CON CHI ESSERE CORTESI?

Ho letto una massima di Émile Chartier (non so chi sia) che val la pena di esaminare da vicino: “La cortesia è per le persone che ci sono indifferenti; l’umore, sia il cattivo che il buono, sono per coloro che amiamo”.
Bisogna innanzi tutto distinguere le massime fra quelle che rappresentano una constatazione (“Nessuno profeta in patria”) e quelle che rappresentano un consiglio (”Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi”). Quella di Chartier a quale gruppo appartiene?
Se appartiene all’osservazione, non c’è che dire: ha ragione. Nella realtà è così. Ma se appartiene ai consigli no, è del tutto sbagliata. Infatti essa corrisponde a dire che, vietandoci di essere quali effettivamente siamo, trattiamo bene gli sconosciuti, proprio quelli che ci sono indifferenti; mentre lasciandoci andare alla nosra emotività e al nostro cattivo carattere, trattiamo male coloro che amiamo. E francamente non sembra un comportamento intelligente.
Non è che qui si sostenga che bisogna essere scortesi con i terzi e cortesi con le persone che amiamo, ma al contrario che bisogna essere cortesi sempre e con tutti. Quand’anche quel comportamento cortese non corrisponda al nostro stato d’animo del momento.
Non è affatto vero che, con le persone che amiamo, ci possiamo permettere il cattivo carattere, perché le persone che amiamo ci amano come siamo. In realtà, se noi ci comportiamo male, chi ci ama ci amerà sempre meno. L’amore è come un capitale: se lo si spreca non bisogna illudersi che alla fine ce ne sarà quanto ce n’era all’inizio.
I rapporti umani più solidi e durevoli sono quelli più rari, più indifferenti e più cortesi. Mentre i più fragili sono i più intensi e più frequenti. Di solito non si amano i propri colleghi di lavoro e men che meno i dirigenti. I fratelli si amano di più quando sono sposati e vivono ciascuno con la sua famiglia; mentre due fratelli che vivono ancora nella stessa casa avranno continue frizioni. È noto che la convivenza è la prova suprema del successo di un matrimonio. Coloro che vivono felicemente insieme da anni e si vogliono un bene dell’anima hanno vinto il primo premio della lotteria.
Naturalmente molti vi diranno che questo è proprio il risultato di un grande amore, ma non è così. Ciò che produce questo mirabile risultato è innanzi tutto la consonanza iniziale delle due personalità. Se due persone erano nate per essere amiche, e fra loro il dialogo e la comprensione sono sempre stati facili, può darsi che, anche vivendo insieme, continuino ad amarsi. Ma è difficile che riescano ad essere felici insieme due persone scortesi.
La cortesia olia gli ingranaggi, appiana le asperità, fa superare i momenti difficili. Se uno dei due, nervoso per i fatti suoi, ha tendenza a sfogarsi sull’altro, può darsi che quest’altro, per amor di pace, lo sopporti. Ma se avviene che A vuole sfogarsi su B e B nello stesso momento ha bisogno di sfogarsi su A, è la Terza Guerra Mondiale. Una guerra che si sarebbe evitata se ognuno avesse tenuto presente l’aurea massima secondo cui: “Niente e nessuno mai ti autorizzano ad essere scortese”.
A meno che, a mente fredda, tu non decida che è il caso di essere scortesi. Ma a quel punto siamo fuori dall’ambito dell’amore, ed anche dell’amicizia. Stiamo parlando di tecniche di guerra. E qui mi accorgo che ho “reinventato” una brillante massima inglese: “Un gentiluomo non è mai scortese, a meno che non lo faccia apposta”.
Dunque la massima di Chartier va così corretta: “La cortesia normale è per le persone che ci sono indifferenti. La massima cortesia deve essere per le persone che amiamo”.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
6 marzo 2021

CON CHI ESSERE CORTESI?ultima modifica: 2021-03-06T17:23:51+01:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “CON CHI ESSERE CORTESI?

  1. Caro Gianni, non sono d’accordo. Quelli che amiamo meritano la nostra sincerita’. E se a volte la sincerita’ deve essere brutale, ebbene, tanto peggio. Chi ti ama capira’ il tuo comportamento. La cortesia, per quelli che si amano, funziona solo se e’ meritata, e si e’ consapevoli di averla meritata. Se no, odora di falsita’. E questa e’ adatta solo per quelli che ci sono indifferenti.

  2. Mah, il Giappone è campione di “cortesia”. Una persona che conosco e ha ha rapporti molto stretti col Giappone da anni mi descrisse con molti particolari il “disagio” che continua a provare di fronte a certi “eccessi di cortesia”, che discenderebbero da condizionamenti sociali e “religiosi”, ma che occorre essere consapevoli della loro “falsità” ed elusività. Tutto per evitare “conflitti” con l’altro, ma senza escludere che comunque ci si comporti come meglio garba. Tempo fa trovai un interessante “studio riassuntivo” sulla cortesia, in https://ojs.cimedoc.uniba.it/index.php/glottodidattica/article/view/229/100, ed è interessante vedere quante teorie si sono intrecciate sull’argomento; un breve riassunto, tra gli autori ivi citati, lo vedo in http://docenti.unimc.it/ilaria.riccioni/teaching/2017/16992/files/presentazioni-power-point/10.-la-cortesia. E penso che, proprio in relazione al Giappone, la stessa persona che conosco abbia scritto (avendomelo segnalato) quanto in https://hanabitemple.forumfree.it/?t=71888177&st=0#entry585871944.
    Certo che, tra la “sfacciataggine” italica (ormai senza distinzioni territoriali) e l’ “eccesso” giapponese, una via di mezzo sarebbe molto più gradevole.

  3. @ Roberto S. – Io credo che la cortesia dei giapponesi sia genuina. A questo proposito vorrei raccontare un episodio accaduto ad un uomo d’affari europeo, che si era recato in Giappone per concludere un affare importante. Venne invitato a pranzo a casa da uno dei direttori, insieme ad altre personalita’ importanti. Prima di entrare in casa tutti si tolsero le scarpe, com’e’ usanza in Giappone. E l’europeo si accorse con terrore di avere un buco al calzino, da cui spuntava l’alluce. Non c’era scampo, e imbarazzato dovette sedere come tutti gli altri a gambe incrociate sui cuscini attorno al tavolo da pranzo basso. Ma dopo qualche tempo, si accorse con estrema meraviglia che ora TUTTI gli altri commensali avevano un buco nel calzino. Se l’erano praticato per metterlo a suo agio.

  4. io quella massima la leggo cosi’: Con gli sconosciuti siamo ipocriti di una ipocrisia protocollata per convenienza di tutti, con le persone che amiamo siamo sinceri e nei momenti che si avvicendano siamo grati o indignati.

    La barriera delle cortesie spesso rende difficile arrivare alla confidenza e sincerita’ (cioe’ scoprire l’ amicizia). Molti comportamenti es chiamare ina persona per cognome o per titolo (dott, prof, ing.) costituiscono un solido muto per dire ” nun t’ allarga’ troppo “

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