ANCHE LA STORIA È CAPACE DI ARRABBIARSI

A volte il popolo reagisce con rabbia. Comincia col chiedere un po’ di autonomia e il diritto di dire la propria (no taxation without representation) e finisce, nel 1776, con la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America. In Francia si comincia con la richiesta di qualche concessione costituzionale e democratica e si finisce col tagliare la testa al re. E anche nel nostro piccolo, in Italia, possiamo assistere a questo ritorno vindice della storia. Priama sembra che si tolleri tutto, poi si scatena una furia di vendetta che confina con l’autolesionismo.
Oggi i giornali ci dicono concordemente che uno dei drammi dell’Italia è che rischiamo enormi guai soltanto perché i fuorusciti del Pd, pur di far fuori Renzi, sono disposti a provocare la crisi di governo in occasione della “finanziaria”. E lo stesso Renzi, pur di tagliare l’erba sotto i piedi a quegli stessi avversari, si dimostra non soltanto inflessibile su una legge elettorale che danneggerebbe gravemente i piccoli partiti, ma addirittura provoca ed irride. Evidentemente preferisce che il tempio rovini sui filistei piuttosto che chinare la testa o confessarsi sconfitto. Infatti non c’è dubbio che, se Renzi si dimettesse da Segretario del Pd e per un po’ scomparisse dalla scena, tutto sarebbe infinitamente più facile. Ma questo cedimento potrebbe costargli la vita politica perché i suoi nemici, non essendo più di moda la soppressione fisica, come minimo vogliono annientarlo. Dunque è comprensibile che l’interessato non veda nessun terreno d’incontro con loro.
Mesi fa, forse fin troppo irritato dallo stile di Renzi, ho scritto cose tremende sul suo conto. E tuttavia non ho mai perso di vista il fatto che, in politica, ciò che conta sono le realizzazioni. Se Renzi avesse effettivamente operato i miracoli di cui si è vantato, gli si sarebbe dovuto perdonare qualunque cosa. Invece è stato un Primo Ministro come gli altri, che ha fatto poco, perché poco poteva fare. L’unica differenza è stata che il suo modo di essere gli ha attirato le antipatie di alcuni e le simpatie di molti altri. Almeno per qualche tempo.
Ciò che non mi aspettavo è stato che, mentre è naturale che il cittadino senza importanza si conceda antipatie e simpatie, questi impressionanti scarti emotivi se li siano poi permessi quelli che hanno grandi responsabilità. La scissione del Pd, che ho sùbito interpretato esclusivamente come una mossa anti-Renzi, è nata da un odio implacabile. In generale, i fuorusciti sanno che separarsi corrisponde spesso a sparire. Lo dice la storia dei partiti. E tuttavia essi non si sono fermati dinanzi a nulla. Oggi – col loro potere di far forse cadere il governo al Senato – assaporano un momento di gloria, ma il domani potrebbe essere ben più grigio. Il loro vero programma è Renzi, in negativo. D’Alema deve fagli pagare con la morte il reato di lesa maestà, ed anche per gli altri lo scopo del sodalizio è la fine politica del nemico. Senza Renzi forse rientrerebbero nel Pd; con lui, anche se gli fosse offerta la Luna, la chiusura è totale. Ecco perché il tentativo di Pisapia probabilmente non ha avuto nessuna possibilità di riuscita. Il problema dei rapporti economici in questo divorzio è molto meno importante dei rapporti umani.
Tutta la vicenda ha lati stupefacenti. Prima è sembrata incomprensibile la tolleranza nei confronti di qualcuno che si comportava in modo odioso, oggi è incomprensibile che l’ostilità ad un singolo uomo possa condizionare l’intera politica e le sorti dell’Italia. La razionalità vorrebbe che non si escludesse dal dialogo neppure il diavolo, perché, se ci consente di fare ciò che serve alla nazione, il diavolo sarà un alleato prezioso. Qui non si sta insieme per amore, e non ci si dovrebbe separare per odio. È naturale che ognuno faccia i propri interessi e, se può, anche gli interessi degli italiani: ma in tutti e due i casi la Stella Polare sono gli interessi, non i sentimenti. Invece siamo arrivati ai Capuleti e ai Montecchi, e tutto ciò con un comportamento che ci avvicina al fanatismo irrealistico dei palestinesi.
Non avrei immaginato che, nell’ostilità a Renzi, si potesse andare tanto oltre. Soprattutto pensando per quanto tempo mi son dovuto considerare un isolato “denigratore” della speranza della nazione e “delizia del genere umano”.
A volte la storia da prima non reagisce, poi iperreagisce. Il fatto è che, nei rapporti umani, il peggio si ha quando si proviene da una delusione, quando l’amore di un tempo diviene voglia di vendetta, e il miglior vino si trasforma in aceto.
Gianni Pardo, 5 ottobre 2017

ANCHE LA STORIA È CAPACE DI ARRABBIARSIultima modifica: 2017-10-05T08:20:04+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo