DIAGNOSI TARDIVA, IL MALATO È MORTO

Ecco un titolo del “Corriere”(1) di oggi: “ ‘La situazione è grave’. Savona stupito dalla reazione Ue”. Ma forse meno di quanto sia stupito io del suo stupore.
Per mesi il professore ha spinto i 5 Stelle – a cui poi si è accodato anche Salvini, col suo piglio gladiatorio – ad osare e a non curarsi della possibile reazione delle istituzioni comunitarie. Ora, se bisogna credere ai “virgolettati” di Francesco Verderami, lui stesso dice che “la situazione è grave”, “Non mi aspettavo che andasse in questo modo” e ammette che la sua teoria è stata smentita dai fatti. E infine conclude, parlando con Giorgetti: è “Un disastro”.
È proprio vero che l’economia è una scienza matrigna, capace di accanirsi sui suoi più preparati cultori. Come può far sbagliare così pesantemente, e sul più importante problema economico nazionale, uno dei suoi figli migliori? Infatti non dubitiamo della sua competenza, universalmente riconosciuta. Non dubitiamo della sua onestà intellettuale, soprattutto nel momento in cui, come scrive Verderami, ammette che la realtà ha fatto a pezzi la sua teoria. Altri, meno leali, si sarebbero arrampicati sugli specchi per dimostrare che loro avevano ragione e la realtà torto. E invece Savona si dimostra onesto e coraggioso. Purtroppo, ciò non impedisce che, con tutta la sua scienza, sia stato sconfitto dal semplice buon senso e da qualche grossolana informazione ricavata dai giornali.
Il prof.Savona ha fatto il calcolo che l’Unione Europea, presa di petto dall’Italia, non avrebbe avuto il coraggio di resistere, a causa dei danni che ne sarebbero potuti derivare per l’euro e l’intera Unione. Fra l’altro anche perché l’attuale Commissione Europea scade nel 2019. Detto brutalmente, ha pensato che l’Italia potesse impunemente e vittoriosamente ricattare l’Europa. Intendiamoci, qui non si fa del moralismo. Anche perché in campo internazionale la morale non vale. Il punto infatti non è che abbiamo tentato una carognata, il punto è che essa non ha funzionato. E Savona avrebbe potuto prevederlo, se soltanto avesse badato ad alcuni parametri.
Se l’Europa fosse stata in una congiuntura economica in cui si fosse dovuto temere l’effetto domino, poteva anche darsi che all’Italia si concedesse pressoché qualunque cosa. Ma proprio questo non è più vero. Attualmente quattro dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) si sono ripresi e oggi non sarebbero molto toccati da un problema del quinto, l’Italia. Una nostra crisi gravissima potrebbe non far piacere all’Europa e potrebbe anche provocarle qualche problema, ma nell’attuale congiuntura essa può permettersi di abbandonarci al nostro destino. Oggi non rappresentiamo più un grave pericolo per gli altri. Si è visto chiaramente qualche giorno fa quando, non appena abbiamo risposto picche all’Europa, Austria e Olanda si sono fatti promotori della linea dura contro di noi, chiedendo l’applicazione severa delle sanzioni e dei regolamenti comunitari.
A costo di ripetere le stesse cose per la centesima volta: l’aumento del debito (che noi chiamiamo flessibilità) potrebbe provocare una crisi di sfiducia nell’Italia, con conseguente cataclisma borsistico. Ma oggi – sembra si dicano a Bruxelles e a Francoforte – se noi insistiamo a voler correre questo rischio, sono affari nostri. L’Europa farà quanto possibile per non essere contagiata, e reputa addirittura che, se l’Italia sprofondasse, non trascinerebbe con sé gli altri PIIGS e, men che meno, i Paesi economicamente forti.
Quanto al fatto che la Commissione Europea sia “in scadenza”, questo non la indebolisce affatto. Chi sa di doversene comunque andare, non avrà certo dei riguardi nei confronti dell’Italia, e sopratutto di chi l’ha trattato da ubriacone.
Dunque, di che cosa si lamenta, Savona? Del fatto che non siamo riusciti a far paura all’Unione Europea? Eppure da persona colta avrebbe dovuto ricordare che – da quando qualcuno promise: “Spezzeremo le reni alla Grecia” – questa mossa non porta bene.
La conclusione è mesta. Tanto di cappello al professor Savona, per la sua statura di galantuomo. Purtroppo il coraggioso riconoscimento del suo errore non compensa la collettività di un danno che forse non è più rimediabile. Come potrebbe l’Italia, e soprattutto come potrebbero i nostri audaci leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio, fare una totale marcia indietro? Come potranno dire che non c’è una lira, che non si manterranno le assurde promesse del “Contratto”, e che loro sono due pagliacci? Se lo facessero sarebbero dei giganti, umanamente, ma politicamente non dovrebbero più candidarsi neppure ad amministrare un condominio.
Le eroiche ammissioni del prof.Savona non serviranno a niente. È troppo tardi. Troppo tardi anche per far dimenticare le provocazioni del suo amico Antonio Rinaldi. La minestra che abbiamo ordinato è ormai nella scodella e non ci rimane che inghiottirla.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

18 novembre 2018
(1)https://www.corriere.it/politica/18_novembre_16/situazione-grave-2f09dbe2-e9e9-11e8-863b-3e637f80be2e.shtml

DIAGNOSI TARDIVA, IL MALATO È MORTOultima modifica: 2018-11-18T09:51:25+01:00da gianni.pardo
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11 pensieri su “DIAGNOSI TARDIVA, IL MALATO È MORTO

  1. Caro Pardo,
    mi perdoni se cito Scenari economici…

    …”quale risposta deve dare l’Italia a una nuova caduta della crescita, già insoddisfacente, e a una disoccupazione e una povertà insostenibili?”…

    …”che fare per reagire alla caduta del PIL, di cui l’Italia ha la sola responsabilità di farsi cogliere in un perenne stato di debolezza, e per affrontare i rischi gravi di un aumento della disoccupazione e della povertà?..”

    …” La via del dialogo è stata già indicata dal Governo italiano fin dall’inizio di settembre nel documento intitolato Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa.”…

    ” La soluzione allo scontro, che doveva essere evitato, passa attraverso una decisione che, come suol dirsi, salvi la faccia di tutte le parti in causa: quella del Governo,che ha indicato una strada per affrontare i tre problemi (caduta della crescita, disoccupazione e povertà), offrendo un luogo di discussione, il citato gruppo ad alto livello; quella della Commissione, che avrebbe dovuto aprire un dialogo diverso dal semplice “rispettate i parametri fiscali”; e quella degli altri Stati Membri che ignorano il problema da affrontare.”

    ” L’Italia vuole dialogare. Sta agli altri dimostrare che vogliono occuparsi seriamente del futuro dell’Unione Europea. ”

    Io da queste frasi non intravedo la ‘ammissione di Savona di aver sbagliato…in nessun punto..neanche lontanamente.
    Se sbaglio corrigetemi…
    Lei, invece, dall’intervista di tale Vendramini ( un amico dei Furbini ) legge tutte altre cose tali da pensare che abbia cambiato strada ed impostazione…
    Che si tratti delle famigerate Fake News ?
    Beato Lei che si fida di costoro…

  2. Caro Pardo,
    si cerchi il tasso di disoccupazione odierno in Spagna; poi lo confronti con quello di dieci anni fa…
    Vedrà che la ripresa è stata realizzata a spese dei cittadini più deboli…
    Saluto

  3. In Spagna il rapporto debito pubblico/Pil è passato dal 34% del 2007 al 67% del 2009, i debiti di famiglie e imprese sono schizzati al 177% del Pil e i disoccupati sono arrivati a quota 4 milioni (la disoccupazione è passata dall’8,3% del 2007 al 19,1% del 2009 e il rapporto deficit/pil al 10,1%. Quando si cita il dato dell’occupazione senza metterlo in relazione con gli altri dati di finanza pubblica ( che quel dato hanno determinato ) , si fa solo disinformazione.
    La crescita fatta a debito non è crescita reale. Ha lo stesso effetto della droga sull’organismo umano: debilita l’organismo e crea dipendenza. Finita la droga ( i soldi facili presi a prestito ) l’organismo entra in crisi d’astinenza e son dolori.
    Le banche spagnole, soprattutto quelle pubbliche gestite dai partiti, prestando soldi a “cani e porci” avevano creato la bolla immobiliare che a sua volta aveva creato posti di lavoro fasulli. Scoppiata la bolla le banche sono andate a gambe all’aria e con le banche è andata a remengo l’economia del Paese.
    https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-11/spagna-ecco-errori-banche-092457_PRN.shtml

  4. Riporto, per comodità del Prof. Pardo, alcune righe del “Romanzo di Centro e Periferia” in argomento con i temi economici e in particolare della situazione della Spagna.
    …………..
    “Nel 1998, un anno prima dell’entrata in Eurolandia, il tasso d’interesse sui titoli a lungo termine era 4.8 in Spagna contro 4.6 in Germania (dati IFS, 2010), e quindi lo spread era 0.2, cioè 20 punti base. Ma siccome la peseta nel 1998 perse circa l’1.2% sul marco, lo spread effettivo, cioè corretto per la svalutazione, fu negativo: 0.2-1.2=-1.0, cioè l’investitore tedesco prestando a Carlos in fondo ci avrebbe rimesso. Meglio prestare a Hans. Nel 1999 i due tassi erano entrambi scesi, di conserva: Spagna 4.7, Germania 4.5. Lo spread quindi era 0.2, come l’anno prima. E quello corretto per la svalutazione? Ehi, amico, sveglia! Nel 1999 c’era l’euro, quindi non bisognava più correggere per la svalutazione. Capisci cosa significa? Significa che lo spread della Spagna era passato da -1.0 a 0.2, cioè era aumentato di 1.2, di 120 punti base. Con l’euro, meglio prestare a Carlos, no? Sembra poco, lo so, a me e a te che movimentiamo un conto corrente a tre zeri (se va bene): ma se tu muovessi milioni di euro, questa differenza di rendimenti diventerebbe significativa, credimi, e porteresti i tuoi soldini dove essa è positiva: nell’esempio, in Spagna.

    L’arrivo di liquidità in periferia apre nuove opportunità d’investimento e di consumo, sia perché l’afflusso di denaro dall’estero, piano piano, dopo la fase iniziale, fa diminuire tassi e spread (legge della domanda e dell’offerta), sia perché la liberalizzazione dei mercati finanziari crea nuove possibilità di spesa. Nel mondo represso non si “fanno le rate” per un televisore. In quello libero sì. Gli economisti li chiamano “mercati finanziari perfetti”, quelli dove si può avere tutto subito, perché trovi sempre qualcuno che ti finanzia, ovviamente pagando un prezzo. Quindi la periferia è euforica: le sembra di toccare il cielo con un dito: titillata dai capitali del centro raggiunge vette di piacere consumistico per lei insospettate fino a pochi mesi prima. Orgasmi multipli, lubrificati dalle rate: nuova automobile, nuovo frigorifero, nuovo televisore… Per non parlare della possibilità di contrarre mutui per acquistare prime, e anche seconde case (perché spesso, nella periferia, la prima casa una famiglia ce l’ha)…
    Come avrete capito, qui subentra il secondo vantaggio per il centro: drogando coi propri capitali la crescita dei redditi della periferia, il centro si assicura un mercato di sbocco per i propri beni, che i cittadini della periferia possono ora acquistare grazie agli effetti diretti e indiretti di un più facile accesso al credito.
    Insomma: è la solita storia. Il centro versa da bere, la periferia, distratta (d’accordo, non sempre), beve, e accorda al centro gli estremi favori… dei suoi cittadini, che comprano, comprano, comprano, assorbendo il sovrappiù del maturo sistema industriale del centro. ”

    https://goofynomics.blogspot.com/2012/11/il-romanzo-di-centro-e-di-periferia.html

    Saluto Informato

  5. Dai commenti di memmo si deduce che gli Usa sono la periferia del mondo.
    In realta’ gli Usa, il paese col maggiore squilibrio commerciale del mondo, hanno innescato la crisi non pagando gli esorbitanti debiti delle loro “triple A” con l’Europa, cosi’ mandandone in quasi fallimento le banche esposte, da cui il loro obbligato ritrarsi dai finanziamenti al sud finche’ non e’ cominciato il tardivo QE di Draghi, quando ormai il danno era fatto.
    Le citazioni suggeriscono all’Italia di imitare gli Usa: lascio alla fantasia del lettore immaginare se il risultato sara’ lo stesso.

  6. Prof. che dirLe, la solita solfa:mentre il medico studia,il malato muore.Sarcasmo? Non credo,forse realtà perchè in mezzo alla strada puoi trovare qualcuno più forte che te le suona.Saluti Ciro

  7. “Dai commenti di memmo si deduce che gli Usa sono la periferia del mondo.”
    Non solo. Richiamando un passaggio del romanzo di Bagnai non si è reso conto di aver raso al suolo il commento precedente indirizzato a Pardo sul tasso di disoccupazione.

  8. “(…) Austria e Olanda si sono fatti promotori della linea dura contro di noi (…)”

    Tenendo inoltre presente la totale indisponibilità dei Paesi afferenti al Gruppo di Visegrad ad ogni ipotesi di equa redistribuzione del carico migratorio proveniente dal Mar Mediterraneo e i gravi problemi economico-politico-sociali a cui sta andando incontro il Regno Unito dopo la frettolosa e imprudente Brexit, tutto questo conferma quanto segue:
    1) attaccare a testa bassa l’attuale Unione Europea (tutt’altro che federale) ha ben poco senso, visto che le decisioni sulle questioni più importanti e scottanti continuano (purtroppo) a venir prese a livello nazionale e inter-governativo;
    2) chi di sovranismo ferisce, tendenzialmente di sovranismo perirà.

  9. se è davvero come dice lei siamo spacciati…
    questi erano l’unica speranza, considerando che se vediamo altrove c’è il buffone toscano che si è bruciato e l’ultraottantenne con un piede nella fossa

  10. Caro Winston,
    I “subprime” erano la periferia del mondo….infatti nessuno prestava loro nulla…neanche l’apribottiglie. Ma erano gli unici soggetti abbordabili.
    Ciò che serviva era un ” nominativo ” cui intestare un mutuo da rivendersi poi ad altri operatori. Questi ultimi non erano fessi ; avevano capito benissimo di che si trattasse .
    Però il banchiere è fatto così: quando ha denaro deve prestarlo…. a tutti i costi ….anche a costo di prestarlo a chi non lo restituirà od impegnarlo in audaci speculazioni da cui può essere annientato.
    Troppo denaro finito in america in cerca di remunerazione…
    Poi si è visto come è andata; una triplaA fallita, l’intervento diretto della FED a ripianare un po’ di debito…insomma l’incoscienza dei privati è divenuta debito pubblico.
    C’è ovviamente chi è sovrano e si può permettere questa via d’uscita.
    Chi non lo è più è in balia dei più forti e deve chiedere permesso anche per soffiarsi il naso nonchè avviarsi ad un periodo infinito ( ..nel senso che non può finire… ) di austerità e risparmio consegnando le sue migliori attività economiche in ostaggio.
    A me non va di passare il resto della vita in ginocchio sui ceci …
    Saluto

  11. Caro Edoardo,
    raccontare su importante giornale di una Spagna resuscitata tacendo la disoccupazione al 20 % è perfettamente assimilabile ad una fakenews od a disinformazione vera e propria.
    Il fatto, poi, che ai tempi di Franco la disoccupazione fosse ancora maggiore non è una grande consolazione.
    Quindi sono perfettamente d’accordo sul leggere e confrontare tutti i dati .
    Saluto

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