’infuori di Lui, alcun rifugio.” [ Sura 18; Versetto 27 .. e altri ].
    Per il resto del mio commento, apprezzo che entrambi mi diate ragione. Giancarlo MATTA”.
    1 Gli rispondo: siamo d’accordonel distinguere i testi sacri dall’applicazione con creta che se ne dà.
    2 Storicamente sono stati alleati, è vero; ma l’etimolgia di “islamisti” è assolutamente di fantasia.
    3 Anche quell’imperativo potrebbe essere disapplicato, per le parti in cui il Corano “sbaglia”.
    In totale, siamo largamente tutti d’accordo. E De Veredicis non sbaglia, quando loda la teoria (salvo certi punti) dell’Islamismo. Non dimentichiamo mai che, quanto los Reyes Católicos scacciarono tutti gli ebrei dalla Spagna (1492), essi furono accolti dai musulmani, e divennero così numerosi, nel nord Africa e in Turchia, da avere anche un nome, “sefarditi”. E poi sono stati tutti scacciati dal Nord Africa solo recentemente. Da “questi” islamici, non dall’Islàm.

  5. P.S. Anche a me è risultato impossibile inserire il commento normalmente. Non so chi ha inventato questa “Captcha”, ma meriterebbe il 41bis.

  6. caro Pardo,

    prova “all’alba”…..ci ho provato, ma il Suo “sito” quanto a possibilità di inserire commenti è (e sempre fu) una autentica porcheria. Sfido che praticamente nessuno commenta. Pazienza. Contento Lei… .

    Mi permetta una breve replica conclusiva a due delle Sue osservazioni:
    2) L’epiteto di “islamisti” (islamo-nazisti) -se non sbaglio- lo coniò uno studioso americano di origine ebrea, Daniel Pipes.
    3) Lo vada a dire agli islamici-veri.
    Un saluto. GM

  7. @ Giancarlo Matta
    In realta’ Pipes scrisse questo (http://www.danielpipes.org/12847/islam-vs-islamism):
    “Islamists loathe the West because of its being tantamount to Christendom, the historic archenemy, and its vast influence over Muslims. Islamism inspires a drive to reject, defeat, and subjugate Western civilization. Despite this urge, Islamists absorb Western influences, including the concept of ideology. Indeed, Islamism represents the transformation of Islamic faith into a political ideology. Islamism accurately indicates an Islamic-flavored version of radical utopianism, an -ism like other -isms, comparable to fascism and communism. Aping those two movements, for example, Islamism relies heavily on conspiracy theories to interpret the world, on the state to advance its ambitions, and on brutal means to attain its goals”.
    Cioe’ Matta, la parola “Islamismo” indica la versione islamizzata di un utopismo, un “-ismo” come il fascismo o il comunismo. I suoi Nazisti c’entrano, ma solo indirettamente. Certo non etimologicamente.

  8. Apprezzo la citazione che lei riporta del Pipes. Rimane il fatto che le sinergie tra islamismo e nazismo sono inconfutabili, e “islamo-nazisti” è un epiteto attualmente più che appropriato. Certo, esprimendoci “letteralmente” potremmo anche intendere “islamisti = islamo-comunisti” … guarda caso la sperticata (e tragicomica) propensione di quasi tutti i “progressisti” (comunque si chiamino in Occidente) verso gli islamici-veri, (propensione tuttavia affatto ricambiata) oltre che essere interessante materia per studi psichiatrici, ci offrirebbe occasione per rivolgere ulteriori critiche ai “rossi”.
    Ma “islamo-nazisti” è corretto. E anche per questo solo apparentemente secondario dettaglio lessicale, i “rossi” nostrani, oltre che essere notoriamente mascalzoni si dimostrano una volta di più, in quella loro passione autolesionistica e abominevole, assai ignoranti.

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