DI MAIO SEMBRA UN PALESTINESE

Perché non si è arrivati alla pace in Palestina? Perché gli arabi hanno attaccato militarmente gli ebrei (1948, 1956, 1973), hanno sempre perso e poi, costantemente, hanno tentato di negoziare come se le guerre le avessero vinte invece che perse. Un atteggiamento che non ha bisogno di aggettivi.
Ora in Italia abbiamo i “grillini” che si comportano in modo simile, cioè senza tenere conto dei dati oggettivi. Affermano per cominciare che, o Di Maio è nominato Primo Ministro o non ci sarà un governo. Perché il popolo ha indicato lui per quella carica. Non si sa quando ciò sia avvenuto. Non si sa che potere abbia il popolo di designare il Primo Ministro. Non si sa dove tutto ciò sia stato consacrato nella Costituzione, ma poco importa. È ciò che afferma il M5s e non può essere che così. Tanto che Matteo Salvini, secondo il “Corriere”, afferma: “Sbaglia. Così salta tutto. No a veti a Forza Italia”
Tutto ciò si spiega esattamente come si spiega l’atteggiamento dei palestinesi.
La distinzione fra il possibile e l’impossibile, il reale e l’immaginario, l’opportuno e l’inopportuno, è caratteristica degli adulti. E anche il senso di responsabilità. Che è poi la ragione per la quale non si concede la patente di guida per autoveicoli prima dei diciotto anni. Non è perché, prima di quell’età, un ragazzo non abbia la capacità tecnica di guidare un’automobile, ma perché non è sufficientemente cosciente delle sue responsabilità. Tutte queste differenze furono icasticamente riassunte da Rabelais mezzo millennio fa quando scrisse che a una certa età “si piscia contro vento”.
Sembra che Luigi Di Maio si voglia iscrivere alla confraternita di coloro che non tengono un sufficiente conto del vento. Il suo atteggiamento sarebbe comprensibile se il suo Movimento avesse ottenuto il 51% dei seggi sia alla Camera sia al Senato, ma il suo risultato è soltanto un 32,7%. Una cifra che invita gli italiani a levarsi il cappello, ma non a dichiararlo padrone del Parlamento. Fra l’altro, forse i “movimentisti” non erano ancora nati quando la Democrazia Cristiana, pur avendo i numeri per governare da sola, si associò volontariamente un paio di piccoli partiti. Il monocolore è rischioso, non fosse altro per le maggiori responsabilità che comporta.
Il M5s nella situazione data ha un tale numero di seggi che, o si associa con qualcuno, concedendo qualcosa, o non va al governo. E quando si dice “qualcosa” non si intende un vassoio di panzerotti: il socio di minoranza non potrà certo pretendere l’uguaglianza dei vantaggi – così come i palestinesi non possono pretendere uguali vantaggi con gli israeliani – ma non per questo non avrà buone briscole in mano. Dirà sempre: “Tu puoi avere di più, ma ricordati che io posso anche non farti avere niente”. Ed è su questa base che si negozia.
Fra l’altro – si tende a dimenticarlo – nel caso di un’associazione con la coalizione di centrodestra, il junior partner, il socio di minoranza, è proprio il M5s, col suo 32.7%, contro il 37% degli amici di Salvini.
Dunque è assurdo – anzi, peggio che assurdo, infantile – pretendere di dettare legge. Per giunta, se Di Maio fosse persona da prendere sul serio, a questo punto sapremmo che il suo senso dello Stato è tale che, o si fa contento il suo piccolo ego, o il Paese non avrà un governo. Senza dire che è sempre possibile che, stufi delle sue bizze, gli altri partiti (che insieme hanno ottenuto il 62.3%) trovino il modo di formare un’alleanza, lasciando fuori al freddo quel Movimento che si è tanto vantato della vittoria.
Tutta la commedia sembra l’eco della convinzione che le parole creino la realtà. Non basta dare una cosa per sicura, perché questa diventi realmente sicura. Fra l’altro, che senso ha emettere simili pubblici proclami, quando non si tratta di convincere l’opinione pubblica – che in questo caso non ha nessun potere – ma dei dirimpettai che hanno tutto il cinismo e tutta la spregiudicatezza di normali politici?
Fra l’altro, si dimentica che Mattarella è libero di designare chi vuole. In teoria potrebbe dire paternamente a Di Maio: “Ragazzo mio, tu mi sei simpatico, ma sei troppo giovane per questa carica e io non mi sento di conferirtela”. Che cosa potrebbe fare il caro Luigi, di fronte ad un atteggiamento del genere? La Costituzione non dice in base a quali criteri il Presidente della Repubblica debba conferire l’incarico di formare il nuovo governo.
Ma già, come tutti i sacri testi, la Costituzione è più citata che letta.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

28 marzo 2018

DI MAIO SEMBRA UN PALESTINESEultima modifica: 2018-03-28T12:56:19+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “DI MAIO SEMBRA UN PALESTINESE

  1. La cosa peggiore e’ che da un lato si considera essenziale la rappresentanza proporzionale nel parlamento come unico organo legittimato a legiferare, dall’altro si considera prioritario dominare in modo esclusivo l’esecutivo che si considera dover avere compiti, tutto sommato giustamente, solo esecutivi.
    Forse la spiegazione e’ molto piu’ semplice, e non ne hanno mai fatto mistero: puntano a nuove elezioni e al premio di maggioranza del 40 per cento per governare da soli con la maggioranza assoluta, per aprire il parlamento come una scatola di tonno, come disse il capostipite (o farne un bivacco di manipoli, come disse un altro).
    Non e’ da escludere che non ci riescano, coi tempi che tirano, per cui sarei cauto nei giudizi.
    C’e’ un sacco di gente, insospettabile, anche al nord, che non vede alcuna speranza nel futuro, e’ stata derubata di tutto e con disdoro dallo stato e dalle banche, non ha piu’ niente da perdere, e a questo punto preferirebbe spaccare tutto, cioe’ aprire il parlamento come una scatola di tonno.
    Che la realta’ (sociale) non sia necessariamente quella che vorremmo che fosse, vale per tutti.

  2. questa situazione di stallo (vedi spagna) è dovuta e voluta dagli italiani che il 4 dicembre hanno votato no al referendum.complimenti gli italiani, specialmente al sud, continueranno a votare con la pancia, mai con la testa,andare dietro alle promesse elettorali(mai realizzabili). Nella mia regione,sicilia, abbiamo assistito alla piroetta del voto,alle regionali vince il centro destra: alle politiche cappotto dei cinque stelle.Valli a capire.Questi 5 stelle,per me negazione del genere umano,(dal punto di vista politico), dopo averli calunniati,diffamati etc.. adesso pretendono,per senso di responsabilità,che il PD si cali le brache,si giochi la dignità,scompaia dalla scena politica.

  3. Anch’io, in questi giorni, mi vedo costretto a difendere il Pd.
    Le rispondo sul primo argomento. Io ho votato no al referendum perché una sola Camera favorisce leggi improvvisate, demagogiche, e votate magari sulla pressione popolare del momento. Pensi all’omicidio stradale, che per giunta era già previsto (come aggravante) dal codice penale.
    Ma il motivo principale era l’enorme premio di maggioranza attribuito al primo partito, senza limiti di percentuale dei votanti. Dunque, in caso di frammentazione estrema, anche un partito col venti per cento. Se poi questo partito fosse stato dominato da un leader carismatico avremmo avuto un solo uomo che comanda a un solo partito che – considerando l’asttensione, rappresenta il 10% degli italiani ma ha tutti i poteri per cinque anni. No, grazie.

  4. “Dunque, in caso di frammentazione estrema, anche un partito col venti per cento”
    Con il Mattarellum conquisterebbe la maggioranza assoluta.

    “considerando l’asttensione, rappresenta il 10% degli italiani ”
    Idem come sopra; con la differenza che col ballottaggio la percentuale aumenta.

    “ma ha tutti i poteri per cinque anni.”
    Tutti quali ? Ma se non può sostituire nemmeno un ministro ?
    Quanto all’idea che i parlamentari siano delle marionette nelle mani di un puparo l’esperienza fatta da Berlusconi dimostra il contrario.

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