SENSAZIONI POLITICHE

Comprendere “dove vanno” gli Stati Uniti è un’impresa proibitiva per chiunque. Quell’immenso e variegato Paese non è facile da comprendere, per quanto riguarda il presente; e figurarsi il futuro. E tuttavia a volte, ciò che non si comprende con la ragione, si può comprendere con l’affettività. Basta entrare in sintonia emotiva col gruppo di persone da comprendere.
In Italia possiamo applicare il procedimento al M5S. A questo partito si possono dedicare decine di articoli colti e riflessivi, atti a capirne lo stato attuale e la possibile evoluzione, ed è infatti ciò che fanno i nostri migliori editorialisti. E tuttavia il fondo della questione può essere riassunto così: nel 2018 il Movimento era sentito come una forza irresistibile, che avrebbe rivoluzionato il Paese; oggi viene sentito come un gruppo di incompetenti allo sbando, aggrappati con le unghie alle poltrone e terrorizzato dall’idea di essere di nuovo pesato dall’elettorato.
Dal mio punto di vista – sarò un superficiale – la cosa è semplice: la parabola di questo moderno “Qualunquismo” ha toccato il suo apice ed ora è finito. Ormai gli si può applicare quella famosa frase di Francesco Berni: “Andava combattendo ed era morto”.
Usando lo stesso metro cerco di capire gli Stati Uniti. La più importante svolta storica di quel grande Paese è stata costituita dalla Seconda Guerra Mondiale. Washington tentò da prima di non farsi coinvolgere in quel conflitto ma ne uscì con una nuova coscienza di sé. Da nazione periferica e tranquilla, gli “States” erano improvvisamente divenuti la più grande potenza del mondo. Erano certo fronteggiati dall’altra superpotenza, l’Unione Sovietica, la quale rappresentava per così dire il Protestantesimo contro la Chiesa Cattolica, ma, a differenza del Protestantesimo, essa, non che rappresentare gli Stati più ricchi e più proiettati verso il futuro, era più una facciata aggressiva che un colossale guerriero. Le mancava il nerbo economico. E questo difetto di fondo alla fine la fece implodere. Confermando nel contempo il ruolo preminente degli Stati Uniti.
Washington divenne così “il gendarme del mondo”. La Potenza del Bene, per citare Reagan, contro l’“Evil Empire”, per usare la definizione di Reagan, l’impero del male, rappresentato dall’Unione Sovietica. E per fortuna defunto. Per questa mentalità, se qualcosa di grave avveniva, anche a decine di migliaia di chilometri di distanza, la gente si chiedeva: “E che fanno gli Stati Uniti, non intervengono?” Per poi magari accusarli di ogni nefandezza, e in primis di avere agito per interesse, se intervenivano. Andò così per decenni.
Ma col tempo gli Stati Uniti cominciarono a godere sempre meno della loro preminenza, e a perdere terreno in confronto alle grandi Potenze emergenti. A poco a poco si stancarono del loro pesante ruolo internazionale, che costava sangue e dollari, e – soprattutto ammaestrati dall’inutile impresa del Vietnam – cominciarono a cambiare rotta. A guardare alla concretezza. A chiedersi ogni volta: “E quanto costa, questo?”, invece di chiedersi in primo luogo quale fosse il loro dovere morale.
Ma se questo avveniva nella mente e nel cuore di decine di milioni di americani, non avveniva negli ambienti intellettuali, idealisti e prosperi della nazione. La gente era stanca di generosità, di sacrifici, di tasse, di spedizioni all’estero, di buonismo, di political correctness, e i democratici rimanevano ferventi dell’internazionalismo, dell’ecologismo, delle battaglie per le donne, per le minoranze di colore e per gli omosessuali, fino ad un totale scollamento delle due Americhe. Da un lato quella di Hillary Clinton, dall’altro quella di Donald Trump. Nel 2016, per un pelo, vinse Trump. Nel 2021, per un pelo, ha vinto Biden ma, a mio parere, i Democratici devono stare molto attenti. Perché Biden sembra una replica appannata e conformista dei democratici più pericolosi, e questo mentre il mondo di Trump rimane il “nuovo”, la spinta emergente.
Ecco perché, quando vedo Biden così pronto a sacrificare la prosperità sull’altare della Terra, a promettere inverosimili riduzioni dell’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera, a tendere la mano agli infingardi e profittatori Stati europei, mi preoccupo per l’America e la sua economia. Perché tutto ciò potrebbe danneggiare gli Stati Uniti. Ma poi penso anche che, così facendo, Biden si sta scavando la fossa, spingendo gli americani a rimpiangere Trump. “America first” col troppo biondo tycoon, o senza di esso, ma non svenandosi più per il mondo.
Oggi la mia sensibilità, se potessi interrogarla, mi risponderebbe: “Gli Stati Uniti stanno forsennatamente pedalando verso il passato, e con ciò rischiano di perdere l’autobus dell’avvenire”.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
24 aprile 2021

SENSAZIONI POLITICHEultima modifica: 2021-04-24T11:45:01+02:00da gianni.pardo
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