LA TERRA NON È INDEBITATA CON MARTE

Leggo che “Con tutte le approssimazioni del caso, l’autorevole IIF-Institute of International Finance calcola che l’indebitamento totale del mondo abbia raggiunto il valore assolutamente spettacolare di 355% del ‘Prodotto Interno Lordo’ annuo dell’intero globo”. Per giunta si è avuta una “fortissima impennata dell’indebitamento globale nell’ultimo anno, di circa ventiquattro ‘trilioni’ di dollari, [che] è perlopiù un fenomeno governativo, scatenato dall’arrivo del Covid”. Per avere una misura di questo indebitamento, senza contare quello dovuto al Covid, si immagini che qualcuno guadagni 24.000€ netti l’anno, duemila euro al mese. Ebbene, salvo errori, la sua famiglia di quattro persone sarebbe sarebbe indebitata per 244.000€.
L’amico che mi invia questo dato, James Hansen, osserva giustamente che la Terra non è indebitata con i marziani ma con sé stessa (cosa che del resto ho più volte scritto anch’io) ma lui conclude definendolo “un concetto così contorto che sfida l’umana comprensione”. E su questo, forse presuntuosamente, non sono d’accordo. Basta fare una similitudine.
Ipotizziamo che in una palazzina vivano venti persone: quindici spendaccioni e cinque risparmiatori. Gli spendaccioni, per passarsi tutti i loro capricci, si indebitano con i risparmiatori. Ovviamente la palazzina non è indebitata con nessuno. Ma all’interno è indebitata eccome. Nello stesso modo, è vero che sulla Terra c’è un mare di debitori, ma di fronte a questi ci sarà pure un lago di creditori. Perché se c’è un debito ci deve essere necessariamente qualcuno che aspetta di essere pagato. Se non ci fosse non ci sarebbe neppure il debito. Dunque, prima di chiederci: “Come andrà a finire?”, chiediamoci: “Chi sono i creditori?”
Probabilmente, la causa di tutto è la prosperità della Terra. Se gli uomini producessero una quantità di ricchezza esattamente corrispondente ai loro bisogni minimi, non ci sarebbe né debito né credito. Infatti in quel caso, per aversi credito, qualcuno dovrebbe privarsi del necessario. E nessuno si affamerebbe soltanto per dar da mangiare a un altro.
Il debito e il credito nascono da un’“eccedenza” rispetto alle necessità, cioè il contrario di “deficit”. I risparmiatori del nostro apologo non sono necessariamente persone che si privano di qualcosa, pur di concedere prestiti. Sono persone che hanno già ciò che serve loro e vogliono “far fruttare” il di più. Infatti il credito, per sua natura, è a interesse. Diversamente si chiama comodato.
Dunque la situazione della palazzina può essere descritta con altre parole. In essa tutti producono ricchezza ma alcuni ne producono meno di quanto vorrebbero consumarne, e altri di più. Non che questi ultimi rinuncino a quella ricchezza, ma si riservano di consumarla dopo, e intanto ne fanno beneficiare altri. Fra l’altro essi hanno la speranza di averne più di prima, a conti fatti, in quanto dovrebbero incassare gli interessi.
Ed ecco ciò che avviene. Se il creditore reclama presto il suo denaro, e il debitore lo paga, quest’ultimo, almeno per qualche tempo, dovrà consumare meno di quanto produce, mentre il primo, teoricamente, dovrebbe consumare di più, e l’economia ritornerebbe in equilibrio. Ma se il creditore produce sempre più ricchezza di quanta gliene serva, e dunque non richiede mai indietro il suo denaro, contentandosi di sapere che il suo patrimonio è aumentato e lui potrebbe spendere moltissimo, allora si ha la situazione della “Terra indebitata con sé stessa”.
E come andrà a finire?
La prima cosa da osservare è che, per molto tempo, la situazione si presenterà stabile. Il “sogno di potere comprare” non è un’entità finanziariamente trascurabile. E non è nemmeno del tutto irrazionale. L’imbecille che compra per cinquantamila euro un’auto mentre, per ciò che gli serve, andrebbe benissimo un’auto da ventimila euro, ha comprato un’auto inutilmente costosa. Anche se è contento di poterla mostrare agli amici. Ma l’avaro che non l’ha comprata, e possiede soltanto un’utilitaria, è più ricco di lui, in quanto pensa che potrebbe comprare quell’auto, ed anche una piscina riscaldata, ed un viaggio nella Polinesia, e un cappotto di astrakan e un appartamento in centro. Di fatto da un lato non ha voglia di nessuna di queste cose, dall’altro è come se le avesse tutte. Gli basterebbe schioccare le dita, staccare un assegno e voilà, avrebbe di più del prodigo. Il difetto è che tutto il suo discorso è al condizionale.
Finché lui e tutti i creditori si contenteranno del sogno, non avverrà nulla, ma il problema della “scadenza” finisce col porsi. È vero che il creditore si accontenta di lussi immaginari, ma se dovesse cominciare a dubitare che quel denaro non gli sarà mai restituito (cosa non probabile: sicura) le conseguenze sarebbero drammatiche. Dall’oggi al domani, una catena di ingiunzioni di pagamento, una catena di titoli di credito non rinnovati, una corsa alla spesa, per il timore (giustificatissimo) che presto il denaro varrà molto meno. Per giunta questo semplice timore farebbe sì che il denaro varrebbe effettivamente molto meno, perché tutti vorrebbero trasformarlo in beni, e la quantità di beni è limitata (inflazione).
Ma varrebbero meno anche le riserve monetarie delle banche, sia centrali sia commerciali, moltissimi Stati fallirebbero, svanirebbero i patrimoni dei grandi investitori, in una catena infernale che sconvolgerebbe mezzo mondo. Alcuni privati, enti, istituzioni e Stati cercherebbero, pur di non fallire, di arrivare a delle transazioni, a concordati preventivi, pagando una percentuale sul totale, per esempio il 20% invece del 100%, ma il caos sarebbe inevitabile e le sofferenze infinite. Un totale sconvolgimento e un ribaltamento del valore fra la moneta e i beni.
Insomma il dramma (per l’effetto domino e perché quasi nessuno potrebbe far fronte ai propri debiti), sarebbe planetario. La più grande crisi finanziaria di tutti i tempi. Sarebbe? Ma che dico: sarà. Non sappiamo quando (poteva essere già ieri) ma sarà. Eccome se sarà.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
5 marzo 2021

LA TERRA NON È INDEBITATA CON MARTEultima modifica: 2021-03-08T10:02:05+01:00da gianni.pardo
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