MASANIELLO AFFONDA IL PD


MASANIELLO AFFONDA IL PD

Nella società dei leoni il capobranco è tale perché è in grado di respingere gli assalti dei giovani maschi. Questi tuttavia sono la speranza del branco: se uno di loro vince, è segno che è più forte del precedente monarca. La vita dei partiti non è diversa. Chiunque sia il segretario di un partito, è normale che ci sia qualcuno che fa di tutto per fargli le scarpe. Dal punto di vista umano è sleale ma, etologicamente, è fattore di progresso. I partiti anchilosati, quelli che non si rinnovano, quelli in cui il capo continua a comandare non perché è il più forte ma solo perché già comandava, non hanno un futuro.
Il leone che riesce ad essere l’anima alfa  ha comunque il dovere di assicurare la sopravvivenza della specie. Magari con geni più vigorosi. Analogamente, colui che aspira a divenire il capo del partito deve tendere a prendere in mano il partito per portarlo al successo: la politica del pretendente non è quella del tanto peggio tanto meglio, è quella che potrebbe migliorare la vita dei cittadini.
Queste regole però non valgono per tutti. Chi si presenta come il paladino di una categoria destinata per sua natura a rimanere piccola (il partito dei cacciatori, il partito degli antiabortisti o quello degli “arrabbiati”) non ha né la speranza né l’intenzione di divenire il leader del Paese. Mira soltanto ad ottenere qualche modesto risultato: dare testimonianza delle proprie idee, avere un paio di parlamentari a Roma e qualche rimborso elettorale. Nulla di più. Per questo non ha preoccupazioni, riguardo alla collettività: la cosa non lo riguarda.
Antonio Di Pietro, che di questo genere di leader marginale è un esempio perfetto – anche se non della migliore qualità – non ambisce ad essere il nuovo capo della sinistra. Non vuole salvare l’Italia e soprattutto non vuole salvare il Pd. Vuole solo rosicchiare voti per aumentare il proprio consenso, si direbbe quasi il proprio profitto. Sa perfettamente che esagerando in ogni occasione, facendosi portavoce degli odiatori del più basso livello, dando costantemente addosso a Berlusconi, potrà salire al sei o all’otto per cento, ma non potrà mai governare il Paese. Il massimo che può realizzare, paradossalmente, è impedire che questo risultato lo raggiunga il Pd, ma proprio questo non lo turba. Mentre il giovane leone non lotta contro il branco ma contro il vecchio leone, Di Pietro lotta anche contro il branco. La  sopravvivenza della specie non gli interessa.
Per il Cavaliere l’ex-pm rappresenta un’assicurazione di lunga vita politica. Per questo nel centro-destra si dovrebbe essere felici della sua presenza e tuttavia, in tutte le persone non fanatiche, prevale l’indignazione. Anche chi non è di sinistra pensa che il Pd è l’erede del Pci e della Dc e si chiede come sia possibile che il rampollo di due delle più nobili famiglie politiche del Paese sia ridotto a questo punto. Un partito che ha avuto il coraggio di cancellare dalla realtà partiti carichi di ideologia – gloriosamente comunisti, si direbbe quasi – è affondato da un Masaniello qualunque.
Negli anni recenti, l’unica speranza del centro-sinistra è stata il progetto esposto a suo tempo da Veltroni: creare un partito fondato non sull’antiberlusconismo, ma su idee socialdemocratiche. Non un partito di proteste ma un partito di proposte. E soprattutto un partito che sapesse aspettare il proprio turno. Fatalmente, un giorno o l’altro arriverà la stanchezza del berlusconismo e comunque l’uscita di scena del protagonista. Non bisognava dunque preoccuparsi delle elezioni del 2009, all’inseguimento di Di Pietro, bisognava prepararsi alla traversata del deserto. Lo stesso Berlusconi non è forse stato per anni all’opposizione, uscendone rafforzato?
Con Franceschini il Pd non si è reso conto che c’è qualcosa di peggio dell’essere uccisi dai nemici: essere uccisi dal ridicolo. Un demagogo può avere successo col più basso strato della società, una sinistra credibile dovrebbe invece saper proporre un migliore governo. Solo questo – se si riuscisse a convincerne i cittadini – le darebbe una nuova speranza.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
3 giugno 2009

MASANIELLO AFFONDA IL PDultima modifica: 2009-06-03T11:47:57+02:00da gianni.pardo
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