SE IL PD SI ALLEA COL M5S

La sensazione di tutti è che, come fino ad oggi non si è arrivati ad un accordo fra i partiti, per quanto riguarda la formazione del nuovo governo, non ci si arriverà neppure nelle poche ore che ci separano dal momento in cui il Presidente Mattarella risolverà la questione a suo modo. Comunque Francesco Verderami, sul Corriere della Sera(1), riporta, fra virgolette, questa frase di Giancarlo Giorgetti, noto e influente esponente della Lega: “Sentitemi, Mattarella ci metterà alle strette. Prima darà mandato alla Casellati per una esplorazione, poi — visto che non se ne farà nulla — lo schema cambierà. E scommetto che finirà con un governo di M5S con l’appoggio esterno del Pd”. L’ipotesi è interessante e val la pena di esaminarla, quand’anche non dovesse realizzarsi.
Innanzi tutto non è affatto detto che il Pd sia disponibile a concedere l’appoggio esterno. Questo genere di accordo prevede che una forza politica sostenga una maggioranza senza tuttavia entrare nel governo. E cioè senza avere i vantaggi del potere. Dunque è una soluzione che si adotta in particolari casi, che non somigliano alla situazione attuale.
Nella realtà, non si vede perché il Pd dovrebbe pagare il prezzo politico di essersi alleato con una forza tante volte definita “populista”, “antisistema”, e capace di combinare disastri, per poi non avere nessun vantaggio. Fra l’altro, non sarebbe nell’interesse dell’Italia. Dal momento che tutti hanno poca stima dell’esperienza e delle capacità politiche dei pentastellati, bisognerebbe partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri per evitare i passi falsi o, quanto meno, per avvertire del pericolo.
Inoltre, la sete di potere di tutti quelli che si occupano di politica, non dei “democratici” in particolare, rende pressoché inverosimile una generosità chiamata “appoggio esterno”. Dunque ci si occuperà soltanto di una eventuale, piena partecipazione del Pd al governo. Ed anzi si deve essere d’accordo con Verderami quando scrive che per il M5S il “forno” del Pd “avrebbe un costo altissimo”. La cosa è comprensibile. Dal momento che il Pd potrebbe dire “o fate un governo con noi o non fate il governo”, potrebbe ottenere ben più di quel 35% dei posti di potere che corrisponde alla percentuale della sua partecipazione nella maggioranza. Nessuno ha dimenticato quanto ha ottenuto il Psi dalla Democrazia Cristiana, malgrado la disparità dei consensi nelle urne.
Piuttosto, è interessante riflettere sulle possibili conseguenze di una simile alleanza, qualora si realizzasse. La prima cosa da tenere presente è che l’utopia è la sostanza stessa del Movimento. E l’utopia, “per se”, è di sinistra. Infatti, in questo senso è di sinistra la Chiesa Cattolica (si è visto con la Democrazia Cristiana) e di sinistra è lo stesso Papa Francesco, contrariamente al teologo tradizionalista Ratzinger. Né il Movimento è stato reso più moderato dai voti “nuovi”. A parere di tutti, una buona parte di essi proviene proprio da quegli elettori di sinistra che sono stati scontenti del moderatismo centrista di Renzi. Tutto ciò corrisponde a dire che l’alleanza M5S. Pd sarebbe altamente profittevole soprattutto per coloro che non ne fanno parte. Infatti sarebbe una coalizione di sinistra con tendenze utopiche e massimaliste: una miscela esplosiva da cui potrebbe uscire distrutta l’Italia e comunque distrutti ne uscirebbero i partiti della coalizione.
Fra l’altro, secondo una vecchia teoria, l’utopia può avere un temporaneo successo, in un Paese, quando governa in un periodo di grande prosperità. Cosicché può regalare una parte della ricchezza accumulata negli anni della ragionevolezza. Ma a parte il fatto che nemmeno la ricchezza accumulata, o regalata dalla natura, come il petrolio, salva dal fallimento (si pensi al Venezuela) chi va al potere in Italia in questo momento trova un Paese in recessione; con un debito pubblico astronomico; con un servizio del debito che, fino ad ora (cioè in tempi di bonaccia) ci costa 60-80 miliardi l’anno; con vincoli esterni che ci vietano di dilatare ulteriormente il debito; con tremende scadenze che derivano dal fiscal compact da noi sottoscritto, e si potrebbe continuare. Il governo non avrà libertà di manovra, e l’unica libertà che avrà sarà quella di mandare in malora il Paese.
Gli unici dati positivi di questa ipotesi sono il fatto che si ristabilirebbe, se non il bipartitismo, certo il bipolarismo destra-sinistra. L’alleanza M5S-Pd avrebbe infatti fatto risuscitare un centrosinistra simile a quello del secondo governo Prodi. L’altro dato positivo, per chi non è di sinistra, sarebbe che i partiti rimasti all’opposizione avrebbero il vantaggio di tornare al potere, alle successive elezioni, magari prima della scadenza della legislatura. Soltanto il M5S e il Pd, alleandosi, possono dare nuova vita al centrodestra, anche quando Berlusconi non ci sarà più.
Gianni Pardo,
giannipardo@libero.it
16 aprile 2018
http://www.corriere.it/politica/18_aprile_17/governo-giorgetti-lega-prevede-finira-gli-m5s-l-appoggio-pd-68107a22-41ba-11e8-8f14-73bb1310218e.shtml

SE IL PD SI ALLEA COL M5Sultima modifica: 2018-04-18T06:50:24+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “SE IL PD SI ALLEA COL M5S

  1. Su Twitter un cinguettio di Fabio Cacciavillani :

    “L’incarico alla Casellati e’ la trasposizione in politica del gatto in autostrada.”

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