L’INTELLIGENZA COME FRENO AL BUON SENSO

I credenti un tempo, e i “creazionisti”, successivamente, ritenevano impossibile che la complessità e la perfezione di organismi come il corpo umano potessero essere il frutto del caso. E per questo preferivano l’ipotesi di un Dio creatore, un super-ingegnere capace di creare un incredibile capolavoro come l’essere umano. Ed anche le migliaia di specie di animali che popolano il globo.
Dicevano i parroci: voi sapete che un orologio da tasca è dopo tutto un meccanismo semplice, rispetto – poniamo – al cervello dell’uomo. E credete che un orologio da polso potrebbe essere messo insieme da una scimmia che maneggiasse a caso molle e rotelle? Il ragionamento pareva imbattibile.
Charles Darwin – ed gli altri scienziati sulla stessa linea – ribaltarono però l’argomentazione. Non si trattava di trovare la soluzione giusta, e perseguirla, ma di comprendere che la lotta per la vita scartava la soluzione sbagliata.
Poiché non tutti si sono interessati di questi problemi, immaginiamo che gli esseri viventi, riproducendosi infinite volte, subiscano piccole modificazioni, alcune che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione, altre che le danneggiano. È ovvio che col tempo le linee di riproduzione favorite prevarranno sulle sfavorite, fino a modificare il fenotipo, cioè il tipo standard di quegli individui. Gli uccelli hanno le ali per sfuggire ai predatori. Nelle Galápagos però non c’erano predatori e le ali sono diventate inutili. Così gli uccelli sono divenuti apteri, cioè senz’ali. La selezione non ha pregiudizi, e poco le importa se la definizione di uccello è “animale che vola”. Prevale la soluzione oggettivamente utile.
Questa è anche la storia dell’uomo. Altri animali hanno sviluppato, come strategia di sopravvivenza, organi di senso migliori dei nostri. E sono legione. Dispongono di armi (per esempio corna, denti, artigli) migliori delle nostre, e via dicendo. Fino ad essere dei paraplegici, rispetto alla maggior parte dei mammiferi, ma facendoci specializzare in due cose: la stazione eretta, che ha liberato braccia e mani dal dovere di contribuire alla deambulazione, e l’intelligenza. Anche se, avendo a che fare col prossimo non si direbbe, noi siamo gli specialisti dell’intelligenza. Esattamente come gli squali sono gli specialisti della predazione, per la quale sono meravigliosamente attrezzati.
È vero, il caso non avrebbe mai potuto scrivere la Divina Commedia. Ma non avrebbe potuto se noi ipotizziamo che, gettando a caso alcune centinaia di migliaia di lettere dell’alfabeto, esse compongano quel poema. Dobbiamo invece immaginare che esse compongano il primo verso e poi rigettino tutti i secondi versi che non comincino con la lettera “m”. Finché, azzeccando la lettera giusta: “Nel mezzo del cammin di nostra vita/m”. E continuando a provare e riprovare, rigettando tutte le lettere che non funzionano, arriveremmo ad un inizio corrispondente a “mi”, e proseguendo fino a: “mi ritrovai per una selva oscura”. E così di seguito fino alla parola “stelle” dell’ultimo canto. Questo meccanismo si chiama “selezione naturale” e per funzionare richiede milioni di anni, ma la Terra non ha mai avuto premura. Di fatto, sopravvivendo sempre il “fittest”, il più adatto, si arriva a quel risultato positivo che pareva inverosimile. Del resto, in che altro modo un’evoluzione cieca e non finalistica avrebbe potuto “inventare” la strabiliante doppia elica del Dna?
Purtroppo, nel nostro caso, il meccanismo si è in parte inceppato appunto perché siamo intelligenti. L’uomo è un essere cosciente e capace di agire finalisticamente. Ciò fa sì che la sua azione sia guidata non dai risultati ottenuti ma dallo scopo che vuole raggiungere. Le conseguenze sono impressionanti.
Un uomo buono e intelligente dice: “Quanto vivrebbero meglio, tutti, se invece di essere stupidamente egoisti, collaborassero onestamente, e si comportassero in modo altruistico e solidale? Otterrebbero di più e sarebbero più felici. Farò il possibile perché essi lo comprendano”. E così abbiamo il predicatore di falansteri e comunità varie nutrite di utopia. Per non dire che è questa visione che è stata alla base di settant’anni di oppressione comunista in Russia. Infatti il sogno irenico di una società in cui gli uomini si comportano secondo quello schema, non si è mai realizzato. E se fosse dipeso dalla selezione naturale, quel progetto sarebbe stato definitivamente accantonato. Invece l’uomo, essendo intelligente e agendo finalisticamente, non crede alle lezioni della realtà, e non ha la saggezza obiettiva della selezione naturale. Non comprende che le utopie sono altrettanti vicoli ciechi e che, se proprio volesse modificare in meglio la vita umana dovrebbe cercare una soluzione più modesta, ma che funzioni. Per esempio, inventando l’ombrello.
Ecco un secondo esempio. Quasi a tutti è capitato di innamorarsi, quasi tutti si sono sposati, una volta o l’altra, ma non tutti, quando sono perdutamente innamorati, prendono seriamente in considerazione l’ipotesi che ci sarà un momento in cui non saranno più innamorati. E ancor meno prendono quei provvedimenti (come la separazione dei beni) che al momento opportuno potrebbero rivelarsi preziosi. E perché non lo fanno? Perché dicono: “Noi ci ameremo per tutta la vita”. Non si curano delle migliaia, forse milioni di coppie che quelle parole hanno detto prima di loro, finendo poi lo stesso col divorziare, con pianto e stridor di denti. La lezione della realtà è bisbigliata, quella del sogno è gridata.
L’uomo contemporaneo, soprattutto nei Paesi sviluppati (dove non è neppure educato dalla fame e dalla miseria) pensa e si comporta spesso come un mentecatto. Invece di imparare dalla realtà, segue le sue ubbie, e poi si meraviglia che non funzionino. Il mondo contemporaneo è talmente folle da considerare folle che si chieda al Papa: “Lei è del parere che bisognerebbe accogliere e nutrire tutti gli immigranti che desiderano venire da noi. Mi dica, l’invito varrebbe anche se gli immigranti fossero venti o trenta milioni?” Domande ovvie, semplici, concrete, e tuttavia blasfeme.
In questo senso, l’uomo finisce col comportarsi più stupidamente degli uccelli delle Galápagos.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com

L’INTELLIGENZA COME FRENO AL BUON SENSOultima modifica: 2020-10-05T14:47:09+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

5 pensieri su “L’INTELLIGENZA COME FRENO AL BUON SENSO

  1. Mi scusi Gianni, devo essermi perso per strada. Mi riferisco alla composizione casuale della Divina Commedia.
    Lei scrive: Dobbiamo invece immaginare che esse compongano il primo verso e poi rigettino tutti i secondi versi che non comincino con la lettera “m”. Finché, azzeccando la lettera giusta: “Nel mezzo del cammin di nostra vita/m”.
    Ora, perche’ “m” e’ la lettera giusta? “Giusta” perche’, in base a quale giustizia? Ci deve pur essere qualcuno, il quale decide se “m” e’ giusta oppure no. Io, guardi un po’, avrei usato la x. Dunque ci vuole Dante.
    Qualcuno, o qualcosa, deve aver organizzato le ali agli uccelli. Lei dice: il semplice fatto che gli uccelli senza ali non superano la lotta per la sopravvivenza. Ma perche’ sopravvivenza? Perche’ si vuole sopravvivere? Chi ha deciso che i primi protozoi, 3 miliardi e mezzo di anni fa, dovessero cercare di salvare la pelle il piu’ a lungo possible? Una roccia, non cerca di badare a se’ stessa. Ma i protozoi si. Perche’?

    Secondo commento. Lei scrive: Un uomo buono e intelligente dice: “Quanto vivrebbero meglio, tutti, se invece di essere stupidamente egoisti, collaborassero onestamente, e si comportassero in modo altruistico e solidale?”
    Se lei parla di Darwin e di lotta per la sopravvivenza della specie, non puo’ certo aspettarsi che l’uomo abbandoni l’egoismo. Il quale e’ il piu’ importante strumento in tale lotta. E poi, “onestamente”? Nella lotta per il sopravvivere, quale onesta’?

    Terzo commento, su Bergoglio. Noi non abbiamo ancora la piu’ pallida idea di che cosa sia quell’uomo. “Venti milioni di immigrati” ? Questo e’ quello che lui vuole. E ultimamente ha cominciato a parlare di proprieta’ privata: “La tradizione cristiana non riconosce il diritto alla proprietà privata come assoluto”. Ne vedremo delle belle.

  2. Dunque non ci vuole Dante. Devo essermi spiegato male. La Divina Commedia era soltanto l’esempio di un risultato complesso. Partiamo dalla fine. Abbiamo l’uomo con la visione binoculare e il sangue caldo. Come si è arrivati a questi risultati? Ci siamo arrivati perché le altre soluzioni si sono rivelate meno competitive e non sono più in giro. Né uomini a sangue freddo né monocoli come il Ciclope.
    Nessuno ha organizzato le ali degli uccelli. È soltanto successo che quelli cui non sono spuntate sono stati mangiati prima che potessero riprodursi.
    Perché si vuole sopravvivere? Perché gli animali esistenti sono quelli che hanno voluto sopravvivere. Gli altri sono spariti.
    Siamo d’accordo. quello che spera di battere l’egoismo non ha capito niente.
    Io ho più che una pallida idea di chi sia Bergoglio. Ma per prudenza non la dirò a nessuno.

  3. Bergoglio parla e agisce su un “piano” diverso, interpretando ed “applicando” le parole (come riportate dagli evengelisti, nelle versioni e manipolazioni che hanno attraversato i secoli) di quel mattoide di Gesù. Che altro ci si può aspettare? “Fa il suo lavoro”. Indica il Nord alla rotta dei destini dell’Umanità, partendo – lui – dal presupposto che quello sia il punto di rotazione della Terra per omnia saecula saeculorom. Ma a ben pochi, credo, interessa arrivare proprio ai ghiacci eterni del Polo Nord; ma può interessare al navigante conoscere dov’è il Nord quando da Ancona vuole andare a Venezia, per evitare di trovarsi a Bari. Semplice. E può permettersi di parlare a ruota libera perché non ha oneri di governo di una Nazione, o popolo, o Stato. Facciamolo Presidente del Consiglio o Re d’Italia e vediamo.

  4. Bergoglio chi? Quel tale che appena proclamato aveva affermato che “l’umanità non è mai stata così crudele come oggi”, a pochi passi dal Colosseo dove, tra gli altri, i primi cristiani venivano dati in pasto ai leoni nel giubilo della folla? O che più recentemente ha detto che il Covid è causato dal sistema economico malato e dalle disuguaglianze sociali?
    Per questione di serietà, passerei ad altro

  5. Prof. da ignorante, solo il 3% di doppia elica ci divide da uno scimpanzé,ma in quel3% ci stanno persone meravigliose così come autentici “cessi”. Esperienze personali. Saluti Prof.

I commenti sono chiusi.