PERCHÉ GLI ALTRI CI SEMBRANO CRETINI

L’osservazione pacata della realtà indurrebbe a concludere che gli uomini siano per la maggior parte degli sciocchi. E tuttavia, quand’anche sembrasse un’ovvietà, questa affermazione urterebbe contro alcune semplici obiezioni. Dire che A è uno sciocco significa dire che è meno intelligente di B, o ancor meglio della media degli uomini. Ma se si dice che tutti gli uomini sono sciocchi bisogna precisare: rispetto a chi? L’umanità non può essere né sciocca né intelligente, perché essa è il metro rispetto al quale il singolo può essere normale, sciocco o intelligente. Essa è per così dire lo zero della scala, quello rispetto al quale si può andare verso il più o il meno. Ma se tutto ciò è incontestabile, rimane lo stesso da spiegare come mai gli altri ci sembrino così spesso “cretini”.
Una prima, possibile spiegazione è che chi trova gli altri poco intelligenti sia effettivamente più intelligente di loro. Ma è bene che ciascuno faccia questa ipotesi pensando a qualcun altro, non pensando a sé stesso. Una seconda ipotesi è fondata sul temperamento. Facciamo il caso che una persona sia mediamente intelligente, ma molto razionale. Dal momento che la maggioranza razionale non è, si comprenderebbe la sua impressione di avere a che fare con dei cretini. Ma proprio questa ipotesi apre la porta ad un’interpretazione più vasta – e forse più fondata – dell’intero fenomeno.
Essere razionali significa applicare alla realtà un certo modulo interpretativo. Forse anche il migliore, comunque non l’unico. L’avvocato per esempio, per professione, possiede un modulo interpretativo diverso. La sua bussola non è la razionalità, ma ciò che prescrive la legge. E nel suo cuore potrà trovare “cretino” l’uomo razionale di cui sopra perché, mentre gli racconta il suo caso, ci mette dentro molte cose che, giuridicamente, non hanno nessuna importanza. Si appella ad una giustizia che è un rispettabile ideale ma non fa parte dei codici; invoca con convinzione fatti veri, ma che non può provare; è sicuro della competenza giuridica e dello scrupolo morale dei giudici, e via dicendo. Dal punto di vista del giurista, il modo di ragionare della persona normale è spesso “stupido”.
Né le cose vanno diversamente per l’idealista. Malgrado ogni smentita della realtà, questi continua a usare come metro il punto di vista morale. Dunque giudicherà “cretino” l’uomo razionale che non tiene conto dei veri valori, ed anche il magistrato che ha deciso secondo la legge, e non secondo ciò che a lui appare conforme a giustizia.
L’uomo freddamente razionale disprezza gli emotivi e li giudica con severità. Gli emotivi sono convintissimi che ciò che li entusiasma, li deprime, li preoccupa sia un motivo validissimo per essere entusiasti, depressi, preoccupati. E così, nel momento in cui l’uomo freddo non reagisce nella loro maniera è lui, quello che sbaglia. È lui, il “cretino”.
Ognuno, per professione, per formazione o per temperamento, ha un proprio modulo interpretativo della realtà. E poiché gli altri non hanno lo stesso metro, ne deduce che, non lui, ma gli altri sbagliano. E la conclusione è inevitabile: sono poco intelligenti. E se la parola “intelligenti” non piace, se ne può usare un’altra: rimane comunque il giudizio negativo.
La conclusione è che, mentre l’umanità è costituita da una sterminata folla di oltre sette miliardi di persone, ognuno usa per misurarla il suo metro personale. E la frase: “Tutti mi sembrano cretini” dovrebbe semplicemente essere tradotta in quest’altra: “Tutti sono diversi da me”.
E questo spiega anche le difficoltà della convivenza. Anche le persone che si vogliono bene – e dovrebbero dunque realizzare il paradiso in terra – si trovano spesso a costatare che due rimangono due e non sono mai uno. Se a volte siamo in collera con noi stessi – perché siamo incorsi in un errore, perché non abbiamo efficacemente reagito ad un sopruso, perché abbiamo commesso una gaffe – figurarsi se non possiamo essere irritati rispetto a qualcuno col quale viviamo costantemente. Nella quotidianità le piccole differenze si ingrandiscono, fino a costituire una continua pietra d’inciampo.
E così, risalendo dal filo all’ago, come dicono i francesi, arriviamo alla conclusione: non è che gli altri siano cretini, semplicemente “non sono noi”. E poiché questo è inevitabile, dovremmo essere tolleranti con tutti. Soltanto così potremo sperare di avere rapporti armoniosi con gli altri.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
21 ottobre 2017

PERCHÉ GLI ALTRI CI SEMBRANO CRETINIultima modifica: 2017-10-23T09:43:28+02:00da gianni.pardo
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