LA VALUTAZIONE DEI CONTEMPORANEI

LA VALUTAZIONE DEI CONTEMPORANEI
Qualcuno forse definirebbe un genio l’idraulico che gli ha risolto un problema dinanzi al quale altri si sono arresi. Ma se gli chiedessimo: “Hai mai incontrato un vero genio?” è probabile che la risposta sarebbe negativa. Sia perché i geni sono rari, sia perché, anche ad incontrarli, è difficile capire che hanno quel piccolo “in più” che li farà ricordare nella storia. Haydn, che ha composto un’enorme quantità di musica, non era il solo ad usare quel certo modulo: ma gli altri sono pressoché dimenticati. Mentre la storia ci vede benissimo, per i contemporanei è difficile perfino distinguere un’aquila dai pulcini. Se a un viennese suo contemporaneo si fosse chiesto se Mozart era un genio, avrebbe risposto: “Chi, quello scombinato di Amadé? È sicuramente un giovane brillante, ha composto cose divertenti, ma un genio! Se fosse un genio l’imperatore si terrebbe accanto lui, non Salieri”.
Bisogna che il tempo passi, perché la gente capisca. Giulio Cesare fu un uomo straordinario ma molti, se potessero incontrarlo di presenza, direbbero: tutto qui? Mangia, respira, defeca, dorme e fa l’amore come me. Che grand’uomo è? È un impostore. È uno che osa paragonarsi a Cesare!
Gli ateniesi furono così poco impressionati da Socrate che addirittura lo mandarono a morte. Di Gesù dicono che facesse miracoli, e tuttavia la gente si chiedeva: ma chi è, costui? Per caso non è il figlio del falegname? E i suoi fratelli e le sue sorelle non sono in mezzo a noi? Dunque, non basta neppure fare miracoli.
De Gaulle ha salvato la Francia dal disonore, dal 1940 al 1944, dal caos, nel 1958, e le ha dato una costituzione abbastanza buona da essere in vigore cinquant’anni dopo: e infatti oggi le “rue du Général De Gaulle” sono migliaia, l’Étoile è diventata “Place du Général De Gaulle”, l’aeroporto del Bourget si chiama Charles de Gaulle e non si finirebbe più. Ma questo perché il Generale ha avuto il buon gusto di morire e di smettere di fare ombra. Sul momento fu oggetto dei più feroci sarcasmi, perfino in Italia.
Stavolta la difficoltà del riconoscimento non dipendeva dalla mancata percezione dell’eccezionalità dell’uomo: dipendeva dalla sofferenza che provoca la percezione della superiorità. È facile, per le folle, acclamare un grande, perché non sono in concorrenza con lui. Viceversa il politico che lo conosce di persona, che ne ha visto l’umanità e i limiti, non riuscirà mai ad applaudirlo sinceramente. I mediocri si difendono dalla frustrazione con un senso critico che nasconde male l’invidia.
Berlusconi prima è passato da povero a miliardario con le sue sole forze; poi, nel giro di sei mesi, da perfetto sconosciuto a Primo Ministro. Ha segnato con la sua presenza la politica dell’intero Paese per quindici anni (fino ad ora); ne ha cambiato lo stile, i parametri, le strategie; in ogni occasione non si sente parlare che di lui; è talmente ingombrante da dividere l’Italia in berlusconiani e antiberlusconiani, neanche fossimo tornati ai tempi dei guelfi e dei ghibellini, e allora come possono i suoi detrattori negare che sia un gigante? Possono sostenere che sia nocivo,  ma un gigante rimane e occuperà molte pagine di storia. Mentre per altri non ci sarà posto neanche nelle note in corpo sei.
Fanno tenerezza le ironie sui suoi capelli trapiantati o sui tacchi che dovrebbero rialzarlo di un centimetro o due, così come facevano ridere le ironie sugli atteggiamenti borghesi e bigotti di De Gaulle. Può darsi che Berlusconi in carne ed ossa manchi di qualche centimetro, ma la storia questo lo dimenticherà: le statue di marmo sono molto più alte degli uomini normali.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

16 maggio 2009

LA VALUTAZIONE DEI CONTEMPORANEIultima modifica: 2009-05-16T15:42:00+02:00da gianni.pardo
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