TRASFIGURAZIONE IN DIRETTA: SUSAN BOYLE

TRASFIGURAZIONE IN DIRETTA: SUSAN BOYLE

Non amo la musica leggera. Il livello cui arrivo, scendendo dalle altezze della musica classica, è Barbra Streisand. Poi, certo, non disdegno grandi melodie come quelle che si possono ascoltare in alcune arie d’opera, in alcune vecchie canzoni napoletane, nella “Vedova Allegra”, in grandi Musical americani. Tutto questo per dire che non so niente dei cantanti più famosi. Alcuni nel passato sono stati molto gradevoli (per esempio Bing Crosby): ma i contemporanei! Di alcuni conosco i nomi, a forza di sentirli ripetere, ma non ho mai ascoltato ciò che cantano e considero un abuso chiamare musica ciò che fanno.

Per questo, quando ho letto del successo in uno show inglese di una dilettante di mezza età, piuttosto bruttina, di professione casalinga, divenuta celebre da un giorno all’altro, ho solo sentito una blanda curiosità. Ma oggi ho potuto vedere ed ascoltare l’esibizione di questa donna ed ho pianto come una fontana. Dovrei vergognarmi, a dirlo. Anche per ciò che ho detto prima della musica leggera. Ma è andata così. E l’unica cosa che posso fare è spiegare il senso di tutto questo.

Chi per decenni è andato al cinema ha visto infinite volte storie di un genio sconosciuto che è finalmente acclamato, d’un artista ignorato che viene scoperto ed applaudito. Cenerentola incontra il Principe. A questo schema uno fa il callo e si lascia cullare da simili vicende perché l’assunto implicito è che si tratti di una favola per passare il tempo. Nella realtà, come diceva Buffon, “il genio è una lunga pazienza”: il cammino si fa un passo alla volta, la gavetta sembra non finire mai e spesso effettivamente non finisce mai: si rimane a quel livello. E non è neppure detto che non si meritasse il successo: come ha scritto Baudelaire, “maint joyau dort enseveli/Dans les ténèbre et l’oubli”, più di un gioiello dorme sotterrato/nelle tenebre e l’oblio. Il successo non dipende solo dal talento: dipende dalla pazienza, dalla tenacia, dalla fortuna. Troppi elementi devono concorrere perché il film divenga realtà e dunque l’esperienza impone che non si prenda sul serio ciò che avviene sullo schermo.

Ritorno alla televisione inglese. Susan Boyle, con i suoi passettini, viene al centro del palcoscenico. È grassottella e brutta, una zitella poco elegante che provoca risate confessando i suoi quarantasette anni e il suo desiderio di divenire una “professional singer” come la grande Elaine Paige. Quando le chiedono ironicamente come mai non lo sia già, risponde semplicemente di non averne avuto l’occasione. Magari questa sarà la volta buona. E giù fischi e risate.

Il pubblico è addirittura fragoroso, nel suo divertimento: infatti il personaggio è privo di difesa, contro il ridicolo. Sembra addirittura accettare questa parte col sorriso, come qualcuno che l’abbia recitata per troppi anni per esserne sorpreso.  Poi si fa silenzio e comincia la musica.

Comincia la musica, Susan Boyle emette la prima nota e non sono passati nemmeno tre secondi che viene giù il teatro, per gli applausi. Bisogna ripeterlo: quello stesso pubblico che si è sganasciato dalle risate riconosce immediatamente il genio musicale, almeno ai livelli di una canzone. In effetti la sicurezza e, si direbbe, l’autorevolezza del canto, la potenza cristallina della voce, e la qualità musicale delle note che escono da quella gola sono sconvolgenti, trattandosi di una dilettante. Il pubblico è in delirio. I tre giudici – che poi confesseranno di non aver mai vissuto qualcosa del genere – la guardano sbalorditi. L’entusiasmo è debordante e perfino il vecchio amante di musica classica, solo dinanzi al suo computer, piange come una fontana.

Ma non ho pianto per la musica: ciò è riservato a Bach, Mozart, Schubert. Non ho pianto per il canto o per Susan Boyle: ho pianto perché aspettavo una simile esperienza da quando ero  bambino. Dal primo momento in cui ho visto un film che riprendeva la schema di Cenerentola. Dal primo momento in cui ho capito che una simile vicenda non si era mai verificata e mai si sarebbe verificata. Tanto che non l’aspettavo più. Ed ecco che improvvisamente il sogno diventa realtà. Poco importa che non ne sia io, il protagonista: essenziale è che sia stato permesso di vivere, proiettivamente, il sogno del joyau enseveli che viene finalmente dissotterrato.

Questa casalinga bruttina, probabilmente banale, è il riscatto dei nostri sogni. Vederla passare in un paio di secondi da brutto anatroccolo a cigno è stato come incontrare di persona Babbo Natale. Come vedere in diretta una fata che trasforma una zucca in un angelo. Per decenni la realtà ci ha ripetuto che i sogni sono inganni e invece oggi un sogno si è avverato. Ora sappiamo che la fantasia può trasfigurarsi in realtà. Chissà che Mozart non risusciti, come abbiamo tante volte sognato.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

16 aprile 2009

 

TRASFIGURAZIONE IN DIRETTA: SUSAN BOYLEultima modifica: 2009-04-16T18:40:00+02:00da gianni.pardo
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