LORO E NOI

Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere(1), si lancia in un’appassionata difesa della nazione, distinguendola accuratamente dal nazionalismo e assolvendola dai molti crimini che le si imputano. Giustamente nota infatti che gli uomini, per “scannarsi” vicendevolmente con le guerre, non hanno atteso che si scoprisse il sentimento di nazione.
L’articolo è condivisibile, e forse sarebbe stato opportuno definire che cosa si intende per nazione. E tuttavia, per ciò che serve qui, basterà dire che la nazione è ciò che ci fa dire “noi” rispetto a “loro”, chiunque siano “loro” e quale che sia l’elemento di differenza. I piemontesi reputano i meridionali inferiori, ma gli permettono di dire “noi italiani”, mentre altrettanto onore non farebbero agli zingari, quand’anche fossero residenti in Italia da decenni. Gli zingari sono “loro”, i siciliani, anche se sono maleducati, sono “noi”.
EGdL nota che un tempo le nazioni non esistevano. Poi si è data loro la colpa delle guerre dei secoli recenti, incluso il disastro della Seconda Guerra Mondiale, e dalla loro conseguente stramaledizione è nato l’entusiasmo per l’Europa soprannazionale. Nazione e patria sono divenuti concetti fuori corso, valori “fascisti”.
Per anni è parso che la nazione fosse morta ma, quando l’ideale europeo ha cominciato a sbiadirsi, è nata la moda di rigettare sull’Europa la colpa di tutto ciò che non va. Prima i governanti, per schivare l’impopolarità, dicevano “ce l’impone l’Europa”, poi si sono accorti che la reazione finale era: “E allora usciamo dall’Europa”. Capita l’aria che tirava, i demagoghi sono balzati in groppa alla tigre e in poco tempo è cambiato tutto. Prima eravamo felici di essere “europei”, ora siamo di nuovo “noi italiani”. Arrabbiati con “loro”. Così, dice EGdL, ripeschiamo il peggio della nazione, misconoscendo il meglio. Ma forse c’è una spiegazione più semplice.
La Seconda Guerra Mondiale ci ha umiliati perfino al di là dei nostri demeriti, ci siamo dovuti vergognare di una dirigenza vile e furbastra e ci siamo sentiti talmente scontenti del “noi” che ci siamo rifugiati nel sogno, diventando altro da noi. Il nuovo “noi” la guerra non l’aveva persa, l’aveva vinta. Erano “loro”, i fascisti, che l’avevano persa. Noi eravamo democratici, europei o perfino, come il personaggio di Alberto Sordi, americani. Dicevamo o.k., masticavamo gomma americana, ballavamo il boogie woogie e il rock and roll. “Noi” eravamo europei, italiani pfui.
Quando poi il nostro progresso si è fermato, quando l’Europa ha continuato ad andare avanti e noi siamo rimasti fermi, tanto che persino la Spagna ci ha sorpassati, non ci siamo più sentiti parte integrante del Continente. Ci siamo sentiti trascurati, perdenti, impoveriti, smarriti. In una situazione insopportabile, se quanto meno non si riesce a trovare un responsabile cui dare la colpa. E dal momento che non si è mai disposti a dare la colpa a sé stessi, lo schema si è ribaltato. Se in Europa vanno bene, e “noi” andiamo male, “loro” sono la causa dei nostri guai. Così Matteo Salvini, imitando Donald Trump (come Celentano imitava Elvis Presley), dice “prima gli italiani”. Ed anche: “Padroni in casa nostra”, quasi fossimo stati invasi e colonizzati.
Forse il nocciolo duro e l’essenza della nostra attuale identità, del nostro “noi”, sta nel portafogli. Finché abbiamo creduto che, essendo europei, saremmo stati più prosperi, siamo stati europei. Ora che siamo in una crisi economica così grave e lunga da farci sospettare la fine di un modello socio-economico, smettiamo di essere europei e ridiveniamo italiani, nella speranza che, facendo debiti a volontà, torneremo ad essere il Paese di Bengodi di un tempo. Non riusciamo neppure a pensare che, per far debiti, è necessario che qualcuno sia disposto a farci credito. Negli Anni Ottanta del secolo scorso ciò è stato sin troppo facile (con le conseguenze che sappiamo) ma con questi chiari di luna è sempre meno probabile. È più facile che i mercati non comprino i nostri nuovi titoli di Stato, impedendoci così di pagare gli interessi sul debito pregresso.
E tuttavia, l’attuale maggioranza non riesce a vedere altra soluzione. “Loro” ci hanno messo nei guai e “noi” ce ne tireremo fuori, avendo il coraggio di essere di nuovo noi stessi: il vecchio popolo di santi, ­­­­­­­poeti ed eroi, cui Dio ha regalato per sempre lo Stellone. Quello che serve a fare indefinitamente debiti, esattamente come ci ha permesso di vincere la Seconda Guerra Mondiale.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

20 luglio 2018
(1) https://www.corriere.it/opinioni/18_luglio_20/perche-nazione-italia-b7b0063c-8b80-11e8-9286-fc73853597eb.shtml

LORO E NOIultima modifica: 2018-07-21T10:14:33+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LORO E NOI

  1. Pardo, non “gufi”, come al solito, con le ultime righe.
    Savona ha già enunciato la soluzione: per gli investimenti – statali, quelli destinati a creare occupazione; come sempre è accaduto, no? – si utilizzerà il surplus commerciale.
    Qualcuno ha obiettato che quel surplus apparterrebbe alle imprese che lo hanno generato, libere di utilizzarlo per acquistare palloncini colorati o macchinari, ma l’obiezione non ha minimamente scalfito la “maestà di pensiero” di Savona. Che, peraltro, non è sceso nei banali e terrestri dettagli della proposta.
    D’altra parte, in altra occasione, Savona – o altri della medesima corrente (o gorgo?) di pensiero – avevano osservato che lo Stato è, sì, pieno di debiti, ma la “ricchezza privata” degli italiani (cioè, depositi bancari, prime seconde e terze case, automobili e proprietà di ogni genere) è davvero cospicua, ai vertici europei. Ora, per essere così “ricchi”, è chiaro che hanno “fregato” lo Stato; è quindi profondamente immorale che essi distolgano lo sguardo dalle sofferenze dello Stato – che quindi non può essere così caritatevole e sollecito verso i bisogni del popolo quanto vorrebbe – rifiutandosi di contribuire. Attraverso ad esempio un prelievo forzoso, o una qualunque altra modalità di incanalamento verso lo Stato di tanta ricchezza.
    Che ciò si leghi anche anche all’intenzione (5S) di “abolire il contante” e quindi proibire i pagamenti in contanti, indicando solo carte di credito, bonifici e bancomat come modalità (ovviamente, transitando solo attraverso banche)?
    Caro Pardo, mi toccherà affrettarmi a svuotare il materasso di quelle migliaia di carte colorate?

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