PROSPETTIVE POLITICHE DEL DOPO VOTO

I problemi complicati scoraggiano. Se di un groviglio di fili non si vede neppure uno dei due capi, per districarlo non si sa da dove cominciare. Proprio per questo molte volte, per risolvere un problema complesso, si cerca di ridurlo ad una serie di problemi semplici.
Prendiamo l’area dell’esagono. Chi se la ricorda? Eppure basta ragionare. Ognuno dei suoi lati forma un triangolo con il centro al vertice. E l’area del triangolo la ricordiamo tutti: base per altezza e prodotto diviso due. Dunque, per l’esagono, un lato moltiplicato per l’apotema (altezza del singolo triangolo), per sei, e il prodotto diviso due. Non solo è facile da calcolare, ma si conosce e si ricorda anche il procedimento. Tutto ciò però perché da principio abbiamo parlato dell’area del triangolo e non di quella dell’esagono.
Nello stesso modo possiamo affrontare una questione anche più complicata: che tipo di governo e che tipo di politica avremo dopo le prossime elezioni? Ancora una volta, se a qualche conclusione riusciremo ad arrivare, sarà partendo dai dati elementari.
Sappiamo che il M5s intende governare da solo ma tutte le previsioni dicono che non avrà i numeri per farlo. Dunque, primo risultato, possiamo escludere un governo del solo M5s.
Le stesse previsioni ci dicono che neanche il Pd e i suoi alleati – o Fi, la Lega e i loro alleati – avranno da soli i numeri per governare. Dunque, dal momento che questi partiti non escludono programmaticamente un governo in cui si alleano con altre coalizioni (o almeno non lo escludono con la nettezza e la credibilità del M5s) è facile prevedere che per formare il nuovo governo ci vorrà del tempo e i negoziati potrebbero anche essere molto difficili. E tuttavia il risultato è inevitabile: si tratterà di un governo sostenuto da una federazione di coalizioni, prevedibilmente quella di centrodestra e quella di centrosinistra. E non perché questa alleanza piaccia a molti, a partire dagli interessati; non perché essi l’abbiano promessa, ché anzi spesso l’hanno esclusa: semplicemente perché non esistono altre soluzioni. Nemmeno quella di tornare alle urne, perché probabilmente le urne darebbero un risultato simile a quello delle elezioni precedenti, senza sciogliere il nodo.
Poi ci si può chiedere che politica potrà fare un governo sostenuto da partiti che hanno mentalità e programmi diversi. Anche qui la domanda sembra difficile ma potrebbe avere una risposta semplice: quasi nessuna politica. Proprio perché si è parlato di “mentalità e programmi diversi”. Quando le grandi riforme riescono ad arrivare in porto, è perché sono in linea con l’ideologia dei partiti che le attuano, e questi si sono duramente battuti per arrivare a quel risultato. Ora appunto, se queste ideologie sono in conflitto, la conseguenza è lo stallo: “Tu vieti a me le mie riforme, io vieto a te le tue riforme”. Se il prossimo governo sarà formato secondo le linee qui accennate, sarà in sostanza simile a un governo dimissionario. Rinuncerà a tutti quei provvedimenti che sarebbero qualificanti per una data linea politica e “tirerà a campare”.
E, se così fosse, non sarebbe neanche troppo male. Il rischio infatti è che le coalizioni al governo un accordo lo trovino non nel fare gli interessi del Paese, ma nel fare i propri interessi. Per esempio, temendo di essere puniti dall’elettorato, in vista di future elezioni potrebbero adottare provvedimenti popolari ma costosi, che aumenterebbero ulteriormente le dimensioni del debito pubblico. E ciò potrebbe essere molto pericoloso. Già a non provocare nessuna reazione internazionale, si sarebbe ancora aggravata la tremenda eredità finanziaria che quegli incoscienti dei nostri nonni e dei nostri genitori hanno lasciato alle successive generazioni. Ma potrebbe anche avvenire che si allarmino una volta per tutte le Borse e salti l’intero sistema dell’euro e dell’Unione Europea. Con maggiori sofferenze, per noi italiani, di quante ne immaginino quelli che sognano di ritrovare la nostra intera sovranità.
Se poi vogliamo spingere lo sguardo ancora più lontano – ma saremo in pieno “guesswork”, cioè nell’ambito del tirare a indovinare – si può ipotizzare che questa situazione di paralisi faccia svanire i consensi del M5s e spinga la politica a richiedere il ritorno a un sistema che assicuri la governabilità. Cioè al maggioritario. E allora avremmo ancora una nuova legge elettorale, un nuovo quadro politico, e magari nuovi guai. Limitandoci invece a ciò che oggi è ragionevole prevedere, possiamo dire soltanto che il prossimo governo sarà difficile da formare; sarà composto da vari partiti in conflitto; governerà in maniera poco incisiva, e forse male e per poco tempo. Il resto è da vedersi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
9 dicembre 2017

PROSPETTIVE POLITICHE DEL DOPO VOTOultima modifica: 2017-12-09T12:05:57+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “PROSPETTIVE POLITICHE DEL DOPO VOTO

  1. Condivido la sua analisi sul dopo voto.
    Escludendo un governo dei 5 stelle, vista la mancanza di numeri sufficienti, non resta che la coalizione destra/sinistra, fra i partiti tradizionali.

    Ma non sono sicuro che un simile governo di “responsabilità nazionale” durerà poco, visto che i parlamentari hanno un istinto di sopravvivenza degno di miglior causa.
    Inoltre, potrebbe anche trovare il tempo di non limitarsi all’ordinaria amministrazione.
    In fondo, la destra e la sinistra sono più molto più diverse nella base dei votanti, che non nella mentalità dei loro vertici (gli eletti sono pur sempre politici di professione, che parlano la stessa lingua).
    Senza contare che, ormai, le decisioni più importanti per il nostro paese vengono prese in sede europea, per cui i nostri organi di governo si limitano molto spesso ad una presa d’atto.

    Se devo essere sincero, quello che temo di più, nella prossima legislatura, non sarà la stasi e l’inerzia, ma il deterioramento dell’ordine pubblico, legato al peggioramento delle condizioni sociali ed economiche.
    Spero, ovviamente, di sbagliarmi.

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