AVVENIMENTI LUMACA

A volte gli avvenimenti corrono così velocemente che gli si vorrebbe chiedere una pausa per avere il tempo di comprenderli e digerirli. Uno di questi casi fu l’attentato alle Torri Gemelle. Mentre lo vedevamo in diretta, sul televisore, continuavamo a ripeterci che una cosa del genere avrebbe avuto conseguenze di portata storica ma non sapevamo assolutamente quali. Avevamo proprio bisogno di tempo.
Viceversa ci sono avvenimenti che vanno avanti così lentamente che alla fine si è impazienti. Ci aspettiamo una tempesta, può darsi persino che essa si stia verificando già ora, ma in modo impercettibile all’occhio umano, per così dire al rallentatore. E infatti gli articoli di giornale sembrano ripetitivi. I forzati della penna sono costretti a commentare le minime increspature di un mare che forse col tempo farà crollare le falesie, ma attualmente sembra soltanto lambirne i piedi.
Non c’è dubbio: il 4 marzo del 2018 in Italia si è avuta una rivoluzione politica. Prima al governo c’erano stati i competenti di destra o di sinistra, poi abbiamo dovuto acconciarci all’idea che al governo avremmo avuto degli incompetenti di cui non era chiaro nemmeno se fossero di destra o di sinistra. Sapevamo soltanto che avevano intenzione di “cambiare tutto”. Cioè di provocare disastri.
Ma proprio da quel momento, invece di assistere alla rivoluzione, abbiamo rischiato l’asfissia per noia. Il tempo si è messo a fare lo sciopero dello zelo. Prima tre mesi di proposte e controproposte, poi, formato il governo, i primi due mesi se ne sono andati per gli adempimenti di rito e per spartirsi le poltrone. Infine arrivano le ferie e in conclusione, a sei mesi dal voto, non sapremo ancora “di che morte dobbiamo morire”, come si dice.
L’incertezza è totale. Infatti i problemi sembravano insormontabili e sono stati superati facendo finta che non esistessero. Come armonizzare i programmi dei due partiti di governo, tanto diversi? Semplice. Tu vuoi il bianco, tu vuoi il nero? Noi faremo sia il bianco sia il nero. Come rispondiamo a chi ci chiede come finanzieremo questo mastodontico programma? Semplice: non ne parliamo. Come chi stabilisse il percorso di un grande giro turistico in automobile, trascurando il fatto che non ha né l’automobile né il denaro per la benzina. Le settimane passano e tutto va avanti indefinitamente. “Come se”.
Le premesse sono assurde e tuttavia non si può essere sicuri di nulla. Il futuro rimane imprevedibile anche quando tutti gli indicatori sono rivolti verso lo stesso punto dell’orizzonte. Quando una persona intelligente come Renato Brunetta afferma che questo governo durerà sì e no qualche mese, si rimane perplessi. Sta gufando o ha precise ragioni per dire ciò che dice? E ci azzeccherà, o fra qualche mese ci spiegherà come mai si sia sbagliato? Per non dire che Angelo Panebianco, sul Corriere, vaticina che i cattivi governi, favorendo i gruppi nocivi ma organizzati, hanno probabilità di durare più a lungo dei buoni governi perché la grande massa dei cittadini, pure scontenta, rimane disorganizzata e inascoltata.
Comunque, i primi contatti con la realtà danno qualche sollievo alla fiducia che si può avere nella ragione. Non appena cominciano a muoversi, i ragazzotti al potere si accorgono di quanto sia difficile governare. Luigi Di Maio si è creduto furbo quando ha cominciato ad agire sfondando porte aperte ma presto si è accorto che anche le porte aperte possono rivelarsi impervie. E dire che fino ad ora, dal momento che si è occupato di vitalizi e di lavoro precario, non ha dovuto fare i conti con l’erario. Ma si profilano la difficile legge di stabilità, la fine del Quantitative Easing, la necessità di disinnescare l’aumento dell’Iva, la manovra correttiva richiesta dall’Europa e chissà che altro ancora: “E se non piangi, di che pianger suoli?” L’azione di governo richiede soldi, soldi, soldi, e il ministro dell’economia, che quei soldi non li ha, risponde sempre: “No, no, no”. E se lui si dimette c’è rischio che le Borse vadano in fibrillazione e cada il governo. Non soltanto le nozze non si fanno coi fichi secchi, ma forse in questo momento non abbiamo nemmeno i fichi secchi.
Il finale della commedia che va in scena è ignoto sia agli attori, sia agli spettatori. Con l’aggravante che essa ci tramortisce a forza di sbadigli: basti dire che il primo atto è durato cinque mesi, e non è successo niente. Ma non è detto che duri così. Fra qualche tempo, di fronte all’accelerazione degli avvenimenti, tutti i giornali che oggi ci inducono al sonno, ci diranno che c’erano tutte le premesse perché quegli avvenimenti si verificassero. Loro stessi li avevano previsti. E in fondo avranno ragione, perché oggi tutti prevedono tutto e il contrario di tutto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 luglio 2018

AVVENIMENTI LUMACAultima modifica: 2018-07-27T10:09:20+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “AVVENIMENTI LUMACA

  1. Allora, chiariamo bene le cose.
    1) Quello che è veramente importante è la questione dei migranti. Che non ne sbarchi più neanche uno, a tutti i costi; anche il siluramente in mare da parte di ignoti (eh, certe cose capitano, inavvertitamente) può andare bene. Sempre sullo stesso aromento, spendere il meno possibile per quelli che già ci sono e provvedere al più presto alla loro eliminazione, tramite “allontanamento” o piombini che sfuggono da armi maldestramente gestite da mani sudate causa calura. E questi risultati si stanno ottenendo.
    2) Le questioni economiche sono banali: la colpa è tutta dei precedenti governi. Questo governo ci sta mettendo tutta la buona volontà, tutta l’intelligenza che possiede, tutta la sapienza frutto di esperienze e studi senza pari, tutta l’onestà che splende radiosa, tutta la forza e la decisione del “cambiamento epocale” cui si è impegnato col “contratto”, ma la sua obbligazione non può essere che di mezzi, certo non di risultato: così è per tutti governi. E, al momento attuale, ben il 60% e poco più degli elettori ammira e approva il modo in cui il governo sta impiegando detti mezzi. Tantum sufficit.

  2. Eh già, “ci sta mettendo tutta l’intelligenza che possiede”. Purtroppo “tutta” non corrisponde a “molta”.
    Comunque Lei, col suo entusiasmo, mi ha convinto. Non mi rimane che iscrivermi a quel 60%, come immagino abbia fatto anche Lei :-).

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