REFERENDUM: I VERI PROBLEMI

 

REFERENDUM: I VERI PROBLEMI

Il problema dell’abbinamento del referendum e delle elezioni ha fatto molto discutere, in questa occasione, ma il problema è più vasto. Quello strumento democratico ha infatti subito un notevole decadimento, negli ultimi decenni.

I radicali ne hanno abusato. Anni fa, per esempio, ne hanno proposto più di venti in una sola botta: di che far girare la testa a tutti. Fra l’altro un simile uso della consultazione corrispondeva non ad abolire una legge sgradita ma ad operare una notevole riforma dello Stato, aggirando i partiti e il Parlamento e attribuendo agli elettori una competenza tecnica che non hanno.

La Cassazione è intervenuta troppe volte per dichiarare inammissibili certi quesiti e lo ha fatto per motivi che i cittadini non hanno affatto capito.

Altra balordaggine è quella di ostinarsi a richiedere il sì per l’abolizione della legge e il no per il suo mantenimento. Si è chiesto agli italiani come la pensavano sul divorzio e chi lo voleva doveva dire no mentre chi non lo voleva doveva dire sì. Sarebbe stato così difficile mettere d’accordo legge e buon senso? I giuristi dicono che questa assurdità dipende dal fatto che il referendum è solo abrogativo; ma ci vorrebbe molto per modificare così il quesito: “Volete mantenere questa legge? Se dite sì, non si abroga; se dite no, si abroga”. Questo è proprio un paese di Azzeccagarbugli.

Ma le ragioni fondamentali per squalificare i referendum sono due: la futilità di certi quesiti (chi ha dimenticato il referendum sulla caccia?) e il fatto che la volontà popolare non sia stata obbedita. Gli italiani hanno votato entusiasticamente per la responsabilità civile dei giudici e non un solo magistrato ha poi pagato per i suoi errori. Da allora molti pensano: “Perché scomodarmi, se poi fanno lo stesso a modo loro?”

Per quanto riguarda il prossimo referendum, ecco il quesito sostanziale: volete che in Italia il partito che prende più voti abbia da solo la maggioranza in Parlamento? Tenendo presente che, nei tempi prevedibili, questo partito sarebbe quello di Berlusconi.

Tutti hanno parlato della necessità dell’accorpamento (che parola!) per risparmiare trecento milioni e devolvere la somma ai terremotati, mentre in realtà di questo costo non importa niente a nessuno. Neanche a Fini, che ha solo approfittato dell’occasione per farsi notare e mettere in crisi la Lega.

Il problema del denaro e dei terremotati è un alibi. La Lega sa benissimo che se passasse il referendum il Pdl non avrebbe più bisogno di nessuno: dunque essa perderebbe potere contrattuale, perderebbe elettori e forse cesserebbe di esistere. È comprensibile che si sia impuntata fino a minacciare di far cadere il governo. Spinta dalla necessità, è stata l’unica interamente sincera.

Il Pd avrebbe tutto l’interesse all’approvazione del referendum perché il giorno in cui gli italiani si stancassero di Berlusconi o del suo successore questo sarebbe l’unico sistema per andare al governo senza il condizionamento di alleati infidi o riottosi. Ecco perché si è dichiarato a favore del referendum abbinato alle elezioni importanti: la solidarietà con gli sfortunati abruzzesi è un alibi. Lo scopo vero è quello di far fuori Di Pietro e l’estrema sinistra.

Il Pdl sarebbe stato contento del sì ma non poteva correre il rischio di una crisi di governo. E poi la Lega è un alleato sufficientemente leale. Dunque ha accettato la soluzione di compromesso non perché ami spendere soldi ma esclusivamente per non far correre rischi al governo.

L’ultima nota riguarda il futuro del referendum. Dal momento che il raggiungimento del quorum è divenuto un sogno improbabile, questo genere di consultazione elettorale rischia di sparire dalla pratica democratica. Se viceversa lo si abbina ad elezioni importanti (per esempio le politiche) si concede ad un determinato quesito un privilegio che non si è concesso agli altri. E i privilegi sono ingiusti. Il buon senso a questo punto dice che bisogna o votare sempre il referendum da solo, per ragioni di giustizia distributiva, oppure bisogna abolire il quorum.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

17 aprile 2009

REFERENDUM: I VERI PROBLEMIultima modifica: 2009-04-17T09:35:00+02:00da gianni.pardo
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